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Calendario dell’avvento da stampare

In questa sezione potete trovare i nostri modelli di calendario dell’avvento da stampare. Cliccate sui disegni o sui pulsanti colorati per stampare i file PDF da colorare.

Calendario dell’avvento da stampare

Calendario dell’avvento della gratitudine

Istruzioni

  • Stampa 3 copie di questa scheda (per un totale di 24 cartellini, dal 1 al 24 dicembre).
  • Ritaglia i cartellini: ciascuno di essi corrisponderà ad un giorno di dicembre.
  • Ogni giorno, prepara un cartellino: coloralo, scrivi la data del giorno nello spazio sopra lo gnomo e scrivi sul retro un breve pensiero di gratitudine (cioè qualcosa che ti è capitato oggi e per cui sei grata/o alla vita).
  • Pratica un foro nella parte superiore del cartellino e fai passare un filo di spago o un nastro all’interno.
  • Prepara una semplice bacheca a cui appendere ogni giorno un cartellino. Se non sai come appendere i cartellini, puoi anche realizzare una bacheca colorando un grosso rettangolo di cartone e appendere lì i cartellini con una puntina da disegno.

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Attenzione: queste immagini sono protette da copyright. Riprodurle sul web – compresi i social network – senza la nostra autorizzazione scritta è vietato ai sensi di legge. È sempre permessa la stampa per uso personale (es. per colorare) e per uso didattico (es. esercizi in classe).

Tag: calendario dell’avvento da stampare, calendario dell’avvento da colorare

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Tre esercizi per costruire l’autostima

Se volessimo descrivere l’autostima in termini operativi potremmo dire che sia quella forza interiore che, di fronte ad una situazione “non posso”, elimina il “non”. La psicologa Elisabetta Bascelli ha individuato tre dimensioni fondamentali, comuni a tutte le definizioni psicologiche di autostima:

  • sistema di auto-conoscenza: ciascuno di noi osserva se stesso per conoscersi meglio; chi è caratterizzato da un’autostima elevata è un attento auto-osservatore;
  • sistema di valutazione: tutti noi diamo dei giudizi su noi stessi; l’autostima serve a interpretare e correggere questi giudizi;
  • sistema affettivo: permette di elaborare i giudizi dei sistema di valutazione attraverso i sentimenti; l’autostima elevata converte i giudizi in sentimenti “caldi”.

Tutti possiamo lavorare sulla nostra autostima e – cosa ancora più importante – esercitare un’azione sull’autostima delle persone che ci stanno vicine, specialmente se sono bambini. Le nostre azioni generano autostima (o, al contrario, la distruggono). Non sottovalutate questo potere!

Tre esercizi

Ecco tre spunti per migliorare l’autostima e per crescere insieme, tratti dalla proposta educativa dello psicologo francese Bruno Hourst (per approfondire il tema dell’autostima in famiglia e a scuola ti suggeriamo il suo testo “Dai che ce la fai!“):

  • Valorizzate il talento: l’autostima nasce dalla consapevolezza dei propri talenti; cercate di ritagliarvi dei momenti di riflessione su quelli che sono i vostri talenti e provate con il “circle time dei talenti” (si gioca seduti in cerchio; a turno, ciascuno deve trovare un talento della persona che siede accanto a lui);
  • Fate critica costruttiva: provate con la “regola del sandwich” (un complimento, una critica, un complimento); ad esempio: “Grazie per avermi aiutato, ma ricordati di sistemare la tua cameretta, appena puoi. Ah, dimenticavo, ancora bravo per aver già finito i compiti”);
  • Coltivate la memoria dei successi: ricordarsi dei casi in cui abbiamo avuto successo è un motore potente per guardare al futuro con ottimismo; tenete con gli altri membri della famiglia una sorta di “calendario dei successi”.

Dopo aver provato questi tre esercizi per l’autostima, mettetevi alla prova con il laboratorio della fiducia e con l’albero dell’autostima: fiducia e autostima sono concetti legati a filo doppio tra loro. Chi dà fiducia genera autostima.

Fonti:
J. Alexander, Il nuovo metodo danese per educare i bambini alla felicità a scuola e in famiglia, Newton & Compton, 2018
E. Bascelli et al., Il bambino in classe, Carocci, 2008
B. Hourst, Dai che ce la fai, Red!, 2018
T. Gordon, Insegnanti efficaci, Giunti, 2013
T. Gordon, Genitori efficaci, La meridiana, 2015

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La leggenda del pettirosso di Natale

La leggenda del pettirosso di Natale è un breve racconto natalizio per grandi e piccini.

