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Plesiosauro (Plesiosaurus)

Il plesiosauro (o Plesiosaurus) è un dinosauro acquatico, vissuto nel Mesozoico. Con questo termine non si indica un’unica specie, ma un’intera famiglia di dinosauri, accomunati da caratteristiche simili. Non va confuso con il pliosauro, un altro dinosauro acquatico con il collo corto e la testa simile a quella di un coccodrillo.

Plesiosauro (Plesiosaurus)

Com’era fatto il plesiosauro?

Il plesiosauro possedeva un collo lunghissimo e quattro grosse zampe simili a pinne, che utilizzava per nuotare. La struttura del corpo ricordava quella di una tartaruga, tanto che uno dei primi scienziati a studiare i suoi fossili lo descrisse come: “un serpente passato attraverso il corpo di una tartaruga”. La sua pelle non era ricoperta di squame, come quella dei rettili, ma era liscia. I plesiosauri più piccoli misuravano  circa 2 metri, mentre i più grandi potevano superare i 15 metri.

Cosa mangiava il plesiosauro?

Il plesiosauro era carnivoro; si nutriva di pesci e altri rettili marini; le dimensioni ridotte della testa lasciano immaginare che si nutrisse di prede di piccole dimensioni.

Come si difendeva dai predatori?

Le dimensioni imponenti del plesiosauro e i denti affilati erano sufficienti a tenere alla larga la maggior parte dei predatori. Tuttavia è probabile che fosse predato dagli squali giganti preistorici, dagli ittiosauri e dai suoi cugini, i pliosauri.

Cosa vuol dire il nome plesiosauro?

Il nome deriva dal greco e significa “simile a una lucertola”.  Questo nome fu scelto per distinguere il plesiosauro somigliava più ad un rettile che a un pesce.

Dove viveva il plesiosauro?

Il plesiosauro trascorreva l’intera vita in acqua, senza mai uscire sulla terraferma; non essendo dotato di branchie, doveva risalire in superficie per respirare, come i delfini e le balene. Questo dinosauro popolava tutti i mari. Sono stati ritrovati fossili in Inghilterra, Germania e anche in Italia. I primi fossili di plesiosauro furono scoperti dalla paleontologa inglese Mary Anning.

In che epoca è vissuto il plesiosauro?

Questo dinosauro visse nell’era Mesozoica e in particolare tra il Cretaceo e il Giurassico.

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Nomofobia: cos’è e cosa significa questa parola

Nomofobia. In questo articolo scoprirete cos’è la nomofobia, oltre al significato e all’etimologia di questo anglicismo entrato a far parte del linguaggio quotidiano dei media.

Nomofobia: significato ed etimologia di questo termine

Il termine nomofobia è l’italianizzazione dell’inglese nomophobia ed è composto dall’accostamento delle prime sillabe delle parole no mobile-phone al suffisso –phobia, utilizzata per indicare ciò che genera una paura incontrollata. Significa dunque “paura di rimanere senza smartphone e indica proprio lo stato d’ansia che ci assale quando ci accorgiamo di aver lasciato il telefono a casa o quando si spegne improvvisamente.

Ma cos’è esattamente la nomofobia? Il termine è stato coniato a conclusione di uno studio condotto nel 2008 da YouGov, azienda britannica che si occupa di analisi di mercato. In Gran Bretagna (il paese che ha ospitato lo studio scientifico in questione) il 53% delle persone mostra segnali di ansia e aumentato livello di stress quando viene costretta a separarsi dal proprio telefono (anche per eventi come la batteria scarica o l’assenza di rete, quindi non correlati ad uno “smarrimento”). Il problema si evidenzia anche in Italia, con dimensioni e caratteristiche simili.

Il meccanismo alla base della nomofobia – Gli smartphone attivano nel cervello un “ciclo ludico”, in modo simile a quanto accade con le slot machine e il gioco d’azzardo. Si tratta di un ciclo di attività che stimolano il rilascio di dopamina, generando quindi una sensazione di benessere e una dipendenza (Schull, 2012). Le azioni che compiamo con lo smartphone, come controllare le notifiche e scrollare il touch screen generano una vera e propria dipendenza fisica.

