Vale la pena che un bambino impari piangendo quello che può imparare ridendo?

Imparare (e insegnare) con il sorriso è sicuramente uno dei “trend educativi” di questi ultimi anni (per fortuna!). Le neuroscienze hanno finalmente rivelato il ruolo fondamentale che le emozioni hanno nei processi di apprendimento: in un clima di gioia e passione, si impara di più e meglio; al contrario, in un ambiente dominato dalla paura e dalla rigidità, l’apprendimento viene soffocato.
Secondo noi, il sorriso è particolarmente prezioso in due casi: la prima è l’errore, la seconda è la trasmissione delle regole. Si tratta di due situazioni che rischiano tremendamente di essere fraintese, in cui il ruolo del maestro rischia di diventare castigatore. Errori e regole sono i due principali scogli di una pedagogia del sorriso efficace, perché turbano emotivamente l’educatore, inducendo una reazione impulsiva.
“Vale la pena che un bambino impari piangendo quello che può imparare ridendo? Vale la pena che un bambino impari piangendo quello che può imparare ridendo? Se si mettessero insieme le lacrime versate nei cinque continenti per colpa dell’ortografia, si otterrebbe una cascata da sfruttare per la produzione dell’energia elettrica. Ma io trovo che sarebbe un’energia troppo costosa”.
Gianni Rodari
Per quanto riguarda gli errori, abbiamo fatto un esempio pratico in questa riflessione. Servono tanto allenamento e una buona dose di fantasia per affrontare gli errori con un sorriso sulle labbra.
Le regole, invece, sono più complesse. Come possiamo trasmettere le regole creando un clima sorridente e disteso? Tanto per cominciare, potremmo dare ai bambini l’idea che queste siano un elemento essenziale della convivenza, che siano “mattoncini per costruire una comunità gioiosa”. Parliamone spesso, appendiamole ai muri (qui puoi trovare le regole di classe stampabili che abbiamo realizzato per una maestra della scuola d’infanzia). Crediamoci.
Proprio come avviene per gli errori, anche con le regole infrante è possibile creare momenti di dialogo sereno, magari ricorrendo al circle time. Prima di percorrere la via punitiva, si dovrebbe tentare quella della correzione positiva, del ravvedimento. Se i bambini capiscono che non abbiamo alcuna intenzione di giudicarli e che le loro azioni non ci hanno fatto perdere il sorriso (per quanto possano averci contrariato) saranno più propensi a correggersi.
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