Esercizi per sviluppare grinta e resilienza

È facile motivare i bambini a fare qualcosa di semplice, ma quando ci scontriamo contro il muro della difficoltà, il gioco diventa molto più difficile. Qualsiasi campo, dall’arte allo sport (senza dimenticare la scuola), richiede dedizione ed esercizio per raggiungere dei risultati soddisfacenti.
Una premessa è doverosa: non intendiamo esaltare la cultura della competizione; quando parliamo di risultati soddisfacenti non intendiamo necessariamente il primeggiare. Il punto è un altro: se i bambini non raggiungono un certo grado di abilità, all’entusiasmo subentra la frustrazione e l’attività viene abbandonata.

Una tecnica che è stata studiata a lungo dai ricercatori è quella della pratica consapevole (deliberate practice): questa tecnica consiste nel ripetere degli esercizi per acquisire consapevolmente una determinata abilità (con l’obiettivo preciso di migliorare in futuro). I ricercatori suggeriscono che già dall’età di cinque anni sia possibile esercitarsi consapevolmente.

La pratica consapevole si appoggia su quattro principi fondamentali:

  • Si lavora sulle proprie debolezze: a differenza dell’approccio centrato sui punti di forza, nella pratica consapevole si lavora in modo mirato per superare le proprie debolezze e imparare a fare ciò che non si sa fare.
  • La concentrazione è essenziale: la pratica consapevole è impossibile in un ambiente ricco di distrazioni come smartphone, tablet e altre persone. Quando ci si esercita, parte dell’esercizio consiste nella scelta di un ambiente di lavoro tranquillo e privo di distrazioni.
  • Il feedback è fondamentale: la pratica consapevole è possibile e proficua soltanto se abbiamo una persona esperta (insegnante, coach) che ci restituisce un feedback al termine degli esercizi e in vista degli esercizi successivi.
  • Ci si allena fino a padroneggiare l’abilità: la pratica consapevole prevede che ci si eserciti fino a raggiungere un certo grado di padronanza dell’abilità sulla quale ci si sta esercitando. È importante che questo grado sia esplicitato fin dall’inizio.

La pratica consapevole è difficile: ecco perché è fondamentale motivare i ragazzi per evitare di disperdere le loro energie e per evitare che “gettino la spugna” abbandonandosi alle distrazioni. Ma come possiamo motivare i bambini affinché perseverino nella loro pratica? Ecco qualche idea:

  • Abituate i bambini a pensare che “sbagliare è OK”: il fallimento è una parte essenziale del processo di pratica consapevole. Si diviene maestri soltanto dopo aver imparato da centinaia, se non migliaia di errori e fallimenti. A questo fine, è utile raccontare ai bambini le storie di persone di successo che raccontano i propri errori e ciò che hanno imparato da essi.
  • Abituate i bambini a tollerare la frustrazione e la confusione: quando si lavora sulle proprie debolezze, la frustrazione e la confusione (la sensazione di “non capirci niente”) sono di casa. Questo non è un brutto segno: al contrario, indica che dobbiamo tenere duro e perseverare.
  • Mettete in discussione l’idea del talento: molti di noi hanno idea che il talento sia una capacità innata e che sia determinante nel successo. In realtà, i ricercatori hanno dimostrato che la pratica consapevole è due volte più importante del talento nel portarci all’eccellenza.

Sarebbe un errore pensare che la pratica consapevole sia un esercizio utile soltanto ai bambini: anche i grandi ne traggono un grande beneficio. Ecco perché è una buona idea ritagliarsi dei momenti per la pratica consapevole in famiglia, diventando degli esempi virtuosi per i nostri bambini.

Esercizi di resilienza per genitori

La resilienza è un tratto indispensabile per un genitore: serve per resistere alle notti insonni, ai mille impegni e ai problemi che si presenteranno giorno dopo giorno.

Essere resilienti (o diventare resilienti) non necessariamente ti porterà al successo; invece, ti insegnerà ad alzarti col sorriso tutti i giorni, a non gettare la spugna nemmeno di fronte ad una situazione disperata; la resilienza ti permetterà di piegarti senza spezzarti.

Come si allena la resilienza? Esiste un training specifico per imparare a rialzarsi dopo qualsiasi ostacolo? Oggi ti proponiamo due esercizi:

  • Impara dagli eventi: cosa hanno in comune una lezione di fisica, una corsa in un prato, una brutta indigestione e un matrimonio? Ciascuno di questi eventi può insegnarci moltissime cose; a patto, però, di imparare a guardare. Il primo esercizio di coaching per diventare resilienti è guardare ad ogni evento negativo della nostra giornata come ad un maestro che spiega. Cosa ci sta insegnando? Cosa possiamo imparare?
  • Per ogni situazione spiacevole, ammira ciò che di bello ti riserva: c’è sempre un altro lato della medaglia, fosse anche solo il sole che splende. Impara a concentrare la tua attenzione sul bicchiere mezzo pieno, sempre e comunque: ti sarà utile per affrontare i problemi con energia e lucidità.
  • Fa’ in modo di trovarti in situazioni più grandi di te; non importa quanto tu possa sentirti a disagio, non importa se diventa difficile conciliare tutti gli aspetti della tua vita; se hai una grande causa per cui batterti, nel suo nome sopporterai qualsiasi cosa: è quello che succede ad ogni genitore con i suoi figli.

I primi due esercizi si possono praticare anche insieme ai bambini; quando vi trovate in una situazione spiacevole (non trovate il gioco che stavate cercando al supermercato, è finita la cioccolata, avete perso un autobus), cominciate a ragionare su quel che potreste imparare da quella situazione e dai risvolti positivi che potrebbe portarvi. Se proprio non riuscite, esercitatevi prima con il problem solving e con il pensiero laterale: vi serviranno come allenamento per vedere le cose da più angolazioni differenti.

Una mamma col suo bambino – per fare un esempio tratto dalle nostre esperienze di vita – un giorno, persero un tram; abbattuti, si avviarono a piedi verso casa: fu così che scoprirono un quartiere della città che non avevano mai attraversato prima e, ciliegina sulla torta, scoprirono il negozio di granite più buono della città. Da quel giorno tornano a casa a piedi!

A proposito, hai fatto caso allo stretto legame che c’è tra resilienza e pensiero positivo? In effetti, le persone più tenaci, quelle che non si piegano di fronte a nulla, solitamente sono anche degli inguaribili ottimisti (e idealisti). Ecco perché conviene allenarsi insieme ai bambini: loro sono già campioni di pensiero positivo!

PER EDUCARE CON LE FAVOLE:

Per aiutare i più piccoli a riconoscere le emozioni e a coltivare le buone pratiche che ci fanno stare meglio abbiamo scritto la raccolta di racconti “Cuorfolletto e i suoi amici”.

libri cuorfolletto e i suoi amici

TORNA A:

BIBLIOGRAFIA
INGUGLIA C., LO COCO A. (2013), Resilienza e vulnerabilità psicologica nel corso dello sviluppo, Il Mulino, Bologna
TRABUCCHI P. (2007), Resisto dunque sono, Corbaccio

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