Smartphone e studio – Se un certo grado di nomofobia in una società digitalizzata come la nostra si può considerare normale, ci sono compiti che richiedono un grado elevato di concentrazione: in questi casi il bisogno di accendere in continuazione il proprio dispositivo si tramuta in un ostacolo da superare. Studiare è uno di questi: ne abbiamo parlato nel nostro articolo sui metodi di studio efficaci, evidenziando la necessità di eliminare le distrazioni (smartphone compreso) quando si studia.

Matteo Princivalle

FONTI

Tag: nomofobia, nomofobia significato, nomofobia etimologia

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Il mito di Orfeo ed Euridice

Il mito di Orfeo ed Euridice

C’era una volta un giovane musicista di nome Orfeo; si dice che non avesse eguali né tra gli uomini né tra gli dei. Un giorno Apollo donò ad Orfeo una lira e le muse insegnarono al giovane come suonarla: da quel momento le sue melodie diventarono così dolci e struggenti che ogni creatura si fermava incantata ad ascoltarlo; l’acqua dei fiumi smetteva di scorrere e perfino le bestie più feroci si acquattavano docili.

Ninfe, driadi e principesse erano innamorate di Orfeo e avrebbero voluto sposarlo, ma lui amava solo Euridice, la figlia di Nereo. I due giovani si sposarono, ma il loro amore non durò a lungo. Una mattina, mentre Euridice raccoglieva un mazzo di fiori nel prato ascoltando Orfeo che suonava la lira, un serpente velenoso le azzannò una caviglia e la fanciulla cadde a terra, morta.

Orfeo, distrutto dal dolore, scese negli Inferi, intenzionato a riportare a casa la sua sposa. Con la sua musica convinse il demone Caronte a trasportarlo oltre l’Acheronte, il fiume che separava il regno dei vivi da quello dei morti. Poi convinse Cerbero – il mostruoso cane guardiano a tre teste – a farlo passare. Dopo un lungo viaggio giunse al cospetto di Ade e Persefone, il re e la regina degli Inferi. Orfeo si mise a cantare, accompagnato dal suono della sua lira; il suo canto di dolore commosse tutte le creature dell’oltretomba: demoni e mostri scoppiarono a piangere e per la prima volta nella loro vita compresero cos’erano la tristezza e la pietà.

“Vi prego”, implorò Orfeo, “concedetemi di riportare a casa la mia sposa Euridice”.
“Te lo concedo; torna nel regno dei vivi ed Euridice ti seguirà” gli disse Persefone, “ma ad una condizione: finché non avrai passato l’Acheronte, non ti dovrai voltare a guardarla”.
“Altrimenti?” chiese Orfeo.
“Altrimenti la ragazza morirà un’altra volta, e rimarrà intrappolata qui negli Inferi per l’eternità”.
Il giovane si inchinò dinnanzi al re e alla regina dell’oltretomba, li ringraziò, poi si voltò e partì.

Mentre camminava sentì qualcuno prenderlo per mano: era Euridice. Lungo la strada, però, Orfeo cominciò a dubitare: “E se Persefone mi avesse ingannato? E se dietro di me non ci fosse altro che un’ombra di fumo? E se Euridice fosse ancora nell’Ade?”
Passo dopo passo, il sospetto era sempre più grande finché, mentre stava attraversando l’Acheronte, Orfeo si voltò per vedere se la mano che l’aveva accompagnato lungo la strada era proprio quella di sua moglie.

Per un attimo gli occhi di Orfeo e quelli di Euridice si incontrarono, poi la ragazza svanì nel nulla; il giovane infatti aveva infranto le regole di Persefone e la sua sposa morì per la seconda volta.
Orfeo provò a tornare negli Inferi, ma questa volta né Caronte, né Cerbero lo lasciarono passare; solo e disperato, si rifugiò su una montagna e non scese mai più.

Orfeo ed Euridice: riassunto

Orfeo era il miglior musicista dell’antichità: con la sua cetra era in grado di incantare perfino gli animali feroci. Un giorno, la sua sposa Euridice morì per il morso di un serpente velenoso.
Orfeo, disperato, decise di scendere negli Inferi per riportarla indietro. Il suo canto commosse Ade e Persefone, che accettarono di far tornare in vita Euridice, ma ad una condizione. Orfeo sarebbe dovuto tornare sulla Terra senza mai voltarsi indietro, o la ragazza sarebbe rimasta negli Inferi per l’eternità. Lungo la strada, Orfeo si voltò, per rivedere gli occhi di Euridice e accertarsi di non essere stato ingannato dagli dei. La ragazza scomparve in una nuova di fumo e lui non la rivide mai più.

