La gallina dalle uova d’oro è una favola di Esopo, adatta ai bambini dai 4 anni in su.
La gallina dalle uova d’oro
Esopo
Un contadino comprò una gallina che faceva ogni giorno un uovo d’oro. Dopo le prime uova, l’uomo pensò che l’animale avesse la pancia piena d’oro e si disse “Perché aspettare? Ammazzerò questa gallina, le aprirò la pancia e in un sol colpo diventerò ricchissimo”.
E così fece. Purtroppo, però, il contadino scoprì che la pancia di quella gallina era tale quale a quella delle altre, e dell’oro non v’era traccia; così, insieme alla gallina, perse anche le uova d’oro che faceva ogni giorno e diventò povero.
Bisogna accontentarsi di ciò che si ha: l’avidità gioca brutti scherzi.
Non avete trovato il contenuto che stavate cercando? Chiedetecelo: ogni mese realizziamo i materiali più richiesti dai lettori! Ecco il modulo per le nuove richieste: Chiedi un contenuto.
Il lupo e il cane è una favola di Fedro adatta ai bambini dai 5 anni in su.
Il lupo e il cane
Fedro
C’era una volta un lupo, magro e affamato: erano diversi giorni che non trovava nulla da mettere sotto i denti. Un sera, passò davanti al cortile di una casa e vide un cane: era ben pasciuto e grassottello. “Come mai sei così pasciuto? Dove trovi tanto da mangiare?” chiese il lupo al cane. “Il mio padrone è un brav’uomo: riempie la mia ciotola ogni giorno” gli rispose l’altro. Il lupo, però, si accorse che la pelliccia del cane, sul collo, era tutta rovinata. “Cos’hai fatto al collo?” gli domandò. “E’ il collare: il mio padrone me lo mette di giorno, quando mi lega alla catena. La notte, invece, mi libera, così faccio la guardia”. Il lupo si allontanò e tornò nel bosco: preferisco mille volte andare dove voglio che avere la pancia piena ma vivere alla catena.
Non avete trovato il contenuto che stavate cercando? Chiedetecelo: ogni mese realizziamo i materiali più richiesti dai lettori! Ecco il modulo per le nuove richieste: Chiedi un contenuto.
L’asino che portava il sale è una favola di Esopo, adatta ai bambini dai 4 anni in su.
L’asino che portava il sale
Esopo
Un asino che portava un carico di sale si trovò a dover attraversare un fiume; tuttavia, l’asino scivolò e cadde in acqua: così, tutto il sale che portava nei cesti sulla schiena si sciolse e l’animale si rialzò con un carico molto più leggero. L’asino fu ben contento della cosa! Qualche tempo dopo, lo stesso asino stava portando un carico di spugne sulla riva di un fiume; ricordandosi di quello che era successo con il sale, pensò che se si fosse lasciato cadere in acqua, anche questa volta il carico sarebbe diventato più leggero. Questa volta, le spugne imbevute d’acqua si gonfiarono, così tanto che l’asino, a causa del loro peso, non riuscì più ad uscire dall’acqua e fu trascinato via dalla corrente.
Molto spesso, gli uomini non si rendono conto che sono le loro stesse azioni a rovinarli.
Non avete trovato il contenuto che stavate cercando? Chiedetecelo: ogni mese realizziamo i materiali più richiesti dai lettori! Ecco il modulo per le nuove richieste: Chiedi un contenuto.
Il topo di città e il topo di campagna è una favola di Esopo, adatta ai bambini dai 4 anni in su.
Il topo di città e il topo di campagna
Una volta, un topo di città e un topo di campagna si incontrarono. Cominciarono a parlare e a raccontarsi l’uno con l’altro quello che facevano; il topolino di campagna disse al suo amico di città: “Beato te, che hai tanto da mangiare! Qui in campagna c’è sempre così poco da mettere sotto i denti”. E l’altro: “Ma io mangio sempre di corsa, scappando dai cani e dai gatti che mi inseguono nelle case! Beato te, che qui in campagna puoi mangiare con calma”. I due topi ebbero un’idea: si sarebbero scambiati tra loro; il topolino di campagna sarebbe andato in città e avrebbe preso il posto dell’amico mentre il topo di città si sarebbe trasferito in campagna. I primi tempi le cose andarono alla grande: il topo di campagna si abbuffava di formaggio e quello di città mangiava le sue briciole con una calma tale che si metteva a tavola a mezzogiorno e finiva al tramonto. Presto, però, cominciarono a rimpiangere la vita che facevano prima: il topolino di campagna tornò a desiderare la sua tranquillità e quello di città l’abbondanza di cibo. E così, quando si incontrarono la volta successiva, decisero di tornare alle proprie vecchie case e alle vecchie vite.
