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La leggenda del girasole

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Nel giardino di Marta era nata una piccola pianta senza nome. Vicino a lei c’era un sassolino e i due diventarono amici. Un giorno il sasso confidò all’amica il suo desiderio: «Quando guardo sopra di me vedo solo gli steli dell’erba; ma a me piacerebbe salire fino al cielo per vedere com’è fatto il Sole. Sarebbe così bello se una delle piante più alte mi sollevasse fino al cielo.»
«Lascia fare a me» disse la piantina e chiamò una grande rosa: «Signora rosa, potrebbe aiutarmi? Ho un amico che vorrebbe vedere il Sole»; ma la rosa non ascoltò e rimase al suo posto. La piccola pianta provò a chiedere al ginepro, al piccolo acero giapponese e agli altri abitanti più alti del prato, ma nessuno di loro diede ascolto alla sua voce e il sasso rimase dov’era, per terra, accanto alla sua amica.
«Se fossi un po’ più grande», sospirava la piantina, «Sarei felice di portarti lassù, a vedere il Sole».
Un giorno passarono di lì Marta e il suo Cuorfolletto: erano usciti a giocare un po’ in giardino.
Cuorfolletto si accorse subito che la pianta e il sassolino erano tristi e domandò loro cosa fosse successo.
«Il mio amico vorrebbe vedere il Sole» rispose la piantina, «Ma io sono troppo piccola per sollevarlo fin lassù.»
Cuorfolletto tornò da Marta e i due confabularono per un po’. Poi la bambina tornò dalla pianta e le disse: verrò questa sera ad innaffiarti. Poi tornerò domani e il giorno dopo, finché non crescerai anche tu, così riuscirete a realizzare il vostro sogno».
La bambina mantenne la sua promessa e tornò con un innaffiatoio a fiori. La piantina prese il sassolino tra le sue foglie cominciò a crescere di due buoni centimetri ogni notte, finché superò il ginepro, la rosa e perfino il piccolo acero giapponese.
Dopo qualche settimana il sasso riuscì ad ammirare il cielo e le stelle.
«Grazie!» disse alla pianta, pieno di gioia e di gratitudine. 
«Mi hai aiutato ad esaudire il mio desiderio e sei stata un’amica preziosa.»
Quella notte si alzò il vento e in giardino si compì una piccola magia. La mattina dopo, quando Marta tornò dalla pianta col suo annaffiatoio, il sassolino non c’era più. Al suo posto, tra le foglie più alte della pianta, era sbocciato un fiore giallo e bellissimo: era un girasole.

Testo e illustrazioni di: Alessia de Falco e Matteo Princivalle

Cuorfolletto e i suoi amici

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Scoprite anche Cuorfolletto e i suoi amici, il nostro libro-laboratorio di educazione emotiva; all’interno troverete dieci storie alla scoperta delle emozioni in compagnia di Marta e Cuorfolletto
Questo libro è ideale da leggere la sera o come supporto per realizzare laboratori di educazione emotiva da 3 a 9 anni.

La leggenda del girasole (mito)

C’era una volta una ninfa* che si era innamorata di Apollo, dio del sole; il suo nome era Clizia. Purtroppo, questo amore non era ricambiato perché Apollo, a sua volta, si era innamorato della principessa Leucotoe.
E così, quando al mattino Apollo cominciava il suo giro sopra la Terra a bordo del carro del Sole – nell’antica Grecia si pensava che il Sole che sorge e che tramonta non fosse altro che un carro scintillante condotto nei cieli dal dio Apollo – non aveva occhi che per Leucotoe.
La povera Clizia, innamorata perdutamente del dio, rimaneva seduta nei campi seguendo Apollo con lo sguardo: da oriente, all’alba, verso occidente, al tramonto.
Giorno dopo giorno, la ninfa smise di mangiare e si consumò, nel suo tentativo di seguire il dio di cui era innamorata. Il suo corpo mortale divenne polvere e al suo posto, spuntò un girasole: il fiore che muove la sua corolla** per seguendo il corso del Sole. Così trasformata, Clizia avrebbe potuto seguire il suo amato per l’eternità***.

NOTE

* Le ninfe erano divinità minori della mitologia greca, legate agli elementi naturali (boschi e foreste, campi fioriti, mare, etc.).

** La corolla è la parte superiore del fiore, che comprende i petali e gli organi riproduttivi. Per approfondire la struttura dei fiori ti suggeriamo di leggere la nostra scheda didattica sulle parti del fiore.

*** Nota sul mito: il mito di Clizia e di Apollo compare tra le Metamorfosi di Ovidio e nelle Fabulae di Igino (due pietre miliari della mitologia); tuttavia, nella versione originale del mito, Clizia fa uccidere Leucotoe, nel tentativo di ottenere finalmente le attenzioni e l’amore di Apollo. Il dio, però, quando viene a sapere del suo crimine, la scaccia e non le rivolgerà più la parola. Nel finale del mito canonico, Clizia si trasforma in un girasole consumata dall’amore e dal senso di colpa.

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