Ercole e la cattura di Cerbero

La cattura di Cerbero
Dodicesima fatica di Ercole
Testo (a cura di): Alessia de Falco, Matteo Princivalle
Come dodicesima e ultima fatica, Euristeo chiese ad Ercole di portargli Cerbero, il cane mostruoso che faceva la guardia all’Ade, il regno dei morti. Cerbero aveva tre teste di cane, una coda di drago e dalla sua schiena spuntavano mille serpenti, pronti a mordere e avvelenare chiunque gli si fosse avvicinato. Ercole, per raggiungere l’Ade, andò a Eleusi, dove si purificò per aver ucciso i Centauri. Solo dopo essersi purificato poté accedere all’Ade.
Le ombre dei morti, non appena lo videro fuggirono a gambe elevate, ad eccezione di Medusa, la gorgone. Ercole stava per affrontarla in battaglia ma si accorse che si trattava soltanto di un fantasma; così, proseguì il suo viaggio.
Lungo la strada incontrò Teseo e il suo amico Piritoo, che erano rimasti intrappolati nell’Ade. Ercole afferrò Teseo e lo riportò sulla terra, ma non riuscì a salvare Piritoo.
Ercole si presentò al cospetto di Ade e della sua sposa Persefone, chiedendo loro di consegnargli Cerbero. Gli dei, dissero ad Ercole che glielo avrebbero lasciato, a patto che lui fosse riuscito a domarlo senza usare nessuna delle sue armi.
Ercole affrontò Cerbero protetto solo dalla pelle di leone che portava come un mantello. Con un balzo, fu addosso alla bestia e gli strinse il collo con le sue braccia possenti. La coda di drago di Cerbero morse Ercole più volte, ma l’eroe non lasciò la presa e soffocò Cerbero finché quello fu domato. Lo prese e risalì l’Ade, portando con sé Cerbero. Ercole lo mostrò ad Euristeo, per dimostrargli di aver compiuto anche l’ultima fatica, poi lo riportò nel suo regno.
Le dodici fatiche erano compiute: Ercole era di nuovo libero ed era riuscito a placare l’ira di Era.
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