La leggenda del pettirosso di Natale

A cura di: Alessia de Falco e Matteo Princivalle

Era Natale. Il bambino Gesù era nato da poco e tutti si stringevano intorno a lui. Mentre il bue e l’asinello lo riscaldavano con il calore dei loro corpi, Giuseppe accese un braciere, con i ramoscelli e gli sterpi che riuscì a trovare. Nella stalla, era rintanato anche un piccolo uccellino dalle piume stinte e dal petto chiaro; era ancora giovane e non aveva un nome.
Nel cuore della notte, tutti si addormentarono, sfiniti dalla fatica e dalle emozioni di quel giorno straordinario. Fu allora che l’uccellino, nascosto su una trave, si accorse che il braciere stava per spegnersi.
Volò di sotto e cominciò a battere le ali per attizzare la brace; poi, sfrecciò fuori dalla capanna, a cercare dei ramoscelli, per tenere viva la fiamma. per tutta la notte l’uccellino si diede da fare e tenne acceso il braciere. All’alba, Giuseppe si svegliò e accorse ad aiutarlo.
Finalmente, l’uccellino poté fermarsi e riprendere il fiato. Quando risalì sulla trave, tuttavia, si accorse di essere cambiato: al centro del petto, aveva una macchia rossa, proprio come il fuoco che aveva alimentato quella notte. Era il fuoco dell’amore e dell’impegno; quella notte, l’uccellino scoprì qual era il suo nome: era un pettirosso.

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La leggenda di San Nicola

Conoscete la leggenda di San Nicola? Questo santo è il personaggio storico da cui è nata, molti secoli dopo, la figura di Babbo Natale.

La leggenda di San Nicola

C’erano una volta tre fratelli; il padre, un nobile della città, aveva deciso di mandarli ad Atene, per studiare il greco e la filosofia e completare così la loro istruzione.
“La strada che porta ad Atene è pericolosa, figli miei; tuttavia, a Mira, poco distante da qui, abita il vescovo Nicola. È un sant’uomo, e se vi darà la sua benedizione, arriverete a destinazione sani e salvi. Prima di mettervi in viaggio, andate a cercarlo”.
I bambini prepararono i bagagli, li caricarono su un carro e partirono; tuttavia, quando arrivarono a Mira, era già scesa la notte.
“Cerchiamo subito il vescovo Nicola” disse agli altri il più piccolo.
“È tardi; il vescovo starà già dormendo. Cerchiamo una locanda per riposare, andremo da lui domani” disse il più grande.
“Ha ragione tuo fratello; cerchiamo una locanda”, disse quello di mezzo.
I tre cercarono una locanda ed entrarono. Vedendoli entrare, l’oste capì subito che erano dei nobili: indossavano vestiti di velluto ricamato e gioielli preziosi. L’oste servì la cena ai ragazzi e li accompagnò nella loro stanza, poi chiuse la porta e rimase fuori ad aspettare.
L’oste aspettò che i bambini fossero addormentati, poi tornò nella loro stanza, li uccise e rubò tutte le loro ricchezze. Per evitare che qualcuno scoprisse i loro corpi, li nascose in dispensa, sul fondo dei barili con la carne in salamoia.
Quella notte un angelo apparve al vescovo Nicola e gli disse: “Domani va’ dall’oste e fatti portare nella dispensa: poi, chiedigli di aprire i barili della salamoia”.
Il giorno seguente, Nicola entrò nell’osteria e chiese all’oste di fargli vedere la carne, per decidere cosa mangiare.  Il vescovo sperava che l’oste, a quella richiesta, si pentisse e chiedesse il suo perdono; ma quello lo portò nella dispensa e gli mostrò la carne nei barili.
Nicola recitò una preghiera e per miracolo, i bambini uscirono dal fondo dei barili, sani e salvi. Vedendo quel miracolo, l’oste si convertì; restituì loro tutto ciò che aveva rubato e da quel giorno visse da buon cristiano. Da allora, tutti i bambini, quando hanno bisogno di aiuto, pregano chiedendo a San Nicola di proteggerli, proprio come aveva fatto in quell’occasione.