Nella vita ci vuole un pizzico di umiltà nell’accettare le proprie condizioni: infatti, quelle degli altri spesso non sono tanto migliori, come si potrebbe pensare a prima vista.
Tag: topo di campagna e topo di città, favola del topo di campagna e del topo di città
Non avete trovato il contenuto che stavate cercando? Chiedetecelo: ogni mese realizziamo i materiali più richiesti dai lettori! Ecco il modulo per le nuove richieste: Chiedi un contenuto.
La lepre si vantava con tutti gli animali: “Nessuno può battermi in una gara di velocità; sfido chiunque a correre con me e a superarmi!” La tartaruga accettò la sfida, con tanta calma e il sorriso sulla bocca. “Questa poi!” rise la lepre “Una tartaruga che vorrebbe battermi nella corsa”. Ma la tartaruga sembrava seria: “Non vantarti prima della vittoria; vuoi fare questa gara o no?” La lepre accettò, così fu stabilito il percorso e dato il via. Naturalmente, la lepre partì come un fulmine e superò la tartaruga; a poca strada dal traguardo, poiché non vedeva più il suo avversario, decise di fare un sonnellino, per mostrare alla tartaruga quanto le fosse superiore. Tuttavia, la tartaruga, avanzava passo dopo passo e non impiegò molto a raggiungere la sua avversaria; poi, visto che quella ancora dormiva, andò avanti e tagliò il traguardo. Quando la lepre si svegliò, ormai era troppo tardi e la tartaruga aveva vinto la gara; così, disse alla lepre:”Non basta correre, bisogna partire in tempo”.
I propri avversari, per quanto deboli, non devono mai essere sottovalutati.
Non avete trovato il contenuto che stavate cercando? Chiedetecelo: ogni mese realizziamo i materiali più richiesti dai lettori! Ecco il modulo per le nuove richieste: Chiedi un contenuto.
Durante l’estate, una cicala cantava posata su un filo d’erba mentre sotto di lei, una formica faticava per trasportare al sicuro nel suo formicaio i chicchi di grano. Ogni tanto, la cicala, chiedeva alle formiche: “Perché mai lavorate tutto il giorno? Venite qui con me, all’ombra dell’erba: starete al fresco e potremo cantare insieme”. Ma la formica, continuavano a lavorare: “Devo preparare le provviste per l’inverno; quando la neve avrà ricoperto la terra, non resterà più nulla da mangiare.” La cicala non riusciva proprio a capire la formica. Del resto, l’estate era ancora lunga e di tempo per mettere da parte le provviste ce ne sarebbe stato fin troppo. Così continuò a cantare e l’estate finì. Venne l’autunno: non c’erano più frutti in giro e la cicala vagava di qua e di là, sgranocchiando gli steli ingialliti dell’erba e qualche foglia ormai essiccata. Ma anche l’autunno finì: arrivò l’inverno e la neve coprì la terra. Non era rimasto più nulla da mettere sotto i denti. La cicala batteva i denti dal freddo e aveva una gran fame. Un giorno, sotto la neve, raggiunse una casetta piccina; guardò dentro, passando accanto alla finestra e vide la formica che stava al calduccio riparata dalla neve, sgranocchiando i chicchi di grano che aveva messo da parte. Infreddolita, la cicala bussò alla porta. “Chi bussa?” “Sono la cicala; sto morendo di freddo e non ho più niente da mangiare”. “Mi ricordo di te: quest’estate, mentre io lavoravo duramente per prepararmi all’inverno, tu cosa facevi?” “Ho cantato!” “Hai cantato?” rispose la formica “E allora adesso balla!” Poi, chiuse la porta e lasciò al freddo la cicala.
Non avete trovato il contenuto che stavate cercando? Chiedetecelo: ogni mese realizziamo i materiali più richiesti dai lettori! Ecco il modulo per le nuove richieste: Chiedi un contenuto.