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Il corvo vanitoso e i pavoni

IL CORVO VANITOSO E I PAVONI

Esopo ci ha raccontato questa favola perché a nessuno venga voglia di farsi bello con le cose degli altri e per insegnarci ad essere felici così come siamo. 
Un corvo vanitoso, un giorno, raccolse le penne che erano cadute a un pavone e se le appiccicò addosso. Poi, prendendo in giro i suoi simili, abbandonò il suo stormo e andò a vivere con i pavoni. Ma questi, non appena si accorsero dell’inganno, strapparono via le penne di pavone al corvo e lo scacciarono a suon di beccate.
Il corvo, malconcio, tornò tra i suoi simili ma anche loro lo scacciarono. Uno dei corvi gli disse: “Se ti fossi accontentato di stare con noi e dei doni che la natura ti ha dato, adesso vivremmo felicemente insieme”.

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Come aiutare i bambini a diventare pazienti

Chiedere ai bambini  di “essere pazienti” è un’ottima cosa, perché stiamo chiedendo loro di esercitare una virtù estremamente utile nella vita. L’autocontrollo è essenziale. Purtroppo, non è una richiesta semplice e dobbiamo fare i conti con il fatto che i bambini sono organismi in via di sviluppo; quello che a noi sembra intuitivo potrebbe assumere un significato molto diverso per i più piccoli.

Fino ai cinque anni i bambini non hanno maturato una comprensione del linguaggio sufficiente da aiutarli a comprendere le nostre istruzioni. Ecco alcune linee guida sviluppate dalla dott. sa Pamela Davis-Kean, psicologa dell’Università del Michigan:

  • Con i bambini più piccoli, fino a quattro anni, l’attesa deve essere una sorta di regola. I bambini così piccoli non sono in grado di cogliere le sfumature temporali e causali (ad esempio, le ragioni per cui stiamo chiedendo loro di pazientare).
  • Tra i quattro e i cinque anni è utile utilizzare una distrazione; ad esempio, chiedere ai bambini di aspettare cinque minuti intrattenendosi a fare qualcosa (un puzzle, un gioco con le costruzioni, un disegno).
  • Dopo i cinque anni i bambini saranno capaci di comprendere le nostre ragioni; quando chiederemo loro di pazientare potremo spiegare brevemente il perché. Una ragione concreta li motiverà e li aiuterà ad essere pazienti.

Dobbiamo considerare un altro punto: per i bambini più piccoli, attendere significa “perderci”: se chiediamo loro di pazientare mentre parliamo con un’altra persona, significa che stiamo distogliendo la nostra attenzione da loro; questo agita i bambini, che sono portati a mantenere la connessione con noi nel modo più stretto possibile. Si tratta di una richiesta difficile per il bambino; per questa ragione dobbiamo allenare la pazienza poco alla volta.

Esercizi di pazienza sotto pressione
Come possiamo comportarci quando siamo con i bambini in un contesto che richiede pazienza? Esistono alcuni stratagemmi che possono rivelarsi molto efficaci:

  • La dott. sa Rachel White, professoressa di psicologia all’Hamilton College, ha scoperto che i bambini diventano più pazienti e perseveranti se chiediamo loro di impersonare un supereroe che conoscono e che apprezzano mentre attendono (da Spiderman ai PJ Masks); questa piccola “recita” permette ai bambini di simulare le virtù del loro eroe preferito: ciò si trasmette sulle risorse cognitive e sul comportamento, rendendoli più flessibili e pazienti.
  • La dott. sa Kimberly Cuevas, dell’Università del Connecticut, suggerisce di impegnare i bambini in un compito concreto, semplice e ripetitivo. Se siamo bloccati nel traffico, ad esempio, possiamo contare le macchine di un certo colore.

Esercizi di pazienza a riposo
Mentre siamo in un contesto tranquillo, invece, possiamo allenare i bambini a sviluppare la pazienza e la capacità di attendere con dei micro-esercizi specifici. Di seguito vi proponiamo due attività elaborate dal professor Philip Zelazo, che insegna psicologia dello sviluppo presso l’Università del Minnesota.

  • Utilizzando uno strumento che emetta un suono prolungato (come un campanello), possiamo chiedere ai bambini di eseguire un’azione, ad es. alzare le mani e tenerle ferme sopra la testa, finché il suono non sarà cessato del tutto. Dopo le prime ripetizioni, sarà possibile suonare il campanello più forte, in modo che impieghi più tempo a cessare.
  • Il secondo esercizio, utile anche per il rilassamento, consiste nel far posizionare i bambini sdraiati per terra, con un peluche posizionato sul diaframma. I bambini dovranno respirare lentamente e profondamente, cullando il peluche con il movimento del ventre fino a farlo addormentare. Inizialmente l’esercizio dovrà durare poco (30-45 secondi); da una volta all’altra sarà possibile aumentare la durata fino a svariati minuti.

Le nostre parole contano
Secondo il professor Zelazo, dopo gli esercizi è utile spiegare ai bambini che ciò che hanno fatto è comportarsi con pazienza. Quando ci troveremo in una situazione che richiede di attendere, invece di intimare ai bambini: “porta pazienza!” potremo semplicemente dire loro: “ti ricordi quella volta che ti ho chiesto un po’ di pazienza per far addormentare il tuo peluche? Ho bisogno che tu faccia la stessa cosa adesso”.
Inoltre, quando i bambini attendono con pazienza, è sempre bene lodarli; le lodi dei genitori e degli insegnanti sono molto importanti: aiutano i bambini a comprendere quali comportamenti sono utili e a sviluppare un robusto senso di autostima e autoefficacia.

