Il tanuki fantasma

IL TANUKI FANTASMA

Fiaba giapponese

C’era una volta un fabbro, che si era recato per lavoro in un’isola vicina alla sua; gli impegni, tuttavia, gli avevano preso più tempo del previsto e aveva finito che era ormai notte fonda.

Stava tornando a casa, quando all’approdo del traghetto trovò una giovane donna, che gli si avvicinò sconsolata: “Devo tornare assolutamente dall’altra sponda, ma ormai è notte fonda e non ci sono più barche. Non ho trovato nemmeno il marinaio, a casa sua”.

Il fabbro si ricordò che da lì a poco sarebbe calata la marea e, risalendo un po’ il corso dell’isola, avrebbero trovato un punto da attraversare a piedi. Disse alla donna di seguirlo e quella, tutta felice, si incamminò dietro di lui.

I due giunsero al punto da attraversare; il fabbro si rimboccò l’orlo del kimono e la donna gli chiese di tenerla stretta per mano, poiché aveva paura dell’acqua. Poco più avanti, l’acqua arrivava alle ginocchia e la donna, terrorizzata, supplicò il fabbro di prenderla sulle spalle. L’uomo la prese su, e si rese conto che era molto più leggera di quello che avrebbe dovuto essere.

Raggiunta l’altra sponda, la donna chiese di scendere; fu così che il fabbro si accorse che i suoi piedi, nell’acqua, facevano un rumore strano: chobin chobin, un suono leggero, come se si trattasse del passo di un cane o di un altro piccolo animale.

Ma certo! Doveva trattarsi di un tanuki. L’uomo non aveva più alcun dubbio. Prese saldamente per mano la donna e si avviò verso casa. La ragazza, ad un certo punto, nel bosco, fece per separarsi dal fabbro, ma questi non la lasciò andare: “Non è prudente che una bella donna come lei giri da sola la notte; mi permetta di ospitarla a casa e offrirle qualcosa per cena”. Del resto, un tanuki a piede libero nei boschi sarebbe sempre meglio evitarlo.

Una volta a casa, l’uomo fece accendere un fuoco dalla moglie, cercando di calmare la sua gelosia – e quale moglie non sarebbe stata gelosa! – poi spinse la ragazza verso i carboni ardenti: “Maledetto tanuki, ora ti butto nel fuoco!”

La donna si mise a piangere, disperandosi “Non siate in collera con me, non volevo stregarvi!”
“Bugie, nient’altro che bugie!”
“Dico sul serio; io sono il tanuki Jirō Hacchū e abito nel bosco di Iwakura; mi trovavo sull’isola perché ero andato a visitare mia figlia, che ha partorito da poco proprio lì. Di solito prendo il traghetto senza che nessuno mi veda, ma questa sera ho fatto tardi e così ho incontrato voi. Non volevo stregarvi, non era mia intenzione farvi niente di male; abbiate pietà di me e vi sarò riconoscente per tutta la vita”.

Il tanuki implorò il perdono e la misericordia del fabbro, che ebbe compassione di lui: gli fece promettere che non avrebbe stregato alcun umano, poi lo lasciò andare. La ragazza si inchinò più volte e in un attimo era già svanita nel buio.

FONTE: M. T. ORSI (1998), Fiabe giapponesi, Einaudi, Torino
Autore: Tokushima, Mima

 

 

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