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Tag: mito di orfeo, orfeo ed euridice riassunto, mito di orfeo ed euridice, orfeo e euridice

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Metodi di studio

Metodi di studio efficaci. Se avete problemi a studiare con profitto, questo articolo è proprio quello che stavate cercando. Vi guideremo alla scoperta dei metodi di studio più efficaci e vi aiuteremo a capire quale potrebbe essere quello più adatto a voi.

Indice:
🔴 Metodi di studio
🟠 Mappe concettuali
🟡 Metodo Feynman
🟢 Flashcard
🔵 Metodo Cornell
🟣 Tecnica del pomodoro
🔴 Come trovare un metodo di studio efficace

Metodi di studio

Per cominciare, vi presentiamo cinque metodi di studio che dovreste conoscere. Ad eccezione del metodo Cornell, più adatto allo studio universitario, gli altri quattro si possono impiegare con successo già a partire dalla scuola primaria. Anzi, quando si parla di studio, prima si comincia e meglio è; studiare, infatti, è un processo che richiede tempo e molto esercizio.

Mappe concettuali – Le mappe concettuali permettono di rappresentare graficamente un argomento scomponendolo in un elenco di concetti, uniti tra loro da connettori. Le mappe concettuali sono particolarmente indicate per gli studenti con uno stile di apprendimento visivo e per gli studenti con DSA. Perché siano utili, è necessario che vengano personalizzate dallo studente (l’ideale sarebbe che ciascuno costruisse da sé le proprie mappe, anche rielaborando una mappa scaricata dal web) e che lo studente sappia definire in modo chiaro ciascuno dei concetti presenti sulla mappa. Per approfondire: Mappe concettuali.

Metodo Feynman – In altre parole, studia come se dovessi insegnare agli altri! Questa tecnica è nota fin dall’antichità, tanto che Seneca scrisse “Homines, dum docent, discunt” (“gli uomini, insegnando, imparano”). Recentemente, è stata riscoperta grazie al fisico Richard Feynman, che la utilizzava regolarmente per esplorare i fenomeni fisici e preparare i suoi interventi. Si tratta, in altre parole, di raccontare quel che si è studiato ad un ascoltatore (un genitore o un amico). In questo modo, è più semplice individuare le proprie lacune e si ha la possibilità di osservare l’argomento di studio sotto una luce differente. Per approfondire: Tecnica di Feynman.

Flashcard – Le flashcard sono carte contenenti una domanda su una delle due facce e la risposta sull’altra; si possono utilizzare per ripassare un argomento a partire da un elenco di domande. Il processo di creazione e personalizzazione delle flashcard permette di comprendere meglio l’argomento di studio e di individuare le domande chiave. Per approfondire: Come usare le flashcard.

Metodo Cornell – Questo metodo è più adatto allo studio superiore o universitario. Prevede di suddividere il foglio in due colonne: una colonna più stretta a sinistra e una più larga a destra. Nell’area sulla destra si riassumerà l’argomento di studio e nella colonna sinistra le domande chiave e le parole chiave per ciascun paragrafo.

La tecnica del pomodoro – Ognuno di noi ha una soglia individuale oltre la quale non è in grado di mantenere alta l’attenzione; studiare oltre questo limite è frustrante e improduttivo. La tecnica del pomodoro nasce per aiutare gli studenti a prendere consapevolezza di ciò e a concentrarsi intensamente per un periodo di tempo limitato. La tecnica è molto semplice: si tratta soltanto di impostare un timer (10 minuti per cominciare, poi 15, 20 e fino a 25 minuti) che scandirà la fine della sessione di studio e l’inizio di una pausa. Questa tecnica si può combinare con uno qualsiasi dei metodi di studio che abbiamo menzionato sopra per migliorarne l’efficacia. Per approfondire: La tecnica del pomodoro

Come trovare un metodo di studio efficace

Nel paragrafo precedente vi abbiamo presentato cinque metodi di studio efficaci, ma è importante sottolineare che il metodo di studio è qualcosa che ogni studente deve costruire su misura per sé. Non esistono metodi universali, né un metodo adatto a tutti. In questo paragrafo vi aiuteremo a costruire un metodo di studio passo dopo passo, illustrandovi due tecniche fondamentali e aiutandovi a scoprire qual è il vostro stile di apprendimento.

