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Mariano

Mariano è un nome di origine latina. Deriva dal nome gentilizio latino Marianus, che significa “discendente di Mario”. Nonostante le origini, il nome si è diffuso successivamente, negli ambienti cristiani, come nome legato al culto di Maria (culto mariano).

L’onomastico del nome Mariano si può festeggiare il 30 aprile, in ricordo del martire San Mariano.
Il colore legato al nome Mariano è il blu.
La pietra portafortuna per Mariano è lo zaffiro.

Cliccate qui per scaricare o per stampare la scheda del nome Mariano.

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Swami

Swami è un nome di origine indiana. La parola swami in sanscrito significa “maestro” o “principe”. Nella religione induista Swami è un titolo onorifico con il quale vengono chiamati gli asceti che fanno parte di un ordine monastico. Il nome in origine è maschile, ma in Italia viene utilizzato anche come forma femminile.

Swami è un nome adespota. L’onomastico si può festeggiare il 1° novembre, nel giorno di Ognissanti.
Il colore legato al nome Swami è il rosso.
La pietra portafortuna per Swami è il granato.

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Lo straordinario potere della comunicazione mamma-neonato

Uno degli strumenti più importanti che abbiamo per relazionarci con i bambini è la voce: straordinario mezzo di comunicazione e di relazione. Alla voce, si affianca il sorriso: anch’esso sa dire tanto in poco.
A questo proposito, vi suggeriamo la lettura di questo brano, tratto dal libro “Comprendere i bambini”:

“Non tutti gli adulti si rendono conto del potere che ha la voce umana nel calmare e rassicurare un bambino. Quali siano le ragioni del pianto è sempre possibile arrestarlo, sia pure per pochi secondi, con il suono della nostra voce dolce e affettuosa.

Il sorriso è presente alla nascita e può diventare subito una maniera di comunicare con la madre, una maniera di rispondere alla sua presenza appena il bambino ne vede il volto. Egli apprende così a reagire positivamente all’essere umano e soltanto alcuni mesi più tardi diventerà più selettivo nella risposta del sorriso. Le persone che si vedono per la prima volta sono guardate a lungo prima di essere accettate e di ricevere un sorriso.

L’uso della voce, del sorriso e dello sguardo si mescola in modo differente nelle diverse coppie madre-bambino e diventa il linguaggio della loro speciale comunicazione. Avviene lo stesso in ogni coppia che si ama, e nessuno di noi usa il linguaggio dell’amore esattamente nello stesso modo con tutte le diverse persone con le quali si stabilisce una relazione di coppia. Con ciascuna persona creiamo una comunicazione speciale fatta di gesti, parole e sguardi, che assumono il loro vero e completo significato soltanto nel contesto di quella relazione. Si arriva facilmente anche a cambiare il vero nome con uno diverso e speciale, che viene usato proprio nei momenti unici del rapporto di coppia.

Una frequente e ricca comunicazione tra la madre e il bambino è di grande aiuto nel proteggere il bambino dal timore della separazione e gli insegna, attraverso la voce, il sorriso e lo sguardo, come stare in contatto con la madre e come può comunicare con lei anche quando non sta tra le sue braccia, perché tutte queste azioni possono avvenire a una certa distanza, perciò si può “stare insieme” senza essere “attaccati”.
Lo spazio della relazione si amplia, come anche il potere di comunicazione e i bambini ne sperimentano il piacere mentre diventano persone che si differenziano sempre più dalla madre e dalle altre presenze dell’ambiente”.

BIBLIOGRAFIA
S. Quattrocchi Montanaro, Comprendere i bambini, 2019 (ed. or. 1998), Di Renzo Editore

Potete acquistare il libro online, cliccando qui.

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Diletta

Diletta è un nome di origine latina. Deriva dal nome latino Dilecta, forma del verbo diligere (“prediligere”, “amare per scelta”). Questo nome ha un valore affettivo e significa “prediletta”.

