Blog

La bambina e la cavalletta rosa

La bambina e la cavalletta rosa

Alessia de Falco & Matteo Princivalle

Mentre giocava in giardino, una bambina si accorse che c’era una grande cavalletta rosa posata sullo steccato.
“Che meraviglia!” esclamò avvicinandosi all’insetto, con la bocca aperta per lo stupore.
“Altro che”, rispose malinconica la cavalletta.
“Perché sospiri?”
“Pensi che il mio colore mi renda felice?”
“Io lo sarei” rispose la bambina.
“In questo prato non ci sono soltanto io: ho trecento sorelle. Le hai mai incontrate?”
“Mai”.
“E sai perché?”
“Lo ignoro”.
“Perché sono verdi, come l’erba del prato. Per loro è facile nascondersi e non essere viste. Non si nascondono soltanto da te, ma anche dai ragni e dagli uccelli che ci mangiano. Io invece, con questo colore, potrebbe vedermi chiunque, perfino una talpa”.
La bambina rimase colpita dalle parole della cavalletta.
“Questo colore è una maledizione, altro che meraviglia. Ma cosa puoi saperne tu! Anche se indossi vestiti a fiori e magliette brillanti, nessun uccello proverebbe mai a mangiarti”.
“Hai ragione”, disse la bambina preoccupata. “Perché non vieni a vivere in casa mia; ti ospiterei volentieri nel mio astuccio”.
“Vivere in una scatola e rinunciare alla libertà?” ribatté la cavalletta scuotendo la testa; “meglio finire nella pancia dei merli; finché vivrò, salterò libera in questo prato”.
La bambina si sedette incrociando le gambe nel prato, proprio sotto lo steccato; era decisa ad aiutare la cavalletta rosa, senza privarla della sua libertà.
Mentre pensava, il suo sguardo cadde sul rosaio che cresceva appresso al muro, in fondo al giardino.
“Idea!”
“Cosa?” domandò la cavalletta.
“Ho avuto un’idea: visto che sei tutta rosa, potresti nasconderti tra i petali del rosaio. Nessuno si accorgerà di te”. La cavalletta guardò i fiori e si illuminò.
“Hai ragione. Non ci avevo proprio pensato; sai, noi cavallette non siamo grandi pensatrici: preferiamo mangiare”.
L’insetto spiccò due grandi balzi e raggiunse le rose, poi si acquattò tra i loro grandi petali e si mimetizzò splendidamente.
“Ti sono grata: mi hai salvato la vita”.
La bambina si avviò verso casa, sorridendo al pensiero di aver aiutato un’infelice.
A volte, una soluzione ha lo stesso colore del suo problema.

Nota degli autori: Di recente abbiamo scoperto che le cavallette rosa esistono davvero; questo colore è dovuto ad un’alterazione genetica (simile a quella che negli esseri umani porta i capelli rossi). Purtroppo, questo colore rende impossibile mimetizzarsi e rende gli insetti facili prede per gli uccelli. Ecco perché è così difficile incontrare una cavalletta rosa!
In questa favola della buonanotte però, ci siamo concentrati su un messaggio positivo: chi pensa fuori dagli schemi riesce a risolvere i suoi problemi. Ci auguriamo che lo facciano anche le cavallette rosa.

Non avete trovato il contenuto che stavate cercando? Chiedetecelo: ogni mese realizziamo i materiali più richiesti dai lettori! Ecco il modulo per le nuove richieste: Chiedi un contenuto.

Iscrivetevi alla Newsletter o al canale Telegram per ricevere gli ultimi aggiornamenti dal sito.

Covid-19 e scuola: migliaia di famiglie pensano all’homeschooling

Come torneranno a scuola i bambini? Ancora non si sa e questa incertezza pesa sulle famiglie italiane. In assenza di uno scenario preciso, infatti, aumenta il numero di famiglie intenzionate a ritirare i figli da scuola e ad istruirsi privatamente, ricorrendo all’istruzione parentale.