Eliminate le distrazioni

Per poter studiare in modo efficace è necessario eliminare le distrazioni. Le notifiche di smartphone e pc sono senza dubbio le peggiori. Questi strumenti, da alleati preziosi possono trasformarsi in un vero e proprio incubo. Lo studente che tiene tra le mani un telefono combinerà ben poco! La dipendenza da smartphone è un problema molto serio (è stato coniato addirittura un termine per identificarla: nomofobia), specialmente per chi studia. Quindi, prima di cominciare ogni sessione di studio, assicurati di aver spento il pc e di aver riposto il telefono in un cassetto lontano dalla scrivania o dal tavolo sul quale si studierà. Le prime volte potrebbe essere dura: puoi preparare una tabella per registrare i tuoi progressi in tal senso.

Alternate i momenti di studio a momenti di pausa

L’abbiamo già anticipato a proposito della tecnica del pomodoro, ma è bene ripeterlo: la nostra attenzione ha una soglia oltre la quale non siamo più in grado di concentrarci sullo svolgimento di un compito. Se è vero che questa soglia si può aumentare attraverso l’allenamento, d’altra parte dobbiamo essere realistici e cominciare gradualmente. Invece di trascorrere due o tre ore sui libri, alzandosi con la sensazione di non aver capito niente, sarebbe molto meglio strutturare delle micro-sessioni di 10-15 minuti, imponendosi di sintetizzare ciò che si è appreso al termine di ogni intervallo.

Metodo di studio e stile di apprendimento

Ognuno di noi impara in modo diverso; chi ha uno stile verbale tende a rielaborare il materiale di studio in forma scritta (riassunto, domande e risposte, etc.). Chi ha uno stile visivo invece utilizzerà sottolineature colorate, mappe e presentazioni ricche di diagrammi e illustrazioni.

Stile verbale – Lo stile verbale richiede di trasformare il materiale di studio in testo scritto. Gli studenti che apprendono in modo verbale hanno bisogno di memo e annotazioni, per riuscire a sintetizzare le informazioni in modo efficace. I metodi di studio più efficaci per gli studenti con uno stile di apprendimento verbale sono:

  • metodo Cornell (riassunto scritto con domande e parole chiave);
  • flashcard (domande e risposte).

Stile visivo – Per memorizzare attraverso uno stile visivo, occorre utilizzare quanto più possibile i colori e le figure; in questo caso, lo studio dovrà concentrarsi sull’accostamento di immagini e informazioni essenziali da ricordare. I metodi di studio più efficaci per gli studenti visivi sono:

  • mappe concettuali;
  • mappe mentali;
  • diagrammi e infografiche;
  • sottolineatura a colori.

L’applicazione dei metodi e delle tecniche che abbiamo raccolto in questo articolo vi aiuterà a studiare meno e soprattutto meglio. Ma non illudetevi: lo studio richiede costanza e dedizione.

Tag: metodi di studio, metodo di studio, metodologia di studio

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Storie e racconti sull’inverno

Storie sull’inverno. In questo articolo troverete una raccolta di testi sull’inverno per i bambini della scuola primaria e dell’infanzia.

Storie e racconti sull’inverno

Indice:
🔴 La rondine e il calicanto
🟠 La leggenda dell’arancio
🟡 La leggenda della neve
🟢 L’inverno e la primavera

State cercando un racconto breve a tema invernale? Ecco una lettura in sequenze adatta anche ai più piccoli.

La rondine e il calicanto
A. de Falco, M. Princivalle
C’era una volta una rondine che stava migrando col suo stormo.
Stanca di volare, si fermò a riposare nel bosco, ma quando si svegliò era troppo buio per ripartire.
La rondine chiese aiuto agli altri animali, ma nessuno di loro volle ospitarla nella sua tana.
Sola e infreddolita, la rondine cadde ai piedi di un cespuglio di calicanto, che la abbracciò coi suoi rami spogli.
Quella notte, sui rami del calicanto sbocciarono mille fiori gialli, che avvolsero la rondine come una coperta.
Il giorno dopo, la rondine ringraziò il calicanto per averla salvata e riprese il suo viaggio.
Da allora, ogni inverno il calicanto fiorisce, per ricordare al mondo il potere di un abbraccio gentile.