Diletta è un nome adespota. L’onomastico si può festeggiare il 1° novembre, nel giorno di Ognissanti.
Il colore legato al nome Diletta è il viola.
La pietra portafortuna per Diletta è l’ametista.

Cliccate qui per stampare o per scaricare la scheda del nome Diletta.

 

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Kevin

Kevin è un nome di origine irlandese. Si tratta della forma inglese di un antico nome irlandese, Caoimhín. Questo nome deriva da còem, che in antico irlandese significa “gentile”. Prima del XX secolo il nome era utilizzato prevalentemente in Irlanda; successivamente, si è diffuso in Inghilterra e da lì nel resto del mondo.

L’onomastico del nome Kevin si festeggia il 3 giugno, in ricordo di San Kevin di Glendalough, patrono di Dublino.
Il colore legato al nome Kevin è il verde.
La pietra portafortuna per Kevin è lo smeraldo.

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Il miglior rimedio all’opposizione è il rispetto

Perché alcuni bambini si comportano in modo oppositivo e provocatorio? Intorno ai 36 mesi i bambini vivono un momento chiamato “crisi dell’opposizione”; è il periodo dei “no” ed è naturale per la maggior parte dei bambini. È un momento delicato per i genitori, perché siamo chiamati a confrontarci con la frustrazione e con il dubbio di aver sbagliato qualcosa. Di più: questa fase critica mette alla prova il rispetto che proviamo per i bambini.
In questa breve lettura tratta dal libro “Comprendere i bambini” la neuropsichiatra infantile Silvana Quattrocchi Montanaro ci offre alcuni preziosi suggerimenti:

“Molto pericoloso per il futuro degli esseri umani è anche il far sperimentare ai bambini che la vita si svolge sempre e soltanto in modo conflittuale e che per affermare se stessi bisogna farlo sempre in opposizione agli altri. È nostra responsabilità verso i bambini, futuro dell’umanità, offrire loro un modello di rapporto con gli altri che rispetti la persona e consenta a tutti coloro che vivono insieme di esprimere opinioni e di fare scelte.
Tutto questo comincia molto presto, comincia con i neonati e a tre anni è già completato il modello della persona che si sta incarnando nei bambini: essi desiderano la libertà e il rispetto e noi dobbiamo creare comunità familiari e sociali nelle quali questi valori siano veri e operanti.

Il periodo della crisi dell’opposizione è anche il momento nel quale i bambini cominciano a comprendere il tempo e a stabilire alcune relazioni con il passato e il futuro. È perciò indispensabile essere molto cauti nel fare promesse e quando si fanno bisogna mantenerle. Anche questo è parte del rispetto verso i bambini e della considerazione loro dovuta: pensare che sono piccoli e dimenticano facilmente è un altro errore di valutazione delle loro capacità. Quando è veramente impossibile tenere fede al nostro impegno bisogna ammetterlo, scusarsene e proporre un’alternativa. I bambini sono generosi e non si aspettano da noi la perfezione, ma un rapporto onesto, nel quale si deve dimostrare la nostra volontà di collaborare con loro.

Educare è difficile perché nella relazione educativa siamo posti di fronte al nostro vero Io, siamo costretti a domandarci se crediamo veramente in tutto ciò che diciamo e se abbiamo fiducia nelle grandi potenzialità di ogni essere umano. Quando abbiamo responsabilità educative dobbiamo prendere la decisione di offrire ai bambini che vivono con noi la possibilità di crescere in un ambiente che “aiuta la vita”. Ogni famiglia e comunità sono educative per tutti coloro che ne fanno parte, ma gli adulti hanno nelle loro mani il potere di cambiare l’ambiente e devono usarlo per favorire lo sviluppo di tutti”.

BIBLIOGRAFIA
S. Quattrocchi Montanaro, Comprendere i bambini, 2019 (ed. or. 1998), Di Renzo Editore

Potete acquistare il libro online, cliccando qui.

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