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Il dottor Gasparino

il dottor gasparino

Il dottor Gasparino è una novella dello scrittore napoletano Girolamo Morlini (inizi del XVI secolo). Di seguito potete leggere il nostro adattamento.

Il dottor Gasparino

Molto tempo fa, secoli or sono, un ricco mercante d’Inghilterra decise di mandare suo figlio Gasparino a studiare in Italia, a Padova: voleva che diventasse un gran dottore e che tornasse in Inghilterra a fare fortuna. Ma il ragazzo, una volta arrivato a Padova, non frequentò neppure una lezione: passava le giornate all’osteria, a bere e a giocare a carte con gli amici; così, terminati i cinque anni dell’università, tornò in Inghilterra senza un soldo e senza un titolo. Nel suo paese, tutti cominciarono a ridere di lui, al punto tale che il padre decise di mandarlo via.

“Figlio mio” gli disse portandolo nella stanza in cui teneva tutte le sue ricchezze; “prendi metà dei miei averi e sparisci; non posso sopportare di vederti bighellonare in paese un giorno di più; sei diventato lo zimbello di mezza Inghilterra”. L’anziano padre prese dai suoi scrigni un gran numero di monete d’oro, di pietre e preziosi e li consegnò a Gasparino.
Il ragazzo, tuttavia, aveva imparato una lezione preziosa a Padova: il vino e le carte sono un pessimo investimento. Così, comprò un pezzo di terra nel bosco, in mezzo a due torrenti. Lì fece costruire un grande palazzo di pietra e marmo, spendendo quasi tutti i soldi ricevuti dal padre. Figuratevi l’imbarazzo del padre quando lo venne a sapere.

Terminati i lavori, il giovane fece preparare un gran cartello, che affisse all’entrata del suo palazzo; il cartello diceva: “In questa casa si curano i pazzi”. Presto, cominciarono ad arrivare pazzi da tutta l’Inghilterra; amici e parenti li portavano lì con la speranza che potessero guarire. Per ogni persona che entrava, il ragazzo chiedeva un soldo al giorno; dopo un mese appena dall’apertura di quella “casa” guadagnava trecento soldi al giorno; più di qualsiasi mercante e perfino dei nobili.

Un giorno, passò di lì un cacciatore a cavallo, che tornava da una battuta di caccia tenendo un fagiano sottobraccio. Due dei pazzi che erano ricoverati nella casa e che stavano tagliando l’erba del giardino, vedendolo gli dissero: “Buongiorno signore, che cavallo e che fucile meravigliosi che hai; chissà quanto ti sono costati!”
Il cacciatore, facendo un cenno con la mano rispose loro: “Non potreste nemmeno immaginarlo, una vera fortuna. Questo cavallo arabo costa venti soldi, il cane da caccia dieci, lo sparviero che è posato sul mio braccio otto soldi e il fucile, pensate un po’, trenta soldi: l’ha realizzato l’armaiolo del re in persona”.
I pazzi si avvicinarono incuriositi dal fagiano che teneva sottobraccio: “E quanti fagiani riesci a cacciare? A quanto li venderai?”. E il cacciatore replicò: “In un anno acchiappo anche duecento fagiani e guadagno, soldo più soldo meno, un paio di soldi”.

I pazzi cominciarono a scuotere le mani: “Via di qui! Se ti dovesse trovare il maestro Gasparino e scoprisse che per guadagnare due soldi l’anno ne hai spesi più di sessanta, finiresti rinchiuso insieme a noi”.

Morale: Spesso, è difficile distinguere chi è pazzo da chi non lo è. 

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