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LA PERFEZIONE NON PORTA ALLA FELICITA’

Quando avevo cinque anni, mia madre mi ripeteva sempre che la felicità è la chiave della vita. Quando andai a scuola, mi domandarono come volessi essere da grande. Io scrissi “felice”. Mi dissero che non avevo capito il compito, e io dissi loro che non avevano capito la vita“.
John Lennon

L’ossessione per la perfezione e per il “primo posto” è tipica della nostra società. Parlando con gli insegnanti, raccogliamo quotidianamente testimonianze di quanto questo fenomeno sia diffuso e addirittura incoraggiato dalle famiglie. Eppure, tra la perfezione e il far bene, c’è di mezzo la felicità. L’obiettivo dell’educazione è, attraverso il riconoscimento e la valorizzazione dei talenti, permettere a ciascuno di trovare la propria strada. Per riuscirci è indispensabile far bene, mentre è del tutto accessorio competere con gli altri.

Chi è ossessionato dalla perfezione non tollera l’errore, non può e non riesce ad accettarlo. Purtroppo, quest’abitudine mentale, specialmente in un bambino, rende difficile cogliere il potenziale pedagogico dell’errore. Sbagliando s’impara; ed ecco la differenza tra “fare perfettamente” e “far bene”.  La seconda strada ammette la possibilità di sbagliare e di utilizzare l’errore come mezzo per migliorare. Solo così è possibile affrontare serenamente le sfide della vita e sviluppare la resilienza.

Questo abito mentale si sviluppa nella vita di tutti i giorni, a partire dalle piccole cose: si comincia riconoscendo l’importanza dell’impegno e abituandosi alla responsabilità, ma anche imparando ad attribuire agli errori il giusto peso.

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