×
Home Cuorfolletto Creative Shop Educazione positiva Schede didattiche Storie Disegni da colorare Feste e giornate Filastrocche Giochi Lavoretti Nomi maschili Nomi femminili Frasi e aforismi Buongiorno Buonanotte Auguri Chi siamo Pubblicazioni Contatti Privacy policy

Educare alla mentalità di crescita

mentalità di crescita

Vi capita spesso di lodare i vostri figli per via della loro intelligenza? Dietro questo riconoscimento si nasconde una pericolosa contraddizione: rischiamo infatti di trasmettere un’idea di intelligenza fissa piuttosto che una mentalità di crescita.

Lo studioso S. I. Hayakawa ha affermato “Tuo figlio diventerà ciò che tu gli dici che sia”.
Ciò che diciamo ai nostri figli ha un peso enorme e li influenza.
“Che bravo che sei a fare questo, sono orgoglioso di te …” stimola a continuare.
“E’ inutile che lo fai, tanto non sei capace …” è un macigno che un bambino si porta dentro a vita. Ovvio che i genitori amano i figli e, se scappano frasi del genere, spesso non sono così consapevoli o cariche di negatività come invece appaiono. Resta il fatto che i bambini sono molto vulnerabili al giudizio e non così forti da reagire alla critica. Insegniamogli a farlo, grazie all’esempio positivo e al giusto incoraggiamento.
La psicologa statunitense Carol Dweck ha approfondito il tema dello sviluppo dell’intelligenza ed è giunta a definire due modelli opposti di intelligenza:

La lode è strettamente collegata al modo in cui i bambini valutano la loro intelligenza. Se vengono lodati di continuo perché sono intelligenti di natura, talentuosi, o dotati (vi suona familiare?), sviluppano la cosiddetta mentalità “fissa” (la loro intelligenza è un fatto acquisito, ce l’hanno e basta). Al contrario, i bambini a cui viene detto che la loro intelligenza può essere sviluppata attraverso l’impegno e l’istruzione sviluppano una mentalità “di crescita” (possono sviluppare le loro abilità perché lavorano e si impegnano molto). Le ricerche di Dweck mostrano che i bambini che hanno una mentalità fissa, a cui è stato detto di continuo che sono intelligenti, tendono a interessarsi prima di tutto a come verranno giudicati: intelligenti o non intelligenti. Hanno paura se devono impegnarsi troppo, perché impegnarsi li fa sentire stupidi. Credono che, se si hanno le capacità, non c’è bisogno di sforzarsi. E dal momento che è stato sempre detto loro che hanno le capacità, temono che se devono impegnarsi davvero sforzandosi per fare una cosa, perderanno il loro status di “intelligenti”. I bambini con una mentalità di crescita, invece, tendono a interessarsi all’apprendimento. Coloro che sono stati incoraggiati incoraggiati a concentrarsi sui propri sforzi piuttosto che sulla loro intelligenza considerano l’impegno come una cosa positiva, che stimola la loro intelligenza e la fa crescere. Davanti a un insuccesso, si impegnano ancora di più e cercano nuove strategie di apprendimento piuttosto che arrendersi. Ecco il paradigma della resilienza“.

Le ricerche di Carol Dweck sono uno spunto di lavoro molto interessante per qualsiasi genitore: invece di definire i tuoi figli intelligenti, non intelligenti o intelligenti “n”, passa alla mentalità di crescita: l’intelligenza è la nostra posizione lungo un percorso, non è un numero. Se adottiamo questa visione, successi ed insuccessi dei nostri bambini assumono una prospettiva molto, molto diversa. Una tecnica pratica per portare a casa questa mentalità di crescita è la tecnica del “non ancora”.

IL GIOCO
Alessia de Falco e Matteo Princivalle
C’era una volta un giocatore
che detestava il gioco:
amava esser vincitore.
Ce n’era un altro che amava giocare
vincitore o vinto,
c’è sempre da imparare.
Ironia della sorte: il secondo,
dopo tante sconfitte,
diventò il campione del mondo.

