Resilienza

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DEFINIZIONE DI RESILIENZA

Qual è il significato della parola resilienza applicato alla psicologia? La resilienza è la capacità di resistere alle esperienze emotive negative in modo flessibile e orientato al cambiamento, ma anche la capacità di crescere attraverso le sfide.
In realtà, il termine resilienza è una sorta di ombrello: ci sono tante definizioni di resilienza nella letteratura scientifica, e ciascuna di esse coglie uno o più aspetti di essa. Ecco alcuni degli aspetti principali che formano la resilienza:

  • Aspetti biologici, ovvero tutti i fattori ereditari sui quali – al momento – non possiamo intervenire
  • Autoconsapevolezza, ovvero la capacità di riconoscere i propri stati emotivi in modo efficace (l’autoconsapevolezza è un aspetto fondamentale dell’intelligenza emotiva, complementare all’empatia)
  • Autoregolazione, ovvero la capacità non solo di riconoscere i nostri stati d’animo, ma di reagire in un certo modo ad essi
  • Agilità mentale, ovvero la capacità di guardare ai problemi da più punti di vista diversi (l’agilità mentale coincide in parte con il pensiero laterale e in parte con la Prospettiva, uno dei 24 punti di forza secondo le scienze del carattere).
  • Ottimismo, ovvero la credenza profonda in un futuro positivo. L’ottimismo è un fattore cruciale per la resilienza perché determina il nostro modo di guardare alle sfide (e possiamo impararlo, al 100%)
  • Autoefficacia, ovvero la fiducia in se stessi e nelle proprie abilità per poter superare una sfida
  • Interconnessione, ovvero una rete sociale capace di dare aiuto e sostegno nei momenti difficili.
  • Spiritualità, ovvero la credenza in qualcosa di più grande e profondo di noi. La religione è un tipico esempio di spiritualità.
  • Istituzioni positive, ovvero un ambiente (casa, famiglia, istituzioni sociali) orientato in senso positivo, orientato alla crescita degli individui. Chi cresce all’interno di istituzioni positive è abituato fin da piccolo a reagire alle sfide e alle difficoltà; le istituzioni positive amplificano tutti i fattori che abbiamo indicato sopra.

FILASTROCCA RESILIENTE
Alessia de Falco e Matteo Princivale
Non ti arrendere
ce la puoi fare:
ogni sconfitta
ha tanto da insegnare.
Sii coraggioso
va’ oltre il cancello:
Quel che è difficile
è ciò che è più bello.

IL SIGNIFICATO DI QUESTI VERSI

Coraggio ed ottimismo servono oggi più che mai. In un mondo sempre più complesso, chiamati ad affrontare sfide più grandi di noi, non possiamo fare a meno della resilienza. Concetto complesso la resilienza, o meglio, costrutto. Infatti, essere resilienti è molto più del semplice “superare gli ostacoli”. La resilienza richiede flessibilità, capacità di cogliere e governare il cambiamento, capacità di scomporre e risolvere i problemi, speranza ed ottimismo. In questi versi abbiamo sintetizzato, a misura di bambino, due elementi essenziali della resilienza. Il primo è la capacità di superare gli ostacoli, imparando da essi e dalle sconfitte che la vita ci riserva. Le persone resilienti accettano il fatto che alcuni eventi siano immutabili, al di fuori del loro controllo. Tuttavia, non si perdono d’animo: anche di fronte ad una sciagura, si sforzano di individuare le azioni in loro potere per cambiare – anche se in piccola parte – le cose, poi agiscono.

Ma soprattutto, le persone resilienti non temono le difficoltà. Riconoscono che la sconfitta è una parte della vita e non la evitano. Ciò che è difficile è bello, si diceva nell’Antica Grecia. La massima è tuttora valida. Solo chi riesce ad uscire dalla propria zona di comfort, per addentrarsi nella foresta delle sfide e degli imprevisti può trovare autentica soddisfazione: è la soddisfazione di chi ha visto, di chi ha imparato, di chi si è confrontato con se stesso ed è riuscito ad andare oltre le proprie paure. Ma come possiamo educare i bambini al coraggio? Primo: insegnando loro che ogni sconfitta è preziosa. Secondo: educandoli al piacere della scoperta e della sfida. Sfida che, ricordiamolo, non è contro il prossimo ma contro i propri limiti.
“Quel che è difficile è ciò che è più bello”. La nostra filastrocca si conclude così; questi versi sono il nostro auspicio, il nostro messaggio: ci piacerebbe vederli stampati ed affissi sulle porte delle camerette, nelle aule, nei campi sportivi. Ci piacerebbe vedere i bambini che si addentrano nelle sfide quotidiane con la consapevolezza che nessuno li giudicherà, ma che cresceranno. Ci piacerebbe che tutti gli educatori si facessero portatori di questa pillola di coraggio. In fondo, chi si imbarca nella missione titanica di crescere un figlio o di formare un’intera classe, non può pensare diversamente!

