Media Education a scuola: perché è importante insegnare i media

Cos’è la Media Education?

La Media Education (o educazione ai media) è il processo di insegnamento e apprendimento centrato sui media. I ragazzi educati ai media sono in grado di utilizzarli in modo critico e creativo, dando giudizi consapevoli sui messaggi a cui sono esposti.

Media Literacy

La Media Literacy, o alfabetizzazione ai media, è la competenza relativa ai mezzi e ai linguaggi della comunicazione; è saper leggere e scrivere i media.

Perché è importante la Media Education?

Immaginate un mondo in cui la pubblicità non ci persuade a comprare in modo indiscriminato; immaginate un mondo in cui le notizie non vengono copia-incollate da un social network all’altro; pensate a persone che utilizzino i media per trasmettere messaggi critici e creativi.

Questa non è utopia; è il risultato di un’autentica e capillare operazione di media education. E’ una società evoluta, responsabile e soprattutto padrona di sé. Non è un risultato scontato: il nostro cervello, se può, ci fa semplificare, ridurre, evitare di pensare. Diciamo così: siamo nemici naturali del pensiero critico, in quanto consuma energie in abbondanza. Conseguenza? Quel pensiero critico-creativo obiettivo della media education deve essere insegnato con abilità ed ingegno.

Media Education a scuola

Il primo luogo in cui è possibile fare media education è senz’altro la scuola. Si tratta di un insegnamento trasversale, che si può applicare tanto alla letteratura quanto alla storia e alle scienze.

Analisi delle fonti, per stabilirne l’attendibilità e la completezza, analisi del contesto in cui un’informazione ci viene fornita, analisi del messaggio. Sono tutte operazioni che si dovrebbero insegnare in modo trasversale, un vero e proprio metodo. Ecco, la media education dovrebbe configurarsi come un metodo per esplorare la conoscenza, critico e creativo per dirla con D. Buckingham.

Vediamo in concreto qualche esempio di attività per costruire un progetto di media education:

Realizzare un giornalino scolastico e analizzarlo in classe

Molte scuole dedicano tempo alla pubblicazione di un giornalino d’istituto. Eppure poche di queste fanno analizzare ai bambini come funziona un giornale; ancora meno sono coloro che organizzano laboratori con editori ed esperti del settore, che invece aiuterebbero moltissimo a comprendere.

Quindi, vediamo come produrre ed utilizzare un giornalino finalizzato alla media education, per punti:

  • prima della produzione, si tiene un modulo in cui si presenta il funzionamento di una testata giornalistica, meglio se con l’intervento di qualche esperto del settore; in questo modo tutti gli studenti avranno un’infarinatura di base
  • se optate per un giornale digitale o un blog di classe, potete fare la stessa cosa invitando un blogger o il responsabile di qualche sito o portale (se volete progettare un percorso con noi, scriveteci, siamo sempre disponibili a portare un contributo)
  • la redazione pubblica i contenuti, con dei precisi obiettivi: distribuire un certo numero di copie, diffondere solo contenuti utili e veritieri, realizzare un piccolo evento di presentazione; ricordatevi che per i ragazzi giocare a fare i redattori è un’esperienza formativa, bellissima ma anche impegnativa, sarà necessario molto sostegno da parte di insegnanti e famiglie
  • in classe si leggono gli articoli e se ne analizzano i contenuti, le fonti, lo stile

Analisi delle informazioni

In un mondo dove qualcuno ha racimolato milioni grazie a siti di bufale, è fondamentale insegnare ai bambini il ciclo delle notizie. Quest’attività è trasversale, si applica alla storia come alle scienze e alla letteratura. Insegnate a fare ricerche, a valutare l’attendibilità delle fonti. Ecco tre linee guida per lavorare in classe:

  • Da dove vengono queste informazioni? Si tratta di una fonte attendibile? E’ sicuro utilizzarle?
  • Informazioni, pubblicità, etica dell’informazione (per la scuola media però, i bambini della primaria sono un po’ piccoli per capire il nesso tra gli argomenti)
  • Integrazione di fonti diverse: oltre il copia-incolla. La società digitale sta perdendo la capacità di riflettere e rielaborare le informazioni a cui è esposta, finendo per limitarsi a copiare stralci e assemblarli insieme.

Approfondimenti

Oltre ai testi di D. Buckingham, del quale citiamo Media Education, manuale decisamente scorrevole e utile agli insegnanti e agli educatori per impadronirsi della materia, possiamo citare P. C. Rivoltella con il suo Le virtù del digitale. Questi due sono pietre miliari per chi abbia a che fare con i ragazzi: infatti, è necessario conoscere, comprendere e saper sfruttare i nuovi media digitali.

Esiste inoltre una rivista scientifica gratuita, Media Education, a cura dell’associazione MED media education. E’ sufficiente registrarsi in modo gratuito per poter leggere le rassegne di articoli sull’argomento, a cura di docenti universitari ed altri esperti del campo.

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Fake news

L’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli ha pubblicato un interessante osservatorio digitale (puoi leggerlo gratuitamente qui), che analizza le abitudini digitali degli italiani e la qualità del nostro ecosistema digitale. È allarme fake news.
Il 44% degli intervistati sostiene che l’ecosistema digitale sia invaso di fake news. Purtroppo, però, solo tre italiani su dieci (34,54%) riescono a distinguere una notizia vera da una falsa. Il dato peggiora ulteriormente per quanto riguarda notizie e profili Facebook: meno di due italiani su dieci (17,17%) riescono a distinguere i falsi sulla famosa piattaforma social.
Colpa dei media digitali (che sviluppano strategie sempre più sofisticate per promuovere le notizie false) e della disintermediazione, che permette a chiunque di pubblicare. Ma non è raro vedere fake news su giornali e riviste autorevoli.

Il tema delle fake news, particolarmente attuale, riveste una certa importanza educativa. Rispetto ad una volta, oggi l’informazione pesa in modo molto maggiore sulla vita delle persone. L’educazione deve tenere conto di questo fatto e promuovere la valorizzazione di tutti quei meccanismi utili a combattere il sovraccarico cognitivo e il condizionamento da fake news.

La soluzione, ieri come oggi, è educare al giornalismo e all’informazione (lo sosteneva, tra gli altri, Umberto Eco). Qualche tempo fa abbiamo suggerito l’importanza di leggere i giornali e le notizie in classe. Molti di voi, ci hanno fatto notare che gli articoli di giornale sono scritti sempre peggio, con una qualità dell’informazione scandalosamente bassa.
Tuttavia, se vogliamo costruire un ecosistema migliore, dobbiamo partire proprio da lì. L’esercizio potrebbe spingersi oltre la semplice lettura, passando attraverso la rielaborazione dell’articolo in modo tale da produrre un testo di qualità. Fuggire dalle notizie per timore del falso e della mediocrità non migliorerà la qualità di quel che leggiamo. Solo la coscienza critica e la partecipazione attiva alla costruzione dell’informazione può farlo.

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