Fino a marzo scorso, l’istruzione parentale (detta anche homeschooling) era un fenomeno che interessava un numero esiguo di famiglie sul territorio italiano: circa 1500, secondo le statistiche.
Si tratta infatti di una scelta che richiede consapevolezza, un elevato grado di istruzione e risorse finanziarie non indifferenti. Negli ultimi tre mesi, il fenomeno è esploso: secondo i dati del nostro Osservatorio sull’Educazione (dati: Google Search Console) sono state circa 8000 le famiglie che hanno cercato in rete informazioni sull’istruzione parentale.

Del resto, la didattica a distanza ha richiesto un impegno costante da parte dei genitori, specialmente per chi ha figli in età 3-12 anni. Impegno che difficilmente si può conciliare con un lavoro a tempo pieno e che ha portato molte madri a lasciare il lavoro per dedicarsi ai figli. In queste condizioni, è assolutamente normale che alcune famiglie scelgano di ricorrere all’istruzione parentale, per progettare una scuola “su misura” per i propri bambini. Con tutti i rischi del caso, perché se l’educazione e l’istruzione si nutrono di buone intenzioni, funzionano soltanto se sono sostenute da una professionalità elevata.

Per chi fosse interessato ad approfondire il tema dell’istruzione parentale, potete trovare riferimenti normativi e alcuni approfondimenti pedagogici in questa guida.

Non avete trovato il contenuto che stavate cercando? Chiedetecelo: ogni mese realizziamo i materiali più richiesti dai lettori! Ecco il modulo per le nuove richieste: Chiedi un contenuto.

Iscrivetevi alla Newsletter o al canale Telegram per ricevere gli ultimi aggiornamenti dal sito.

Le due ciliegie: laboratorio emotivo

le due ciliegie laboratorio emotivo

Le due ciliegie

Laboratorio emotivo, a cura di Alessia de Falco & Matteo Princivalle

Occorrente:

  1. Il libro “Favole Sagge: La leggenda della camomilla & La favola delle ciliegie“, che potete acquistare su AMAZON (cliccando qui).
  2. La scheda “Le due ciliegie”, che trovate in fondo a questa pagina e che potete scaricare gratuitamente.
  3. Penne e matite per scrivere.

Obiettivi educativi: 

  1. Educare all’ottimismo.
  2. Insegnare una strada alternativa alla ruminazione mentale (quello che accade quando continuiamo a pensare e ripensare a un evento negativo) per affrontare i momenti difficili.

Come si fa: 

  1. Prima di cominciare, leggete ad alta voce “La favola delle ciliegie” contenuta nel sesto volume delle Favole Sagge. Vi suggeriamo di fare pause tra una sequenza e l’altra, mostrando le illustrazioni e commentandole insieme ai bambini (15 minuti circa).
  2. A lettura conclusa, presentate la scheda “Le due ciliegie” e osservatela insieme, con attenzione: rappresenta due grosse ciliegie, proprio come quelle della favola: la prima delle due trova sempre qualcosa di buono in ciò che le accade, mentre la seconda trova sempre qualcosa che non va.
  3. Prima fase del laboratorio (negativo): chiedete ai bambini di pensare ad un episodio negativo della propria vita che hanno vissuto recentemente. Il loro compito sarà quello di descriverlo o disegnarlo all’interno della ciliegia sulla sinistra.
  4. Seconda fase del laboratorio (positivo): chiedete ai bambini di cercare qualcosa di buono in quell’episodio negativo, proprio come avrebbe fatto la seconda delle due ciliegie della favola. Anche in questo caso dovranno descriverlo all’interno della ciliegia o rappresentarlo con un’immagine (ecco alcuni esempi: 1) negativo- la mamma mi ha sgridato perché facevo troppo rumore; positivo- ho imparato che non bisogna parlare ad alta voce la sera tardi; 2) negativo – sono andato dal dottore per fare un vaccino e mi ha fatto male; positivo- so che non prenderò una certa malattia; 3) negativo – i miei amici non hanno voluto giocare con me; positivo – sono andato in biblioteca con la mamma e ho scoperto un bel libro).
  5. Conclusione: l’ottimismo e la gratitudine verso la vita presentano alcuni importanti benefici pratici. Chi impara a vedere il lato positivo anche nelle situazioni difficili è più determinato ad agire rispetto a chi si abbandona alla ruminazione mentale; inoltre, sperimenta una vita molto più soddisfacente. Per concludere il laboratorio, potete spiegare ai bambini che l’ottimismo ci aiuta a vivere meglio ogni giorno e soprattutto ci aiuta ad affrontare i momenti difficili.