SIGNIFICATO ED ETIMOLOGIA DEL TERMINE RESILIENZA

Resilienza deriva dal latino “resilire”, che significa rimbalzare. risalire. Questo termine deriva dalle scienze dei materiali: in origine erano definiti “resilienti” quei metalli che, se venivano sottoposti a una forza, si piegavano senza rompersi; l’aggettivo “resiliente” veniva dato anche ai tessuti che, dopo essere stati tirati, tornavano alla loro forma originaria, senza deformarsi.
Da qui alla psicologia il passo è breve: gli psicologi del XX secolo, alle prese con i traumi e la fragilità umana, hanno coniato il termine resilienza per indicare la capacità di fronteggiare le difficoltà senza spezzarsi.

RESILIENZA IN PILLOLE

Non passò neppure un istante e Alice si introdusse nella tana dietro al Coniglio, ma come sarebbe potuta poi uscire di là fu una cosa cui in quel momento non pensò minimamente. La tana del coniglio andava diritta per un certo pezzo come una galleria, poi volgeva improvvisamente verso il basso, così improvvisaménte che Alice non ebbe il tempo di pensare di fermarsi prima di accorgersi che stava precipitando giù per un pozzo molto profondo.

L. Carroll, Alice nel paese delle meraviglie

Quante volte vi è capitato di ritrovarvi come Alice a precipitare metaforicamente in un pozzo molto buio e profondo? Un lutto, un improvviso cambiamento o, più in generale, un evento che ha scosso la vostra sfera emotiva: vi sarete sentiti schiacciati, persi, addolorati. Ma poi siete riusciti a risalire, a vedere nuovamente la luce, miracolosamente più forti.

COS’È LA RESILIENZA?

Se ciò è accaduto, probabilmente avete sperimentato il tema che approfondiamo in questo articolo: la resilienza, ovvero la capacità di non farsi piegare da un ostacolo, trovando la forza e la volontà di andare avanti.

Immaginatevi come palazzi antisismici che affrontano un terremoto, oscillando, anche violentemente, senza crollare. Lo stesso capita alla mente umana quando reagisce con resilienza: ci si piega al dolore, ma non ci si spezza. Nonostante il trauma, generalmente si attinge al proprio bagaglio di forze interiori, a volte anche inconsapevolmente, per superare le avversità.

resilienza

E’ un concetto importantissimo per ciascun individuo, nel suo percorso di crescita personale e nelle relazioni con gli altri, in ambito familiare e non. E’ importante approfondire questo tema perché, sin dalla più tenera età, saper affrontare gli ostacoli che la vita ci pone significa riuscire a vivere in maniera più equilibrata e serena. La famiglia riveste un ruolo cruciale nell’allenamento di questa risorsa, una sorta di trampolino di partenza da cui spiccare il volo per la vita. Per camminare poi, crescendo, sulle proprie gambe.

Per fare tutto questo, sfatiamo un mito: nessun trauma potrà mai essere positivo, sarebbe ipocrita considerare tale una tragedia, un forte dolore, una malattia. Ciò che è positivo è la possibilità di poter riemergere cambiati, più forti, anche dopo le esperienze più dolorose: sopravvissuti, pronti ad amare la vita ancora di più. Ecco cosa significa vivere con resilienza.

Di seguito vogliamo offrirvi un breve approfondimento su questa tematica, con l’obiettivo di avere una panoramica teorica sul concetto e su come può essere allenato nella nostra quotidianità, anche attraverso momenti ludici. Il passo successivo sarà portare questi insegnamenti in famiglia, sperimentando insieme il Gio-Coaching.

LA RESILIENZA PSICOLOGICA

La resilienza psicologica è una caratteristica fondamentale per riconquistare un benessere temporaneamente perduto: significa trovare la forza per “persistere” nel proprio obiettivo, nell’accettare la sfida costituita dagli eventi negativi che si paleseranno lungo il percorso. Una persona resiliente ha imparato ad attingere dal bagaglio delle proprie risorse emotive, tirando fuori al momento opportuno, proprio come dal cilindro di un abile mago, ciò che serve a guardare il futuro senza lasciarsi sopraffare.