PER EDUCARE CON LE FAVOLE:

Per aiutare i più piccoli a riconoscere le emozioni e a coltivare le buone pratiche che ci fanno stare meglio abbiamo scritto la raccolta di racconti “Cuorfolletto e i suoi amici”.

libri cuorfolletto e i suoi amici

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BIBLIOGRAFIA
https://greatergood.berkeley.edu/article/item/how_to_help_your_kids_be_a_little_more_patient

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Il carretto vuoto

IL CARRETTO VUOTO

“Una bambina camminava con il padre quando quest’ultimo, all’improvviso, si fermò nel bel mezzo della curva di una strada.
Dopo un breve silenzio, chiese alla figlia:
-Cosa senti, figliola?
La bambina prestò attenzione affinando le orecchio. Qualche secondo dopo, rispose:
-Papà, sento il rumore di un carretto che si avvicina.
-Molto bene- rispose il padre, -hai ragione, si sta avvicinando un carretto vuoto.
La bambina, stupita, chiese:
-Come fai a sapere che è un carretto vuota se ancora non l’hai visto?
Allora il padre rispose:
-È molto semplice capire quando un carretto è vuoto, dal rumore che fa. Più è vuoto, più rumore fa.
La bambina divenne un’adulta e ogni volta che incontrava una persona che parlava troppo o che si dava grandi arie, aveva l’impressione di sentire la voce di suo padre che diceva:
-Più un carretto è vuoto, più rumore fa.”

La lezione dell’umiltà
Questo racconto popolare ci insegna la vera natura dell’umiltà: colui che intraprende un percorso di crescita, così come chi si prende cura di sé (e dei propri cari) è troppo occupato a caricare il suo carretto per pubblicizzare al mondo intero le sue doti e le sue imprese. Il carretto vuoto del racconto rappresenta coloro che, per varie ragioni, parlano più di quanto ascoltino. L’umiltà è quella forza interiore che ci aiuta a bilanciare il bisogno di esprimere se stessi con il bisogno degli altri di essere ascoltati in modo profondo e attivo. Il rumore del carretto vuoto sovrasta, mentre il silenzio del carretto pieno invita a parlare; questa metafora rappresenta perfettamente uno degli aspetti dell’umiltà. Le persone che sviluppano l’umiltà tendono ad avere una maggiore autostima e ad avere relazioni interpersonali migliori rispetto agli altri; si tratta di due benefici molto importanti.

Tre esercizi per riscoprire l’umiltà
L’umiltà, come tutti gli aspetti caratteriali, si può esercitare e sviluppare. Non si tratta di un esercizio fine a se stesso né di un modo per compiacere gli altri: l’umiltà migliora la qualità delle nostre relazioni interpersonali; i primi a trarne beneficio saremo proprio noi.
Esercizio numero 1: per una settimana, provate a non autocelebrarvi con gli altri; evitate di mettere in mostra le vostre qualità e di raccontare i vostri successi. Al termine della settimana, chiedetevi se è cambiato qualcosa nelle vostre relazioni: avete notato qualche differenza?
Esercizio numero 2: per una settimana, prestate attenzione a quanto parlate e a quanto ascoltate mentre siete in compagnia; trascorrete più tempo parlando o ascoltando? Provate ad ascoltare per una quantità di tempo doppia rispetto a quello durante il quale parlate (indicativamente, non occorre usare il cronometro!). Al termine della settimana, chiedetevi se è cambiato qualcosa nelle vostre relazioni, proprio come avete fatto con l’esercizio 1. Esercizio numero 3: la prossima volta che commetterete un errore, provate ad ammetterlo e a  scusarvi con il vostro gruppo.
Provate questi tre esercizi per tre settimane consecutive e avrete la certezza di aver riempito un poco il vostro carretto.

UN LIBRO PER VOI: I FOLLETTI DEI FIORI E IL DONO DELL’AMICIZIA

Se siete genitori o educatori che amano leggere ai propri bambini, vi raccomandiamo il nostro I folletti dei fiori e il dono dell’amicizia.

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BIBLIOGRAFIA
Niemec & McGraith, The Power of Character Strengths: Appreciate and Ignite Your Positive Personality, VIA Institute on Character, 2019

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Nomi corti

NOMI CORTI FEMMINILI

NOMI CORTI MASCHILI

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Ida

Ida è un nome con due origini diverse. Ida era usato come nome dai popoli di lingua germanica; deriva da id e significa “operosa”. Il nome Ida era usato anche nell’antica Grecia, con riferimento al monte Ida, sul quale, secondo la mitologia greca, sarebbe stato allevato Zeus.

L’onomastico del nome Ida si festeggia il 15 gennaio, in ricordo di Sant’Ida.
Il colore legato al nome Ida è il bianco.
La pietra portafortuna per Ida è il diamante.

Cliccate qui per scaricare e per stampare la scheda del nome Ida.

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Lea

Lea è un nome di origine latina. È la forma femminile del nome Leo, che deriva dal termine latino leo, “leone”. Il nome Lea significa “leonessa”. Lea è anche il nome della divinità hawaiana venerata dai costruttori di canoe.

L’onomastico del nome Lea si festeggia il 22 marzo, in ricordo di Santa Lea.
Il colore legato al nome Lea è il rosso.
La pietra portafortuna per Lea è il rubino.

Cliccate qui per scaricare e per stampare la scheda del nome Lea.

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