Trasformiamo le lezioni frontali: meno monologhi e più dialoghi

La lezione frontale è il principale capro espiatorio della scuola italiana. L’immagine dei bambini incollati ai banchi come prigionieri e tormentati dall’insegnante di turno che vomita la sua lezione come un fiume di parole ricorre nei discorsi, pubblici e privati, della maggior parte del mondo dell’educazione.
Il pedagogista Daniele Novara l’ha definita come una “pratica inerziale” di cui la scuola dovrebbe liberarsi; ben prima di lui, Giovanni Gentile sosteneva che “non ogni maestro che siede sulla cattedra insegna”. Per riuscirci, secondo Gentile, l’insegnante doveva essere anche educatore, rinunciando alla sua individualità e a legare il proprio spirito a quello degli studenti, seduti sui banchi. Non si contano, per numero e ferocia, le stoccate inferte all’ora di lezione.

Eppure, il problema non è affatto la lezione frontale, ma il modo in cui viene impostata. Nella concezione classica, la lezione è incarnata dal dialogo, lo strumento più potente per sprigionare il nostro potenziale umano. Perché proprio il dialogo? Dovremmo chiederlo a Socrate; probabilmente, perché l’umanità è comunità, e pertanto ha bisogno di strumenti corali, di tecniche interattive, dove l’interazione non è quella tra un dito e uno schermo, bensì tra due menti umane.
Ma torniamo alla lezione frontale: il problema non è la lezione in sé, ma il vuoto dialogico che caratterizza troppe lezioni. La lezione frontale, nella maggior parte dei casi, è un monologo autoreferenziale. Quello che va detto – e che spesso viene trascurato dai critici – è che l’efficacia delle lezioni frontali aumenta moltissimo se adottiamo una serie di piccoli accorgimenti didattici.
Ad esempio, riportando al centro l’idea di dialogo. La narrazione non deve procedere a senso unico, dall’insegnante ai ragazzi: deve essere interattiva.
Ma l’interazione, in un luogo come la scuola, non si può lasciare al caos (con buona pace di chi vorrebbe una scuola “socratica”): purtroppo o per fortuna, la scuola ha dei tempi rigidi e piuttosto limitati, che vanno rispettati. Questo significa che ogni lezione frontale, per evitare la dispersione, va “progettata e costruita” a partire da uno schema, una mappa concettuale. Può essere utile disporre di una mappa, realizzata dall’insegnante, che riassume lo svolgimento della lezione e i concetti salienti. La stessa mappa diventerà uno strumento-guida per studiare.

APPROFONDIMENTO: Mappe concettuali. Cosa sono e come si costruiscono

Le domande sono uno strumento efficace per generare interazioni: predisporre un “question time” (5 o 10 minuti per rispondere alle domande degli alunni, anche a costo di divagare un poco) per le domande maieutiche degli studenti non è mai una perdita di tempo. Le domande a risposta diretta – quelle attraverso cui un insegnante verifica nell’immediato se la classe sta seguendo e ha compreso la sua spiegazione – si possono formulare ricorrendo alle carte delle risposte (una tecnica d’importazione, che in America ha riscosso un certo successo).

APPROFONDIMENTO: Le carte delle risposte. Cosa sono e come utilizzarle

Infine, la lezione dovrebbe dare qualcosa in più rispetto al semplice libro di testo. Secondo Allan Bloom “l’apprendimento sui libri è la maggior parte di ciò che un docente può dare”. Ed ecco un terzo criterio per valutare l’efficacia di una lezione (accanto alla sua “mappatura” e all’interattività): questa lezione lascerà ai miei studenti qualcosa in più rispetto al semplice libro di testo?
Questa domanda può trarre in inganno, ma è fortemente rivelatrice: un insegnante che si limiti ad esporre ciò che è contenuto in un libro, potrebbe essere sostituito con semplicità da un robot (alcuni studi in proposito rivelano addirittura che lezioni interattive condotte dall’intelligenza artificiale, esclusivamente su schermo, è più efficace della maggioranza delle nostre lezioni frontali).
In sintesi, una buona lezione dovrebbe:

  • essere pianificata con attenzione, seguendo una vera e propria mappa concettuale
  • essere interattiva, offrendo a chi la segue un certo numero di occasioni per verificare quello che sta imparando (utilizzando, ad esempio, le carte delle risposte);
  • essere dialogica, offrendo uno spazio-tempo per le domande, anche quelle non strettamente legate all’oggetto dell’apprendimento (si può prevedere un question time);
  • offrire qualcosa di più rispetto al semplice libro di testo.

Una lezione frontale che soddisfi questi quattro requisiti non avrà nulla da invidiare, in quanto ad efficacia, alle tecniche innovative più in voga.

FONTI

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