Nota storica: La leggenda di San Nicola è tramandata secondo molte versioni differenti. Secondo una delle più comuni, il fatto accadde mentre il vescovo Nicola era in viaggio per raggiungere il concilio di Nicea. Queste leggende sono di origine medievale e si basano su un fatto storico: durante la sua vita, Nicola salvò tre cittadini di Mira da un’ingiusta condanna a morte, liberandoli dalle catene e offrendo la sua vita al carnefice, in cambio di quella dei tre innocenti.

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La leggenda della stella di Natale

La leggenda della stella di Natale è un racconto di Natale per grandi e piccini, senza limiti d’età.

La leggenda della stella di Natale

Leggenda messicana. Testo (a cura di): Alessia de Falco, Matteo Princivalle

Tanto tempo fa, in Messico, durante la vigilia di Natale si offrivano in dono al bambino Gesù un mazzo o una corona di fiori.

In un piccolo villaggio abitava Pepita, una bambina, così povera che non poteva permettersi di acquistare neppure una margherita. Pepita, in lacrime, entrò nella chiesa del suo villaggio, si inginocchiò in un angolo e pregò: “Signore, come posso dimostrare al bambino Gesù che lo amo? Sono tanto povera e non ho niente da donargli”.
All’improvviso la bambina fu avvolta dalla luce e comparve accanto a lei un angelo.
“Gesù sa bene che lo ami” disse l’angelo, “sa quello che fai per gli altri e sa che sei una bambina dal cuore d’oro; non preoccuparti se non hai nulla da donargli. Domani, raccogli le erbacce che crescono ai margini della strada, legale insieme e portale qui; saranno il tuo dono”.

Pepita fece come aveva detto l’angelo: uscì e raccolse tutte le erbacce che trovò lungo la strada, formò un mazzo, poi tornò nella cappella della chiesa; gli altri abitanti la guardavano con sospetto mentre posava il suo dono accanto alle corone di fiori: possibile che quella bambina volesse regalare al bambino Gesù un mazzo di erbacce cattive? Appena la bambina si raccolse in preghiera, le erbacce fiorirono e ne nacquero dei fiori bellissimi, con i petali rossi come il fuoco; erano sbocciate le Stelle di Natale.

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La leggenda del vischio di Natale

La leggenda del vischio di Natale è un racconto di Natale per grandi e piccini, senza limiti d’età.

La leggenda del vischio di Natale

(A cura di): Alessia de Falco, Matteo Princivalle

Si narra che un tempo, in un paese lontano, vivesse un vecchio mercante. L’uomo non si era mai sposato e non aveva amici; era avido e avaro: per lui il guadagno veniva prima dell’amore e dell’amicizia. Si preoccupava soltanto dei suoi affari; dormiva poco e ogni notte si alzava per andare a contare il suo denaro. Faceva ottimi affari imbrogliando gli ingenui, ma non se ne preoccupava: non gli interessavano le storie e i problemi delle altre persone. Per queste ragioni, nessuno gli voleva bene.
In una notte di dicembre, poco prima di Natale, il vecchio mercante decise di uscire per fare una passeggiata, perché non riusciva ad addormentarsi.
Lungo la strada, gli parve di sentire delle voci: c’erano bambini che cantavano, donne che ridevano e uomini che urlavano di gioia. “Che strano” si disse il vecchio, che non aveva incontrato nessuno per strada. Ad un certo punto udì qualcuno che lo chiamava: “Aiutami, fratello”. Il vecchio non aveva fratelli e si stupì.
Durante la sua passeggiata udì molte altre voci e ciascuna di esse gli raccontò una storia: storie tristi, storie d’amore, storie di solitudine, storie di povertà, di famiglie che sfamavano a fatica i propri figli e storie di ricchezze inaspettate.
In un attimo, il vecchio si rese conto che non aveva mai ascoltato nessuno nella sua vita, che non conosceva nessuno. I suoi vicini erano come fantasmi per lui: non ricordava nemmeno che aspetto avessero.
L’uomo si pentì, perché in tutta la sua vita non era riuscito a vedere cosa si nascondeva nell’animo delle persone; si mise a sedere su una panchina e cominciò a piangere. Le sue lacrime si sparsero sui cespugli sotto di lui.
Quando spuntò il sole, le sue lacrime risplendevano come perle: si erano trasformate in vischio. Il vecchio lo raccolse e lo donò a tutti coloro che incontrò lungo la strada di casa e, da quel giorno, la sua vita cambiò.

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