Ecco un piccolo identikit della persona resiliente:

  • è ottimista e crede che i momenti negativi siano temporanei:
  • è determinata e nutre una forte motivazione che la spinge a perseguire gli obiettivi prefissati;
  • non perde mai la speranza, anche dopo una sconfitta.

E VOI, SIETE RESILIENTI?

Per misurare la vostra resilienza provate con sincerità a rispondere a queste domande, facendo riferimento ad esperienze vissute e a come vi siete comportati. E’ un piccolo test per capire come lavorare su se stessi, prima ancora che insieme ai vostri bambini:

  • siete in grado di affrontare le difficoltà senza perdervi d’animo?
  • è stato utile confrontarvi con altre persone, condividere il vostro disagio?
  • cosa vi ha permesso di guardare con fiducia al futuro?
  • quali sono le forze, gli insegnamenti, tratti dagli ostacoli che avete affrontato?
  • sapreste essere d’aiuto ad altri, fornendo assistenza nei momenti difficili?

State tranquilli, è molto probabile che, nel rispondere, scopriate di non essere poi così resilienti. Però c’è una buona notizia per voi: secondo la psicologia, è possibile allenare la propria resilienza con l’esperienza. Non è esaustivo, ma ci sono tre mosse che possono rifocalizzarci:

  • imparare ad accettare le sfide
  • trovare i nostri fattori di protezione, gli elementi a cui appellarsi in caso di difficoltà
  • diventare consapevoli dei propri limiti e delle proprie potenzialità: le forze verranno in soccorso delle debolezze.

Queste sono linee guida teoriche, che però possono essere allenate giornalmente portando un po’ di resilienza nei nostri gesti quotidiani. Di seguito una serie di piccoli esercizi da sperimentare su se stessi e da riproporre in famiglia, prima di passare al gio-coaching sulla resilienza.

MINI-KIT DI ALLENAMENTO: RESILIENTI IN 3 MOSSE

Stretching mentale: senza flessibilità non esiste resilienza. Maggiore è la capacità di adattamento cognitivo, più grande sarà la tolleranza alla frustrazione.
Allenatevi un po’ per giorno ad essere morbidi, a prendere le cose per quel che sono.

Team working: chi fa da sé fa per tre, ma in tre è decisamente meglio. Non rinunciate mai a una bella chiacchierata, a due parole di conforto: sono la medicina migliore. Condividere le nostre esperienze con gli altri, senza diventare tossici, è un prezioso nutrimento dal punto di vista affettivo e psicologico.

Yoga dell’anima: l’autoconsapevolezza, la capacità di capire davvero ciò che sentiamo, aiuta a far fronte al dolore in maniera più serena. Non significa soffrire meno, questo non accadrà mai. Vuol dire accettare ogni sfumatura delle emozioni, senza reprimerle, semplicemente lasciandole defluire.

RESILIENZA IN FAMIGLIA

Finora abbiamo affrontato il tema della resilienza nella dimensione individuale, parlando di ciò che ciascuno di noi è chiamato ad affrontare. Esiste tuttavia anche un’accezione più ampia di questo tema che possiamo definire resilienza familiare. Di cosa si tratta? Significa inventare insieme strategie di adattamento, in modo tale che la famiglia si trasformi in un punto di sostegno. Immaginatevi di coltivare l’ambiente familiare come un piccolo orto, alimentando interessi e relazioni interpersonali, coltivando il dialogo, prendendosi cura di se stessi e degli altri membri del team.

Ecco alcuni esempi concreti:

  • Imparare ad ascoltarsi: difficilmente se non conosco i miei bisogni, troverò energie fisiche e psicologiche necessarie a sostenere gli altri
  • Prendersi del tempo per sè stessi e recuperare energie: serve a pianificare più serenamente le attività
  • Non farsi sopraffare dal senso di colpa
  • Coinvolgere tutti i membri della famiglia: dite sempre la verità, fare “taglia fuori” non aiuta nessuno
  • Chiaramente bisogna far attenzione a non iper-responsabilizzare i più piccoli, ma è importante comunque che sappiano se una persona a cui sono legati ha bisogno di un po’ di sostegno in più

PER EDUCARE CON LE FAVOLE:

Per aiutare i più piccoli a riconoscere le emozioni e a coltivare le buone pratiche che ci fanno stare meglio abbiamo scritto la raccolta di racconti “Cuorfolletto e i suoi amici”.

libri cuorfolletto e i suoi amici

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