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Educazione positiva: il caso degli Emirati Arabi Uniti

Gli Emirati Arabi Uniti, nell’edizione 2017 del World Happiness Report, si sono classificati ventunesimi (oltre dieci posizioni sopra l’Italia, che invece si trova alla trentaseiesima posizione). Il Ministero per la Felicità (negli Emirati Arabi Uniti esiste!) ha così deciso di inserire la felicità nell’agenda governativa, con l’obiettivo di far salire il paese ai primi posti della classifica, lavorando sul grado di felicità dei suoi abitanti.

Il mondo si cambia a partire dalla scuola
Gli Emirati Arabi Uniti hanno investito principalmente sulla scuola: infatti, l’educazione positiva è lo strumento più efficace per cambiare una società, garantendo un reale benessere ai suoi membri (al di là del benessere economico). Ma come si realizza un intervento di educazione positiva? Gli studi scientifici hanno permesso, negli ultimi due decenni, di mettere a punto un protocollo valido ed efficace, articolato in quattro fasi:

  • Apprendimento: la prima fase è quella in cui un gruppo di esperti di educazione positiva trasmette i propri insegnamenti ai docenti e alle famiglie delle scuole coinvolte. La durata di questa fase è breve e permette agli adulti che lavoreranno a contatto con i bambini di conoscere i principi dell’educazione positiva.
  • Esperienza: la seconda fase prevede che gli adulti formati dagli esperti facciano pratica degli insegnamenti ricevuti su se stessi. Inoltre, in questa fase il programma di educazione positiva (personalizzato da ciascuna scuola e ciascun ente) viene articolato e messo in pratica. Si istituisce così una “comunità positiva sperimentale”.
  • Formalizzazione dell’insegnamento: dopo la fase sperimentale è possibile effettuare una prima analisi, che permetterà di istituire un programma formale di educazione positiva. Circa il 30% delle scuole di Dubai è già entrato in questa fase, assumendo a tempo pieno i docenti di educazione positiva.
  • Incorporazione: nel corso degli anni i programmi di educazione positiva si sviluppano e si raffinano. L’ultima fase prevede la collaborazione tra scuole e lo scambio di conoscenze per mettere a punto programmi sempre più efficaci, oltre che per condurre una ricerca scientifica di alta qualità.

Il programma pilota partito nel 2017 ha coinvolto dieci istituti e ha visto un miglioramento della soddisfazione degli studenti e delle performance accademiche nel 90% dei soggetti coinvolti. Un risultato notevole, al punto tale che l’educazione positiva è stata introdotta in pianta stabile e in modo progressivo nelle scuole di Dubai.

Felicità o benessere? 
Quando parliamo di World Happiness Report dobbiamo sempre considerare i limiti del termine “felicità”. Questa, infatti, si confonde spesso con un’emozione positiva (la gioia), mentre in realtà si tratta di un costrutto più complesso.
La felicità, secondo lo standard della psicologia positiva (la cosiddetta teoria del benessere o modello PERMA) viene considerata come la somma dei propri sentimenti positivi, delle proprie relazioni sociali, del significato che attribuiamo alla vita, dei nostri successi e del coinvolgimento con cui affrontiamo i nostri compiti quotidiani.
Questo genere di felicità non è legato esclusivamente agli stati d’animo individuali, ma è un costrutto molto più ampio: un benessere diffuso è indice di una società solidale, aperta e motivata a lavorare nell’interesse collettivo.

FONTI

  • Adler, Alejandro & Seligman, Martin. (2018). Positive Education (Seligman, M. E. P., Adler, A. (2018). Positive Education. In J. F. Helliwell, R. Layard, & J. Sachs (Eds.), Global Happiness Policy Report: 2018. (Pp. 52 – 73). Global Happiness Council.).

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