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IL GREMBIULE? NON DEVE TRASFORMARSI IN UNA DIVISA

Vi proponiamo un articolo di Gianni Rodari, tratto dal “Corrierino dei Piccoli” del 1984:


Ho seguito su un grande giornale una piccola polemica. Questa parola deriva dal greco “polemos”, che voleva dire “combattimento”. Ma per fortuna le polemiche giornalistiche si fanno senza bombe atomiche, con la penna o con la macchina per scrivere.
Dunque un noto professore di pedagogia (che sarebbe la scienza dell’educazione) si diceva contrario all’obbligo per gli scolari di indossare il grembiulino, col collettino col fiocchettino: la tradizionale uniforme dentro al quale i bambini dovrebbero sentirsi tutti uguali di fronte al maestro, ma che contrasta con la personalità, lo spirito di indipendenza, la libertà dei bambini. Due madri di famiglia gli rispondevano sottolineando i vantaggi del grembiulino: economia, praticità, igiene, impossibilità (per le bambine specialmente) di fare sfoggio di vanità. Voglio entrare anch’io nel “combattimento”. Sono armatissimo, perché ho chiesto l’opinione dei maestri che conoscevo.

«Se non ci fosse il grembiulino i bambini poveri avrebbero l’umiliazione di mostrare le loro toppe nei pantaloni ai bambini ricchi, vestiti come figurini». Questo ragionamento non mi convince. La povertà va abolita, non nascosta. Bambini con le toppe nei pantaloni non dovrebbero essercene più, ecco tutto.
Un altro maestro mi ha detto: «Il grembiulino aiuta la disciplina. Che cosa ne diresti di un esercito senza divisa, un soldato col maglione rosso, un caporale con il gilè a fiorellini?». Nemmeno questo ragionamento mi convince: la scuola non è una caserma. E sulla disciplina bisogna intendersi bene: secondo me una classe non è veramente disciplinata quando ascolta immobile e impassibile le spiegazioni del maestro, pena un brutto voto in condotta, ma quando sta facendo una cosa interessante, così interessante che a nessuno viene in mente di guardare dalla finestra, o di tirare le trecce alle bambine, o di leggere un fumetto sotto il banco.

Un grembiule o magari una bella tuta da lavoro, mi sembra indispensabile se si fa giardinaggio, se si usa la macchina per stampare (molte scuole al usano), se si fanno pitture con grandi pennelli, per non sporcarsi. Cioè. Accetto il grembiule dove e quando è utile e necessario. Come simbolo di uguaglianza, disciplina, eccetera non lo capisco. Il fiocco, poi, dà proprio fastidio. In certe scuole lo fanno portare lungo lungo, largo largo. Prima si vede il fiocco poi il bambino che c’è dietro. Ma forse in quelle scuole li fanno scrivere col fiocco invece che con la penna. Senza offesa per nessuno, ho detto la mia. Se non siete d’accordo non tiratemi le pietre: tiratemi i collettini bianchi, che fanno meno male.


FONTI

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IN MEMORIA DI PEPPINO IMPASTATO, INSEGNIAMO LA BELLEZZA

Oggi, 9 maggio, è l’anniversario della tragica morte di Peppino Impastato, ucciso dalla mafia per le sue denunce riguardanti le attività di Cosa Nostra.
Abbiamo scelto di ricordarlo citando i famosi Cento Passi che separavano la sua abitazione da quella del boss mafioso Gaetano Badalamenti.
Però vogliamo che, in questo caso, siano 100 passi più uno: il nostro.
Non solo contro la mafia, ma contro ogni forma di sopruso o ingiustizia. Peppino Impastato ci ha insegnato che le parole possono muovere il mondo se ci crediamo davvero, ma dobbiamo restare uniti ed impegnarci tutti a combattere le ingiustizie.
Così, solo così, cambieremo la storia.

“Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante nel davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione a rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”.
Peppino Impastato

“Tra la casa di Peppino Impastato e quella di Gaetano Badalamenti ci sono cento passi. Li ho consumati per la prima volta in un pomeriggio di gennaio, con uno scirocco gelido che lavava i marciapiedi e gonfiava i vestiti. Mi ricordo un cielo opprimente e la strada bianca che tagliava il paese in tutta la sua lunghezza, dal mare fino alle prime pietre del monte Pecoraro. Cento passi, cento secondi: provai a contarli e pensai a Peppino. A quante volte era passato davanti alle persiane di Don Tano quando ancora non sapeva come sarebbe finita. Pensai a Peppino, con i pugni in tasca, tra quelle case, perduto con i suoi fantasmi. Infine pensai che è facile morire in fondo alla Sicilia”
Claudio Fava, “Cinque delitti imperfetti”

FONTI

  • Claudio Fava, “Cinque delitti imperfetti”, Mondatori 1994

 

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L’ARTISTA CHE TRASFORMA I DISEGNI DEI BAMBINI IN PUPAZZI

Wendy Tsao ha cominciato per caso; guardando i disegni dei suoi bambini, si è chiesta che aspetto avrebbero avuto nel mondo reale. Sono nati così i primi Child’s Own, pupazzi realizzati a mano utilizzando i disegni dei più piccoli come modello.
L’idea di Wendy ha riscosso un grande successo internazionale, al punto che, dal primo pupazzo, sono trascorsi diversi anni e Child’s Own si è trasformato in un’azienda che spedisce in tutto il mondo. Le sue creazioni, del resto, sono meravigliose: un dono per immortalare nel tempo un disegno particolarmente originale.

Ecco i nostri pupazzi preferiti realizzati da Child’s Own (le immagini sono state estratte da Child’s Own):

L’unica nota dolente è il costo di questi pupazzi. Realizzarne uno, infatti, costa 125$; del resto, si tratta di una creazione artigianale unica al mondo, che richiede tempo e abilità per essere cucita. Puoi ordinarli online, su Child’s Own.

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Flavia

ORIGINE DEL NOME: Flavia è un nome di origine latina. Deriva dall’aggettivo flavus, che significa biondo, giallo.
ONOMASTICO: l’onomastico del nome Flavia si festeggia il 7 maggio
CURIOSITÀ: il colore legato al nome Flavia è il giallo, mentre la pietra portafortuna è il Topazio.

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