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La leggenda del vischio

Parte prima

In un piccolo villaggio di campagna era nato un bambino che aveva i capelli d’argento, più bianchi di quelli dei suoi nonni.
Il bambino non aveva niente che non andasse: era dolce, ben educato e pieno di energia, come tutti i bambini. Tuttavia, in paese, era guardato con sospetto. Infatti i dottori, che non riuscivano a spiegarsi perché avesse i capelli d’argento, avevano stabilito che si trattava di una stregoneria.

Quando andava al mercato, i contadini dicevano: “Guardate i suoi capelli, quel ragazzo è il figlio del diavolo”.
“Forse è un diavolo in carne ed ossa, ed è venuto per uccidere i nostri bambini”.
I genitori degli altri ragazzi non volevano che i figli giocassero con lui: appena lo vedevano nei paraggi, si chiudevano in casa insieme ai bambini.
“Non giocate con lui”, raccomandavano le mamme.
“È il figlio del diavolo, e se diventerete suoi amici, vi trascinerà all’inferno”.

Il bambino dai capelli d’argento rimase da solo; trascorreva le giornate nella sua piccola cascina fuori città e desiderava soltanto una cosa: farsi degli amici con cui giocare. Diventò triste e la tristezza, spesso, si trasformava in collera o cattiveria.
Un giorno, si arrampicò su un albero, per noia; mentre si dondolava da un ramo, si accorse che sulla corteccia cresceva una strana pianta: aveva delle piccole foglie giallognole e dai suoi rami pendevano delle bacche d’argento graziose.
Era una pianta di vischio.

Il bambino prese una bacca e se la rigirò tra le mani, finché quella non scoppiò e lui si trovò le dita appiccicate da una sostanza simile a colla. Mentre si ripuliva a fatica dal vischio, il ragazzo ebbe un’idea; raccolse un intero secchio di bacche, le pestò con un bastone, poi andò nel campo fuori dal paese. Lì cresceva un grosso noce sui cui giocavano i bambini; sparse la colla di vischio sui rami e si nascose dietro un cumulo di neve ad aspettare.

Due ore dopo, il primo bambino provò ad arrampicarsi sull’albero e rimase incollato al vischio.
“Aiuto!” gridò, “qualcuno mi aiuti”.
Il bambino dai capelli d’argento uscì dal suo nascondiglio e si offrì di aiutare il poveretto incollato.
“Non voglio il tuo aiuto. Tu sei il figlio del diavolo” gli disse il ragazzo, in malo modo.
“Proprio per questo posso aiutarti: so sciogliere le maledizioni come quella che ti tiene incollato all’albero”.
“E va bene, se vuoi e se puoi, aiutami”.
Il bambino dai capelli d’argento si mise subito al lavoro per liberare l’altro dal vischio: impiegò quasi un’ora per staccarlo dall’albero e quando ci riuscì, aveva guadagnato un amico: i due bambini trascorsero tutto il pomeriggio a giocare insieme nel campo.

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