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I due semi

i due semi

“Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà”.
Bernardo di Chiaravalle

I DUE SEMI

Alessia de Falco & Matteo Princivalle

Due sorelle accompagnarono il nonno nell’orto per seminare i pomodori. Dopo aver terminato il lavoro, il nonno diede una manciata di semi alla sorella maggiore e le disse: “Prendine un paio per te e dai un seme anche a tua sorella”. La sorella tenne per sé il seme più bello e diede alla sorella un semino malconcio. “Che bel seme che hai scelto” osservò il nonno, “se te ne prenderai cura, crescerà una pianta magnifica”. “Ho scelto il più bello perché sono intelligentissima” disse la sorella più grande, sorridendo. Il nonno le prese per mano e tornarono a casa. Il tempo passò e venne il momento del raccolto. “Come sono belli questi pomodori” disse la sorella maggiore, passeggiando tra le file di piante del nonno; tra i rami sporgevano centinaia di frutti rossi come il fuoco. “Li ho bagnati tutti i giorni” rispose il nonno; “ho strappato le erbacce che li stritolavano, ho lavorato la terra e li ho riparati dalla grandine.
“Anche io ho fatto così!” esclamò la sorellina saltellando.
“Per questo sono cresciuti bene”.
E le vostre piante, come stanno?” chiese il nonno.
La sorella maggiore esitò.
“Ehm…non molto bene. Non è cresciuto nemmeno un pomodoro”.
“L’hai bagnata?” chiese il nonno. “Ogni tanto”. “Hai strappato le erbacce che crescevano vicino alla pianta?”.
“No”. “Hai concimato la terra?” “No”. “L’hai riparata dalla grandine?”. “No”. “E la tua?” chiese alla più piccola. La sorella maggiore rispose al posto suo: “La sua pianta è cresciuta più alta di me ed è carica di pomodori”. “Bambina mia, ti ricordi quella volta in cui mi dicesti di essere intelligentissima?”
“L’intelligenza non è come un seme; non è sufficiente averne una buona e piantarla sotto terra. L’intelligenza è come una pianta: se vuoi che produca buoni frutti, dovrai prendertene cura ogni giorno. Dovrai innaffiarla con la curiosità, concimare la terra con l’impegno, rimuovere le erbacce della pigrizia e proteggerla dalla grandine della paura.

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La Falena di Luna

la falena di luna

LA FALENA DI LUNA

Alessia de Falco & Matteo Princivalle

C’era una volta una falena di Luna.
Era appena uscita dalla sua crisalide quando fu colta da una terribile tristezza; “Sono così bella” si diceva la falena, “eppure vivrò soltanto una notte. Vorrei essere libera di vivere, come le stelle. Loro rimangono in cielo miliardi di anni ed io… una notte soltanto”.
La falena decise di chiedere consiglio alle stelle e, poiché non c’era tempo da perdere, si mise in viaggio per raggiungerle.
Attraversò il cielo e proseguì, finché non si trovò davanti a una piccola stella assonnata.
“Che cosa sei? E cosa ci fai qui nel cielo stellato?” chiese la stella alla falena, stropicciandosi gli occhi.
“Sono una falena. Una falena di Luna per la precisione” rispose lei, posandosi su un piccolo asteroide di fronte alla stella.
“Sono venuta qui per imparare il segreto della libertà”.
“Della libertà?” le fece eco la stella, sbadigliando. “Non so cosa voglia dire”.
“Ma come” ribatté la falena, “la libertà di fare quel che si vuole”. Il piccolo insetto montò in furia: ”Insomma: tu puoi vivere miliardi di anni e io no. Io voglio vivere! È questa la libertà”.
La stella fissò pensierosa la falena di Luna.
“Tu vorresti vivere a lungo, ma ti assicuro che noi stelle ne faremmo volentieri a meno. Hai idea di quanto sia noioso rimanere immobili, ruotando come biglie, per un miliardo di anni? Mi ricordo che una volta, pur di passare il tempo, mi sono messa a contare le altre stelle dell’universo; sono arrivata a novecentosettantasei miliardi e ottantadue milioni”.
“Che numero!” pensò la falena che, anche a mettersi d’impegno, sarebbe morta prima di contare fino a mille.
“Sai cosa vorrei?” continuò la stella; “vivere una notte soltanto, ma poter fare il giro del mondo volando sulle mie ali, proprio come voi farfalle. E invece sono ferma nel cielo, a contare e pensare, a contare e pensare, a contare e pensare…”
La stella continuava a ripetere quelle parole, “contare e pensare”, come un disco rotto.
La falena rimase lì ancora un poco, poi scese nuovamente sulla Terra: a differenza della stella, non aveva tempo da perdere in chiacchiere.
Una cosa, però, l’aveva capita: non desiderava più la libertà delle stelle. Quella non era libertà! Erano schiave tanto quanto lei: le falene di Luna vivono poco, le stelle non possono muoversi.
Mentre rifletteva su questo fatto, vide qualcosa luccicare davanti a lei: era l’alba.
“Chissà cosa c’è laggiù” si chiese la falena, “quella luce è così brillante. È bellissima”.
Le nacque nel cuore un grande desiderio di vedere l’alba, così spiegò le sue ali verdi come smeraldi e volò libera verso il Sole.