Scheda “Le due ciliegie”

Cliccate sulla scheda qui sotto per scaricare il template in formato A4 da stampare e completare.
Se non potete stampare la scheda, realizzatene una ispirandovi al nostro modello.

le due ciliegie

PER EDUCARE CON LE FAVOLE:

Per aiutare i più piccoli a riconoscere le emozioni e a coltivare le buone pratiche che ci fanno stare meglio abbiamo scritto la raccolta di racconti “Cuorfolletto e i suoi amici”.

libri cuorfolletto e i suoi amici

TORNA A:

Non avete trovato il contenuto che stavate cercando? Chiedetecelo: ogni mese realizziamo i materiali più richiesti dai lettori! Ecco il modulo per le nuove richieste: Chiedi un contenuto.

Iscrivetevi alla Newsletter o al canale Telegram per ricevere gli ultimi aggiornamenti dal sito.

La favola della lavanda

la favola della lavanda

La favola della lavanda

Alessia de Falco & Matteo Princivalle

C’era una volta un piccolo prato inaridito dal Sole: l’erba era bruciata, la terra spaccata e tutti i suoi abitanti erano tutti fuggiti da lì.
Era rimasta soltanto Lavandulina, una fata bionda e piccina che prendeva il sole, dondolandosi, su una seggiola di legno grande come un mignolo.
Lavandulinana era la fata custode di quel prato e non sarebbe andata via da lì per nessun motivo; molti anni prima, il Cuorfolletto glielo aveva consegnato e le aveva detto: “Lavandulina, questo prato ti sembrerà triste, ma il suo destino è straordinario. Prenditi cura di lui”.
Lavandulina aveva preso sul serio le parole del Cuofolletto: aveva costruito una casetta di paglia, un tavolo e una seggiola per mangiare, e così era diventata la fata custode di quel fazzoletto di terra desolata.
Siccome non c’era anima viva, la fata aveva molto tempo libero, che impiegava per leggere. La sua passione erano gli almanacchi dei fiori: ne conosceva centinaia e sperava, prima o poi, di vederne qualcuno dal vero.
Ogni tanto si faceva spedire dei fiori dalla fatina arciera, che glieli lanciava col suo arco incantato, ma il giorno dopo averli piantati li trovava morti stecchiti dal caldo.
Un giorno, passò di lì una piccola chiocciola libraia, col suo carretto sgangherato.
Lavandulina corse a vedere se ci fosse qualche nuovo almanacco e tornò a casa trascinando una pila di libri alta quanto lei.
Vinta di curiosità, cominciò a sfogliare gli albi alla ricerca di nuovi fiori mai visti prima; fu così che arrivò alla pagina che mostrava i campi di lavanda. La fata fu conquistata dal loro colore viola intenso. L’almanacco diceva così: “La lavanda cresce anche nei paesi caldi e che sopporta bene il Sole e la siccità”.
Lavandulina decise di fare un tentativo: chiamò la fatina arciera e le chiese dei semi di lavanda. Un attimo dopo, una freccia con un piccolo pacchetto giallo si piantò ai piedi della sua capanna.
Lavandulina lo aprì e seminò tutto il suo contenuto nelle fessure aperte dal Sole nel terreno. Dopo qualche giorno, le piante di lavanda germogliarono: nonostante il caldo, sembravano belle e robuste. La fata era così contenta: dopo tanto tempo, aveva trovato delle piante capaci di crescere nel suo terreno arido.
Un bel giorno, Lavandula, svegliandosi, trovò il prato punteggiato da centinaia di spighe violette: la lavanda era fiorita. Che spettacolo!
La fata si mise a danzare e ballare; dopo tanta attesa, finalmente il suo desiderio si era realizzato: la sua terra era in fiore.