Questa filastrocca sintetizza in pochi versi un concetto molto, molto più grande. Introduce il tema del successo e del raggiungimento dei propri obiettivi, ma sarebbe sbagliato ridurre questa narrazione breve ad un “come si vince, come si perde”. Allo stesso modo, non è corretto dire che, “proprio come insegna la filastrocca, vincere o perdere non fa differenza, perché l’importante è partecipare”. Raggiungere i propri obiettivi conta eccome nella vita! Il punto è un altro: l’errore è considerare la vittoria come l’obiettivo della propria vita.
Ecco che entra in gioco la mentalità di crescita (growth mindset), il cuore della nostra narrazione in rima. Possiamo riassumere la ricerca scientifica sulla mentalità di crescita distinguendo due diverse mentalità: una statica (fixed mindset), secondo cui l’intelligenza e l’abilità sono “numeri” immutabili ed una di crescita (il growth mindset appunto); chi ha una mentalità di crescita, invece, ritiene che si possa sempre migliorare, a patto di saper imparare da ogni evento che ci accade.
Per coloro che hanno una mentalità statica, le sfide (competizioni sportive, test e verifiche, etc.) sono occasioni in cui gli individui dimostrano la propria intelligenza o le proprie abilità; colui che vince è il più intelligente, mentre gli altri sono gli stupidi. Purtroppo, questa convinzione porta le persone con una mentalità statica ad evitare le sfide difficili e a confrontarsi solo in quei campi in cui sanno di poter strappare una vittoria facile. Infatti, cosa ne sarebbe della loro autostima se non dovessero farcela, se dovessero fallire? La mentalità statica è la mentalità del giudizio, della classificazione e del senso di superiorità.
La mentalità di crescita, al contrario, parte da un punto di vista completamente differente: quello del processo. A prescindere da come finirà la sfida, ci saranno numerose occasioni per imparare, migliorare e mettersi alla prova. E non conta il risultato, perché intelligenza e abilità possono crescere, a qualsiasi età e in qualsiasi condizione (fatto, peraltro, appurato dagli studi neuroscientifici sulla plasticità cerebrale). La mentalità di crescita raccoglie qualsiasi sfida, ma non si accontenta di questo: è una mentalità che le sfide le genera. La sfida, per chi ha una mentalità di crescita, diventa un oggetto d’amore, proprio come il giocatore della filastrocca, che amava giocare. Non importa il risultato: il vero obiettivo è imparare.
Ed eccoci giunti al succo del discorso, al messaggio vero della filastrocca: non vincere, ma crescere. Questo è ciò che conta davvero. È questo il valore che ci auguriamo di trasmettere (a te lettrice/lettore, ma anche a tutti i bambini del mondo) e che ci auguriamo venga raccolto.
Chi vive sapendo che c’è sempre qualcosa da imparare – e si sforza di farlo – vive saggiamente e felicemente.

IMPARARE AD IMPARARE

RISOLVERE I PROBLEMI

Per approfondire

PER EDUCARE CON LE FAVOLE:

Per aiutare i più piccoli a riconoscere le emozioni e a coltivare le buone pratiche che ci fanno stare meglio abbiamo scritto la raccolta di racconti “Cuorfolletto e i suoi amici”.

libri cuorfolletto e i suoi amici

TORNA A:

BIBLIOGRAFIA
J. Alexander, I. Sandhal, Il metodo danese per crescere bambini felici ed essere genitori sereni, Newton Compton, 2016
https://www.mindsetworks.com/science/

Non avete trovato il contenuto che stavate cercando? Chiedetecelo: ogni mese realizziamo i materiali più richiesti dai lettori! Ecco il modulo per le nuove richieste: Chiedi un contenuto.

Iscrivetevi alla Newsletter o al canale Telegram per ricevere gli ultimi aggiornamenti dal sito.