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Il Cavalier Gagliardo

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IL CAVALIER GAGLIARDO

Alessia de Falco & Matteo Princivalle

C’era una volta il cavalier Gagliardo, nobile guerriero,
vincitore di mille battaglie per terra e per mare, e perfino su un sentiero.
Il cavaliere era stato incaricato di difendere il castello dalla sua principessa Perlamarina;
Un giorno arrivò al castello, con intenzioni chiaramente ostili, una bambina.

Disse il cavaliere: “Fermati orsù
Non fare un passo in più.
Se vuoi avvicinarti al castello
dovrai sfidarmi a duello.”

La bambina lo guardò con aria di sfida e rispose: “Se volessi, potrei distruggere il tuo castello con una mano sola, caro il mio cavaliere. Dai su, vai a fare un giro e lasciami giocare in pace”.
Il cavaliere Gagliardo si mise in guardia con la schiena dritta. “In guardia, furfantella; sarai presto sconfitta”.
La bambina, che fino a quel momento aveva tenuto le braccia nascoste dietro la schiena, sollevò la mano sinistra: reggeva un secchiello pieno d’acqua.

Ridendo, rovesciò il secchio d’acqua sul castello, che era di sabbia.
La sabbia si sciolse e portò via il cavalier Gagliardo, in preda alla rabbia.
Il valoroso paguro combattente
da quella sfida risultò perdente.

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Una Magica Creatura

UNA MAGICA CREATURA

Alessia de Falco & Matteo Princivalle

Oggi parliamo di una magica creatura:
è fatta di carta e ama l’avventura.
Ha tante paia d’ali incantate,
con cui può portarti a vedere le fate;
può visitare ogni paese,
draghi, cavalieri e magiche distese.
Eppure è un destriero così piccino
che può dormire su di un comodino.
Ma c’è di più: in una libreria
potrai farne un’intera scuderia.
È il compagno di viaggio più dolce che c’è;
indovina un po’, cos’è?

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Folletti dei Fiori da Colorare

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La Leggenda delle margherite

la leggenda delle margherite

LA LEGGENDA DELLE MARGHERITE

Alessia de Falco & Matteo Princivalle

Quando la Primavera arrivò sulla Terra con tutta la sua corte di fiori e animali, la trovò coperta di neve.
“Brrr, che freddo!” dissero con voce tremolante i fiori di campo, scaldandosi con le loro foglie sottili.
“Dobbiamo sciogliere il ghiaccio” disse alla Primavera la Lepre di Pasqua.
“Hai ragione” rispose lei, e agitando nell’aria le sue braccia sottili, chiamò il Sole, perché tornasse a splendere sulla Terra. L’aria si fece calda e la luce avvolse i tronchi degli alberi, i prati e i ruscelli; i fiocchi di neve presero a brillare, come un cielo stellato.
“Evviva, è arrivata la primavera” esclamò la Lepre di Pasqua, saltando qua e là insieme ai fiori.
Mentre correvano e danzavano, udirono una vocina che singhiozzava: “Aiuto! Aiuto!”
Era un piccolo fiocco di neve, posato su un filo d’erba, che si stava sciogliendo al Sole.
“Cosa c’è?” chiese la lepre.
“Non voglio sciogliermi! Questo prato è così bello, io voglio rimanere qui” disse il fiocco di neve.
La lepre si grattò il capo pensierosa.
“Questo sì che è un bel problema”.
Siccome non sapeva come comportarsi, strappò delicatamente il filo d’erba con il fiocco di neve e lo portò alla Primavera, per chiederle consiglio.
“C’è qui un fiocco di neve che non vuole sciogliersi; cosa dovremmo fare?”
“Che storia buffa!” sorrise la Primavera. “In tanti anni è la prima volta che un fiocco di neve viene a chiedermi di non sciogliersi”.
Il fiocco di neve la guardava con gli occhi lucidi; “Ti prego, aiutami”
“Lo farò” disse la Primavera, poi estrasse dalla sua borsetta a fiori un minuscolo seme.
“Questo è un seme magico; prendilo, e abbraccialo forte”.
Il fiocco di neve si strinse al semino con le poche forze che gli restavano.
“Adesso cara” disse alla Lepre la Primavera, “riporta il nostro nuovo amico nel prato in cui l’hai raccolto e coprilo con un poco di terra”.
“E tu, piccolino” continuò rivolgendosi al fiocco di neve, “non preoccuparti, rivedrai presto il prato. Dormirai per una settimana appena”.
La Lepre di Pasqua fece ciò che le era stato chiesto.
La settimana seguente la Primavera tornò a visitare il prato; c’era un fiore mai visto prima, che faceva capolino tra l’erba: proprio dove la lepre aveva sotterrato il fiocco di neve, era sbocciata una bellissima margherita, dai petali bianchi e candidi.

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