Non avete trovato il contenuto che stavate cercando? Chiedetecelo: ogni mese realizziamo i materiali più richiesti dai lettori! Ecco il modulo per le nuove richieste: Chiedi un contenuto.

Iscrivetevi alla Newsletter o al canale Telegram per ricevere gli ultimi aggiornamenti dal sito.

La favola delle lenticchie

la favola delle lenticchie

La favola delle lenticchie

Alessia de Falco & Matteo Princivalle

C’era una volta una famiglia di lenticchie; gli uomini le avevano seminate in un prato di montagna per raccogliere i loro semi, da mangiare durante il freddo inverno. Le lenticchie facevano del loro meglio per crescere, ma il loro compito era difficile: in primavera l’aria era gelida e quando venne l’estate l’acqua cominciò a scarseggiare. Giorno dopo giorno, la situazione peggiorava.
“Questo non è il prato giusto per noi lenticchie. Come faremo a dare frutti?” si chiedevano preoccupate.
Le lenticchie più piccole piangevano e si lamentavano.
“La montagna è troppo arida, moriremo di sete”.
Le piante si riunirono e decisero che avrebbero chiesto aiuto alla prima creatura che fosse passata.
Verso mezzogiorno, videro arrivare qualcuno, avvolto in un mantello di tela. Era il Bruco Mangianoia, che attraversava le montagne con un sacco pieno di semi sulle spalle.
“Buongiorno viaggiatore! Abbiamo un gran bisogno di aiuto” dissero le lenticchie.
“Cosa succede?” chiese il bruco, scoprendosi il cappuccio.
“Abbiamo sete. Ci hanno piantato nel posto sbagliato. Vogliamo andarcene da qui”.
Il Bruco Mangianoia depose il sacco che portava sulle spalle.
“Non esistono posti sbagliati, ma solo compagnie sbagliate! Il vostro problema non è l’acqua, ma la solitudine”.
Aprì il sacco e prese una manciata di semi, poi li sparse tra le radici delle lenticchie. Le piantine lo guardarono con sospetto.
“Perché pianti semi, viaggiatore? L’acqua non basta per noi, come faremo a dissetare le nuove piante?”
“Presto lo scoprirete”, rispose il bruco, poi si coprì di nuovo la testolina con il cappuccio e proseguì il suo viaggio.
Presto, dai semi che aveva gettato per terra nacquero i fiori di campo: senape, trifoglio, papavero, camomilla, fiordaliso e tanti altri.
“Ben arrivati” li accolsero le lenticchie, “ma come ci aiuterete? Non c’è più acqua”.
“Non occorre molta acqua a chi sa come non farsela scappare”, disse loro il papavero, sorridente.
Dopo qualche giorno il cielo si coprì di nuvole e scoppiò un temporale.
I fiori di campo si misero a cantare tutti insieme e mentre cantavano intrecciarono le loro radici insieme a quelle delle lenticchie, in modo da formare una rete impenetrabile.
Le gocce di pioggia rimasero intrappolate tra le radici e tutti nel campo riuscirono a dissetarsi: c’era acqua per tutta l’estate.
Fu organizzata una grande festa e il prato si riempì di fiori colorati. Ancora oggi, chi passa da lì all’inizio dell’estate può vedere le lenticchie e i fiori di campo che festeggiano insieme la loro amicizia, che ha sconfitto perfino la siccità.

Non avete trovato il contenuto che stavate cercando? Chiedetecelo: ogni mese realizziamo i materiali più richiesti dai lettori! Ecco il modulo per le nuove richieste: Chiedi un contenuto.

Iscrivetevi alla Newsletter o al canale Telegram per ricevere gli ultimi aggiornamenti dal sito.

