Il Bruco Mangianoia e il fiocco di neve

Testo di: Alessia de Falco e Matteo Princivalle
C’era una volta un fiocco di neve. Rimaneva guardingo al riparo nella sua nuvoletta, mentre i suoi fratelli si lanciavano nel cielo del Nord, vorticando fino a raggiungere il suolo.
“Pistaaa! Mi butto”, urlava il fiocco accanto a lui, pronto a lanciarsi in una nuova avventura.
“Arrivooo!” gli faceva eco un altro.
“Ehi tu, perché non vieni con noi?” chiedevano i suoi amici prima di lanciarsi.
Ma il fiocco non aveva nessuna intenzione di muoversi.
“Io resto qui, sto così bene nella mia nuvoletta”.
Come dargli torto del resto: mai lasciare il certo per l’incertezza, dicevano le nonne. Eppure il fiocco di neve non era felice: desiderava tanto scoprire cosa facevano i suoi amici una volta caduti a terra. Tuttavia, ogni volta che provava a lanciarsi, veniva assalito dai dubbi:
“E se mi sciogliessi prima di arrivare?
E se il vento mi spazzasse via?
E se mi accadesse qualcosa di brutto?”
Tutti questi “se” paralizzavano il fiocco che, alla fine, rimase solo. Tutti i suoi fratelli erano scesi sulla Terra e formavano una coltre di neve scintillante. Tra le spire soffici della nuvola era rimasto soltanto lui; ad un certo punto, la nuvola, perse la pazienza e lo rimproverò: “Ti sbrighi a scendere? Io sto aspettando te. Devo partire per l’Asia, insieme alle mie amiche: sarà un lungo viaggio, non posso rimanere qui per sempre”.
Il fiocco di neve scoppiò a piangere. “Io…, io…, io HO PAURA”.
La nuvola cambio tono e con parole dolci gli disse: “So chi può aiutarti”. Poi mandò a chiamare il Bruco Mangianoia, che arrivò su un tappeto magico, fatto di aghi di abete.
La nuvola gli spiegò la situazione e, dopo aver ascoltato attentamente, il bruco disse al fiocco di neve: “Amico, non ti devi preoccupare. Tutti abbiamo paura, fa parte della vita. Quello che non conosciamo ci spaventa, sarebbe strano il contrario. Però ho un rimedio”.
E, così dicendo, porse al fiocco di neve uno strano oggetto.
“Questa è la macchina Tornaindietro: ti permetterà di tornare dov’eri, se il posto in cui ti troverai non dovesse piacerti. Non presto volentieri questa macchina, ma il tuo è un caso molto particolare. Adesso lanciati e, se il viaggio non ti piacerà, torna indietro”.
Il fiocchetto di neve non aveva nulla da perdere nel provare quel marchingegno: avrebbe potuto lanciarsi come i suoi amici, dare un’occhiata in giro e poi decidere. Armato di tanta speranza si lanciò dalla sua nuvoletta, e ciò che vide fu meraviglioso: l’aurora boreale illuminava l’orizzonte, la neve ammantava di bianco la terra e i suoi amici lo aspettavano. Si lasciò la paura alle sue spalle e scivolò piano sugli altri fiocchi, che avevano già formato uno spesso manto di neve.
La magia dell’inverno fu breve, ma così straordinaria che il fiocco di neve non pensò nemmeno per un istante di usare la macchina Tornò indietro: cadde felice, sapendo che – o forse no – quell’attimo di felicità valeva più di qualsiasi altra cosa.
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