EVITIAMO LA SINDROME DA “PRIMO DELLA CLASSE”

Quante volte, in modo inconsapevole, trasmettiamo ai nostri ragazzi il messaggio che è importante solo il primo e solo chi vince? Purtroppo capita a tutti – o quasi – anche perché, giustamente, ci piacciono le cose fatte per bene. In realtà, come consiglia la psicologa Maura Manca sul suo sito adolescienza.it, l’importante è far capire a bambini e ragazzi che li amiamo per quello che sono e che i risultati che conseguiranno (scolastici, sportivi, artistici etc.) non possono modificare l’amore che proviamo per loro.

Questa sicurezza di sentirsi amati permetterà ai ragazzi di affrontare le sconfitte in modo adeguato, ovvero imparando dai propri errori senza farne una tragedia. Se insegniamo loro che il nostro amore è condizionato a un dieci in pagella rischiamo invece di innescare una vera e propria sindrome da “primo della classe”, con reazioni esagerate e tragiche di fronte a un piccolo insuccesso.

Questo avviene specialmente nei contesti familiari in cui non si attribuisce alcuna importanza alla mentalità di crescita (il “growing mindset” di Carlol Dweck): l’intelligenza si misura nel qui ed ora in base ai risultati conseguiti. Si tratta di una visione della vita pericolosa, specialmente in campo educativo; crescere con l’idea che l’intelligenza sia un’entità fissa e che un quattro sia l’espressione della stupidità di un ragazzo rischia di avere ripercussioni serie sull’autostima e sulla considerazione di Sè. Molto diverso il caso di una famiglia in cui il quattro è l’espressione di un fallimento, di un errore (o di un traguardo non ancora raggiunto, se deciderai di adottare la tecnica del “non ancora”) a cui rimediare imparando dai propri errori e trovando il coraggio di andare avanti e migliorarsi.

Ma quali sono le pratiche migliori che un genitore può adottare per portare nella vita familiare questi spunti? Ecco qualche suggerimento proposto da Maura Manca:

  • lascia il tempo di elaborare la sconfitta;
  • non banalizzare il fallimento, non utilizzarlo come motivo di scherno o di critica eccessiva;
  • non trasmettere il messaggio che fallire una volta equivalga ad essere un fallito;
  • cerca di concentrarti sulla possibilità di migliorare, riscattarsi e apprendere dalla sconfitta.

Agire così diventa molto più semplice sei hai già introdotto in famiglia il concetto di “pedagogia dell’errore e della sconfitta” (come ti abbiamo suggerito in molti dei nostri articoli).

FONTI

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