La favola dell’edera

come l'edera imparò ad arrampicarsi

Come l’edera imparò ad arrampicarsi

Alessia de Falco & Matteo Princivalle

C’era una volta una casetta in montagna; era una baita in pietra, circondata da un grande giardino. D’inverno il giardino era una distesa bianca, sepolta sotto un candido manto di neve. A primavera, le piante si risvegliarono una ad una, colorando quel luogo silenzioso con le loro foglie e i loro fiori. Vicino a quello che i bambini chiamavano “cucciolo di abete”, un giovane alberello smanioso di crescere, fece capolino una piantina assai modesta: aveva due piccole foglie verdi scure attraversate da sottili venature bianche. Si chiamava edera e presto divenne nota a tutte le altre piante del giardino: infatti, non stava mai zitta. Chiedeva perché le nuvole si muovevano così velocemente in cielo, perché il la luna a volte era tonda e a volte a mezzzaluna, perché le farfalle volavano, perché le rane gracidavano e perché le rose erano così belle. La curiosità dell’edera era genuina: voleva sapere tutto del mondo! Le altre piante, però, non vedevano di buon occhio la sua curiosità: “Quanto parla quella pianticella, cosa avrà mai da scoprire”, si dicevano tra loro i gerani, osservandola con stizza. Un giorno arrivò nel giardino un grande vaso di terracotta.
Il padrone della casa lo posizionò in pieno sole, al centro del giardino, perché quella pianta, venuta da lontano, aveva bisogno di moltissima luce. Era un ulivo; un tempo gli ulivi non crescevano in montagna, ma ormai il clima era cambiato e sarebbe cresciuto bene anche lì. Gli occhi di tutte le piante si puntarono sui suoi rami nodosi e sulle sue foglie argentate.
“Quant’è bello!” esclamavano le rose vanitose.
“Ma è uno straniero venuto da lontano. Cosa sappiamo di lui?” intervennero gli iris sospettosi.
Ben presto il sentimento di diffidenza si diffuse in tutto il giardino. L’ulivo, già timido di suo, rimase silenzioso e guardingo.
Solo l’edera, animata come sempre dalla curiosità, attaccò, come si suol dire, bottone: “Ehi tu, è vero che hai visto il mare? È vero che è azzurro e immenso”.
L’ulivo rimase sorpreso: fino a quel momento nessuno gli aveva ancora rivolto la parola, poi le sorrise e iniziò a raccontare la sua storia. Parlò del mare e della sua acqua salata, del sole caldo che infiamma le coste, della brezza del mattino e dei fiori di arancio.
Quando terminò il suo racconto si sentì molto meglio: l’edera lo aveva messo a suo agio e continuava a ripetere che presto o tardi sarebbe andata anche lei a vedere il mare. Quella notte, la fata dei fiori scese nel giardino e svegliò la pianticella.
“Buonasera fata dei fiori, perché arrivi a quest’ora?”.
“Voglio ringraziarti: l’ulivo era così spaventato e tu hai saputo rincuorarlo”.
“Ma ci sarebbero riuscite anche le altre piante, se solo gli avessero parlato”.
“Cara edera, non è facile affrontare le novità con l’entusiasmo con cui hai fatto tu: spesso ciò che non conosciamo ci fa paura. Ma nel tuo cuore la paura è stata vinta dalla curiosità, e dal tuo amore per tutto ciò che non conosci; è per questo che ho deciso di farti un dono”.
La fata strofinò sull’edera un bastoncino coperto di polvere incantata.
“Da domani potrai arrampicarti ovunque e raggiungere anche i posti più lontani: finalmente viaggerai, come hai sempre desiderato, e scoprire il mondo. Ma ricorda: non farti mai piegare dalla diffidenza”.
Quella notte l’edera si trasformò in una pianta rampicante: le sue radici diventarono forti e capaci di attaccarsi ovunque, anche su un muro spoglio. Da allora, l’edera si arrampica dappertutto e continua a fare mille domande a tutti coloro che si fermano ad ascoltarla; e anche se è passato tanto tempo, la sua curiosità e il suo entusiasmo sono più vivi che mai.

Non avete trovato il contenuto che stavate cercando? Chiedetecelo: ogni mese realizziamo i materiali più richiesti dai lettori! Ecco il modulo per le nuove richieste: Chiedi un contenuto.

Iscrivetevi alla Newsletter o al canale Telegram per ricevere gli ultimi aggiornamenti dal sito.