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Galatea

Galatea è un nome di origine greca. Deriva dall’antico nome Galateia, che significa “bianca come il latte” (in greco antico gala significava latte). Nella mitologia greca si chiamavano Galatea una ninfa marina e la statua creata da Pigmalione e trasformata in una donna da Afrodite.

Il nome Galatea è adespota. L’onomastico si può festeggiare il 1° novembre, nel giorno di Ognissanti.
Il colore legato al nome Galatea è il bianco.
La pietra portafortuna per Galatea è il diamante.

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Massimo

Massimo è un nome di origine latina. Deriva da Maximus, nome di epoca romana che significa “massimo”, “il più grande”. Come il nome Primo, veniva dato solitamente al figlio primogenito.

L’onomastico del nome Massimo si può festeggiare il 5 maggio, in ricordo di San Massimo, vescovo di Gerusalemme.
Il colore legato al nome Massimo è il rosso.
La pietra portafortuna per Massimo è il granato.

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Ornella

Ornella è un nome di origine letteraria. Questo nome è stato inventato dal poeta Gabriele d’Annunzio e comparve per la prima volta nella tragedia “La figlia di Iorio”. Il poeta si è ispirato al nome popolare del frassino, chiamato ornello.

Ornella è un nome adespota. L’onomastico si può festeggiare il 1° novembre, nel giorno di Ognissanti.
Il colore legato al nome Ornella è il verde.
La pietra portafortuna per Ornella è la giada.

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Insegnare efficacemente

Qual è lo strumento più efficace a disposizione di un maestro per guidare i suoi studenti? Ecco una bella riflessione del maestro Alberto Manzi, che vi proponiamo qui sotto:

Ho due bambini, uno fa il dettato senza errori, cosa gli devo dare in base alla vostra valutazione decimale? Ovviamente gli devo dare dieci. Un altro bambino fa trenta errori: che voto gli devo dare? Sottozero? Normalmente gli si dà quattro. Dopo quindici giorni, il primo, che non aveva fatto errori, fa due errori; gli do otto che è sempre un bel voto, però lui è andato avanti o è andato indietro? Il secondo bambino, che aveva fatto trenta errori, la seconda volta ne fa 22, ma secondo quel criterio il suo voto rimane sotto zero. Ora, a quello che ha preso otto non posso dirgli “Guarda che sei andato male”, mentre al bambino che è passato da trenta a 22 gli devo dire “Bravo”, ma in realtà non glielo posso dire perché in base al voto, lui rimane cretino. Ma io sono sicuro che se gli dico “Bravo!”, la volta successiva di errori ne farà quindici”. (Alberto Manzi)

Avete compreso a cosa facevamo riferimento? Secondo il maestro Manzi il voto era inutile perché non permetteva di offrire ai ragazzi un feedback significativo. Ed è proprio la parola feedback lo strumento “magico” di cui volevamo parlare, la “risposta” che diamo ai bambini e ai ragazzi per guidare il loro apprendimento.
Secondo lo scienziato dell’educazione e ricercatore australiano John Hattie (che ha analizzato oltre 800 studi scientifici sull’efficacia delle tecniche didattiche), la pratica scolastica che si rivela più efficace nei contesti reali – è una precisazione importante – è proprio il feedback: i ragazzi che imparano meglio sono quelli che ricevono le risposte più utili a correggere i propri errori e a valorizzare i propri punti di forza.

Il motivo per cui Alberto Manzi si schierò apertamente contro la valutazione numerica è che la riteneva un feedback inefficace. Al contrario, era uno strumento molto efficace nel demotivare gli studenti che avevano commesso degli errori. Le sue considerazioni sono ancora attuali: se vogliamo insegnare (bene) qualcosa, lo strumento più efficace per farlo è, oggi come ieri, proprio la valutazione, intesa come feedback. A patto che quella valutazione sia formativa e costruttiva, che si collochi all’interno di una relazione docente → discente in cui l’insegnante analizza gli apprendimenti degli allievi e offre loro indicazioni utili per superare le proprie misconcezioni (da cui nascono gli errori). Gli errori sono fondamentali per poter offrire una risposta efficace.

Attraverso l’uso del feedback raggiungiamo due scopi: da un lato, scopriamo ed eliminiamo quegli “errori del pensiero” che potrebbero ostacolare gli studenti; dall’altro, mostrandogli come scoprire e risolvere queste incongruenze, li renderemo capaci di proseguire da soli, diventando sempre più autonomi ed efficaci.
Ciascuno di noi può trasformarsi in un educatore straordinario, qui ed ora, senza rivoluzioni: è sufficiente lavorare sulla qualità dei feedback che offriamo.

Strutturare il materiale d’insegnamento

Fornire un numero troppo elevato di stimoli agli allievi, ad esempio utilizzando materiali didattici con informazioni eccessive (in rapporto agli obiettivi di apprendimento) o ridondanti, comporta l’aumento del carico cognitivo degli studenti, ossia l’impiego di risorse mentali nell’elaborare le informazioni e nel trasformarle in conoscenza stabile, ma questo non si traduce automaticamente nella costruzione di “buone” rappresentazioni mentali. […]
Gli studenti che dichiarano di studiare cercando di memorizzare tutti i dettagli presenti sul testo, ripetendolo più e più volte, ottengono risultati sistematicamente peggiori rispetto a quelli che utilizzano strategie di studio basate sulla gerarchizzazione (un esempio sono le strategie che fanno uso delle mappe, ndr) dei contenuti in concetti più importanti e concetti secondari.

