Serendipità: il piacere delle scoperte casuali

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Che cos’è la serendipità?

La serendipità indica due cose: una scoperta casuale, ma fatta mentre si cercava qualcos’altro, oppure una scoperta fortuita, insperata. Questa parola è in realtà un neologismo, coniato nel XVIII secolo dallo scrittore Horace Walpole.

Questa parola bizzarra è la trasposizione esatta dell’inglese serendipity, a sua volta ispirato da un’antica leggenda persiana, I tre principi di Serendippo. In questa fiaba, i tre principini, nel corso dei loro viaggi continuavano a fare scoperte eccezionali, completamente a caso. Non erano animati dalla voglia di cercare, eppure nuove intuizioni continuavano ad affiorare alle loro menti.

Walpole, nel corso dei suoi viaggi e delle sue ricerche, si rese conto che anche nella scienza è insito un elemento di forte casualità. Elemento che ribattezzò, appunto, serendipità.


E voi, ci credete che tante scoperte scientifiche, alcune vere e proprie rivoluzioni, sono state fatte per caso? Ad esempio, la penicillina, ma anche i raggi X, il pianeta Urano e i neuroni specchio.

Allenare la serendipità? Cominciamo liberandoci dall’ossessione per la perfezione

Secondo noi è un concetto molto importante, perché va a braccetto con quello di non-metodo e di ricerca della felicità. Innanzitutto, ammettere l’esistenza della serendipità (e questo ci sembra fuori discussione) indica che esiste un modo di scoprire le cose alternativo alla ricerca compulsiva e al rigore metodologico. Questo ci dovrebbe aiutare a capire che spesso non è una ricerca perfetta che conduce all’innovazione, ma una mente aperta, elastica, pronta a cogliere anche l’imprevisto.

E quindi: concediamo più spazio alla felicità, alla ricerca di un equilibrio interiore e dell’armonia. La serendipità non si allena facilmente, proprio per la sua natura casuale. Però, con un po’ d’impegno, possiamo educare la nostra mente ad uscire dagli schemi, a non rimanere in modo rigido sulle sue posizioni.

Serendipità in famiglia

Come abbiamo detto, sulla serendipità non si lavora direttamente. Si può tuttavia favorire, realizzando un ambiente che valorizzi le intuizioni e le riflessioni dei singoli, facendole diventare una ricchezza condivisa. Così accade in molte aziende giapponesi: i manager sono incredibilmente attenti a cogliere tutto il potenziale, spesso casuale, che deriva dalle loro risorse umane. Il risultato? Si diventa virtuosi, innovativi e si crea un clima di generale benessere e fiducia, fiducia che viene estesa anche al più umile degli operai.

Una visione simile, anche se libera dai precetti aziendali, è quella che secondo noi dovremmo portare nella vita di tutti i giorni.

Gio-Coaching per poter fare piacevoli scoperte

Secondo noi, il punto di partenza è il pensiero laterale, ovvero la capacità di uscire dai propri panni di “logici pensatori” e abbracciare un pensiero composto e articolato, fatto sì di numeri ma anche di emozioni, sensazioni ed intuizioni.

Importante è anche l’attitudine al pensiero positivo, alla mente elastica e fiduciosa. Per questo vi rimandiamo al MINI-SAGGIO sul pensiero positivo.







Libri sulla serendipità e sul non-metodo

Ci sono due testi particolarmente utili per riflettere sul concetto di serendipità, sulle scoperte casuali e su un modo migliore di intendere la scienza. Si tratta di Contro il metodo, di K. Feyerabend e Il mancino zoppo, di M. Serres. Entrambi i testi fanno ampio uso di metafore ed esperimenti mentali, con l’obiettivo di dimostrare che non di solo metodo vive la scienza. L’obiettivo è quello di rivalutare l’elemento casuale nel processo sperimentale, rivalutando insieme ad esso la figura del ricercatore: persona semplice, che commette errori e non ha certo la verità in tasca, ma proprio grazie a queste caratteristiche riesce a fare grandi, inaspettate, scoperte.  Sono letture impegnative, adatte ai coraggiosi che credono che la filosofia abbia ancora qualcosa da insegnarci.

a cura di Matteo Princivalle

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