La leggenda della neve
A. de Falco, M. Princivalle
C’era una volta un pastorello che aveva portato le sue pecore a pascolare in alta montagna. Le pecore si trovavano così bene lassù che non volevano più tornare a valle. «Fermiamoci ancora qualche giorno» chiedevano al pastorello ogni mattina e lui, che era ancora inesperto, le accontentava.
Arrivò l’autunno e cominciò a piovere.
«Dobbiamo tornare a valle» disse il pastore, radunando il suo gregge, ma la strada era troppo scivolosa e furono costretti a fermarsi lì.
Poi cominciò a fare freddo, molto freddo.
«Dobbiamo tornare a valle» disse il pastore, radunando il suo gregge,
ma la strada era ghiacciata e furono costretti a fermarsi lì.
Passò ancora qualche giorno; la strada si coprì di ghiaccio, l’erba appassì e le pecore rimasero intrappolate e senza niente da mangiare.
Una mattina le pecore affamate chiesero al pastorello: «Perché non cerchiamo qualcosa da mangiare lassù tra le nuvole?»
Aspettarono una nuvola di passaggio e scomparvero dentro di essa.
Oltre le nuvole, trovarono un regno incantato, dove crescevano erba tenera e frutti di ogni qualità.
Le pecore si trovarono così bene che non vollero più tornare indietro e il pastorello le accontentò, perché anche lui stava bene lì tra le nuvole.
Sulle nuvole abitava un popolo di folletti burloni. Vedendo le pecore addormentate, decisero di fargli uno scherzo: presero le forbici e le tosarono, poi buttarono di sotto i riccioli di lana.
Passando attraverso le nuvole, i riccioli si inzupparono d’acqua e il vento li fece ghiacciare. Quando caddero a terra, erano diventati fiocchi di neve e imbiancarono la montagna. Da quel giorno, ogni volta che sulle pecorelle ricresce la lana, i folletti celesti la tagliano e la buttano giù: ecco perché scende la neve!

La leggenda dell’arancio

L’inverno e la primavera

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Speciale inverno:
🔴 Disegni
🟠 Filastrocche sull’inverno
🟡 I giorni della merla
🟢 Lavoretti inverno
🔵 Schede didattiche
🟣 Storie sull’inverno

Tag: testi sull’inverno, storie sull’inverno, leggende sull’inverno

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Letterina a Babbo Natale da stampare e colorare

In questa sezione potete trovare vari modelli di letterina a Babbo Natale da stampare e colorare. Cliccate sui disegni o sui pulsanti colorati per stampare i file PDF da colorare.

Letterina a Babbo Natale da stampare e colorare

Letterina Babbo Natale da stampare
Letterina Babbo Natale da stampare
Letterina Babbo Natale da stampare

Risorse a tema per Natale:
🟠 Storie di Natale
🟡 Disegni di Natale
🟢 Sagome da ritagliare
🔵 Lavoretti di Natale
🟣 Poesie e filastrocche di Natale
🔴 Buongiorno natalizio (immagini)
🟠 Buonanotte natalizia (immagini)
🟡 Auguri di Natale
🟢 Frasi sul Natale
🔵 Facciamo l’albero insieme. Un albo illustrato per Natale
↩️ Natale – tutte le risorse

I benefici del coloring

Colorare è un’attività dai risvolti benefici: attraverso questa pratica, i bambini potranno allenare la muscolatura della mano ad impugnare correttamente lo strumento di scrittura (penna, matita, pennarello) e a sostenere lo sforzo fisico necessario ad esercitare il tratto. Sembra una sciocchezza, ma oggi i bambini sono abituati a reggere tra le mani smartphone e tablet per numerose ore ogni giorno, col risultato che i muscoli necessari alla scrittura si indeboliscono. Ecco perché così tanti bambini fanno fatica a scrivere! Abituarli a colorare sin da piccoli è un esercizio formidabile: se lo proponiamo attraverso il gioco, daremo loro una marcia in più. Infine, secondo alcuni studi scientifici l’attività del coloring aiuta i bambini ad eliminare lo stress e l’ansia. Benché non si tratti di un’attività terapeutica, è comunque una pratica molto rilassante.

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Attenzione: queste immagini sono protette da copyright. Riprodurle sul web – compresi i social network – senza la nostra autorizzazione scritta è vietato ai sensi di legge. È sempre permessa la stampa per uso personale (es. per colorare) e per uso didattico (es. esercizi in classe).

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