Cyberbullismo
In questa sezione scopriremo cos’è il cyberbullismo, le caratteristiche e le dimensioni di questo fenomeno.
A cura di: dott. ssa Michela Mignano (pedagogista clinico)
Cyberbullismo: che cos’è
Il cyberbullismo è la manifestazione in Rete di un fenomeno più ampio e meglio conosciuto come bullismo. Quest’ultimo è caratterizzato da azioni violente e intimidatorie esercitate da un bullo, o un gruppo di bulli, su una vittima. Le azioni possono riguardare molestie verbali, aggressioni fisiche, persecuzioni, generalmente attuate in ambiente scolastico.
Oggi la tecnologia consente ai bulli di infiltrarsi nelle case delle vittime, di materializzarsi in ogni momento della loro vita, perseguitandole con messaggi, immagini, video offensivi inviati tramite smartphone o pubblicati sui siti web tramite Internet. Il bullismo diventa quindi cyberbullismo.
Il cyberbullismo definisce un insieme di azioni aggressive e intenzionali, di una singola persona o di un gruppo, realizzate mediante strumenti elettronici (sms, mms, foto, video, email, chat rooms, istant messaging, siti web, telefonate), il cui obiettivo è quello di provocare danni ad un coetaneo incapace a difendersi.
A differenza del bullismo tradizionale, qui la vittima può essere colpita 24 ore su 24 e ovunque si trovi. Nemmeno casa è un rifugio sicuro. In più, il cyberbullo può avere un pubblico molto vasto, potenzialmente infinito, e continuare a rimanere anonimo, o come minimo non raggiungibile fisicamente.
Questo può spingerlo a colpire in modo ancora più aggressivo e violento, dicendo cose che dal vivo non direbbe. E le conseguenze possono essere gravi e persistenti come nel bullismo tradizionale, anche se non c’è contatto fisico.
Il bullismo si previene a scuola e a casa. I professori devono cercare di creare un ambiente sicuro e tranquillo in classe e informare sui rischi del bullismo. È importante, inoltre, incoraggiare la cooperazione fra gli alunni, evitare i giudizi, e migliorare la loro autostima, specialmente con gli studenti più timidi o insicuri. I genitori, invece, dovrebbero insegnare, anche attraverso l’esempio, ad evitare l’aggressività e a gestire emozioni negative come la frustrazione.
Dimensioni di questo fenomeno
Cominciamo da qualche dato sull’offesa online. Secondo voi un insulto lasciato su una bacheca Facebook, oppure in risposta ad un commento, è una “violenza”? Può generare conseguenze? Vale la pena fermarsi un attimo prima di pubblicarlo, sapendo che potenzialmente possono leggerlo milioni di persone?
- L’82%: i ragazzi che non ritengono grave offendere sul web.
- L’86%: i ragazzi che dichiarano che le conseguenze per le vittime di tali gesti siano minime.
- L’68%: i ragazzi che non ritengono una violazione grave dei diritti pubblicare immagini e video senza consenso.
Ma com’è possibile? Semplice: i primi a pensarla così, nella maggior parte dei casi, sono i genitori. Vediamo ancora qualche numero:
- L’81%: i genitori che minimizzano il fenomeno, che non lo affrontano seriamente e considerano che la cosa non riguardi loro o i loro figli.
- L’49%: i dirigenti scolastici che dichiarano di far fatica a coinvolgere le famiglie in progetti di prevenzione del cyberbullismo.
Vale la pena calcare la mano sul ruolo che, quell’81% di genitori incuranti può avere sulla diffusione del fenomeno: una società ignorante e distratta genera mostri. E adesso, visti i primi dati, sconfortanti, è il momento di scoprire insieme quante/i ragazze/i sono vittime di episodi di cyberbullismo:
- 29,8%: i bambini americani tra i 10 e i 12 anni vittime di episodi di cyberbullismo.
- 58,4%: i ragazzi americani tra i 13 e i 14 anni coinvolti dal fenomeno.
- 61%: gli adolescenti americani oggetto di post cattivi o imbarazzanti sui social network.
- 15,9%: i ragazzi italiani tra i 6 e i 18 anni vittime di cyberbullismo.
Bibliografia
- Bullismo e cyberbullismo, su: miur.gov.it
- Per 8 ragazzi su 10 insultare si può. Su: Il Sole 24 Ore
- Dossier Cyberbullismo. Su: azzurro.it
- Tipi di cyberbullismo: statistiche e numeri in Italia. Su: igorvitale.org