BIBLIOGRAFIA
Giulia Manzi, Il tempo non basta mai. Alberto Manzi. Una vita tante vite, add editore, 2014
John Hattie, Visible Learning, 2008
Roberto Trinchero, Sappiamo davvero come far apprendere? Credenza ed evidenza empirica, Form@re, Open Journal per la formazione in rete, FUPress, Volume 13, 2013

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La psicologia positiva

“Cosa rende la vita degna di essere vissuta”? La Psicologia Positiva è la disciplina – recentissima – che cerca di rispondere a questa domanda. La Psicologia Positiva studia il benessere degli individui e dei gruppi, e si occupa di individuare teorie e pratiche per promuovere il benessere.

Cosa vuol dire studiare il benessere? Per cominciare, superare l’idea di “felicità”, ovvero che il benessere sia una vita “felice 7 giorni su 7, h24”. Ci sono tanti altri fattori in gioco e sono tutti importanti: “Un sorriso non è un indicatore infallibile di tutto ciò che rende la vita degna di essere vissuta. Quando siamo profondamente coinvolti in attività appaganti, quando parliamo con il cuore o quando compiamo un gesto eroico, non è detto che ci mettiamo a sorridere o che in quel momento proviamo piacere. Tutti questi aspetti sono di grande interesse per la psicologia positiva e non rientrano nel campo della felicitologia“. (Christopher Peterson)

Psicologia Positiva non è – solo – lo studio della felicità!

Anche il concetto di benessere individuale presenta dei limiti. Recentemente, gli studiosi di Psicologia Positiva e di intelligenza emotiva si sono accorti che il benessere individuale non è tutto: il benessere di gruppo (famiglia, classe, azienda) è altrettanto fondamentale ed esercita un’azione importante su ciascuno di noi.

I cinque pilastri della psicologia positiva

La Psicologia Positiva si fonda su cinque pilastri: cinque aree di studio che rappresentano la frontiera scientifica del benessere individuale e del benessere collettivo. Di seguito abbiamo elencato questi pilastri: per ciascuno di essi potete trovare letture chiave e approfondimenti utili a comprenderli meglio.

Le dimensioni del benessere

Inizialmente il benessere era legato principalmente alle emozioni positive: nella prima fase della Psicologia Positiva, la felicità era al centro delle ricerche. Questa prospettiva è stata ampiamente superata: il modello PERMA, introdotto da Martin Seligman nel 2012, ha superato questo limite individuando 5 elementi chiave per il benessere.
L’obiettivo della Psicologia Positiva è il flourishing, ovvero la “fioritura” dell’essere umano e il dispiegamento di tutto il suo potenziale. Lavorare sulle cinque dimensioni del modello PERMA è la via maestra per raggiungere il flourishing.

IL CARATTERE

Accanto al benessere e alle sue dimensioni, la Psicologia Positiva contiene in sé le Scienze del Carattere, ovvero tutti quei filoni di ricerca che si occupano dello studio del carattere individuale, delle virtù e di come questi due elementi contribuiscano al benessere individuale e collettivo. Le Scienze del Carattere si fondano sui punti di forza e sulla credenza che conoscere e coltivare i punti di forza di ciascuno di noi sia una buona metodologia per lavorare, indirettamente, sulle cinque dimensioni del benessere.

Gli studiosi delle Scienze del Carattere hanno utilizzato il concetto di punti di forza caratteriali (Character strenghts in inglese, noi abbiamo sintetizzato il concetto come “punti di forza”) distinguendoli dai talenti: il talento è innato e non modificabile, mentre i punti di forza sono innati, ma tutti noi li possediamo e tutti noi possiamo lavorare su ciascuno di essi.

OTTIMISMO

L’ottimismo, oggetto di studio recente della Psicologia Positiva, è un fattore determinante per il benessere individuale ed è un potente stimolo per il benessere del gruppo. Secondo gli studiosi di Psicologia Positiva, l’ottimismo si può imparare ed è legato al modo in cui ciascuno di noi spiega a se stesso gli eventi che gli accadono nella vita quotidiana.

GRINTA E RESILIENZA

La grinta è la capacità di perseguire i propri obiettivi con determinazione e motivazione, senza arrendersi di fronte alle difficoltà e senza perdere di vista la meta finale. La resilienza, invece, è la capacità di far fronte alle sconfitte e alle difficoltà adattandosi e trovando opportunità di crescita anche in queste occasioni.

EMOZIONI POSITIVE E INTELLIGENZA EMOTIVA

Le emozioni positive, che in una prima fase di studio erano al centro dei dibattiti della Psicologia Positiva, continuano ad essere importanti, ma sono entrate a far parte di un quadro più grande. Tra le letture chiave abbiamo inserito il nostro workshop “Le emozioni positive”, nel quale troverete le più recenti teorie scientifiche sul ruolo delle emozioni positive e un percorso di laboratori esperienziali per diventare consapevoli delle nostre emozioni.

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Marika

Marika (usato anche nella forma Marica) è un nome di origine incerta. Probabilmente si tratta di una forma slava del nome Maria, che in ebraico significa “principessa”.

Marika è un nome adespota. L’onomastico si può festeggiare il 1° novembre, nel giorno di Ognissanti.
Il colore legato al nome Marika è il verde.
La pietra portafortuna per Marika è lo smeraldo.

Cliccate qui per scaricare e per stampare la scheda del nome Marika.

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