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Il Bruco Mangianoia e il mandarino

C’era una volta una bella pianta di mandarini che cresceva al Sole del Mediterraneo. L’alberello trascorreva la sua estate facendosi accarezzare dalla brezza del mare, in attesa che i suoi frutti fossero maturi e profumati.

I piccoli mandarini crescevano allegri e passavano le giornate a fantasticare sul futuro: “Che bello, viaggeremo per tutta l’Europa, una volta maturi! Chissà quante belle città visiteremo!”.

Erano tutti incredibilmente entusiasti, tranne uno. Era un mandarino un po’ pauroso che, sin da quando era spuntato, rabbrividiva (e per un mandarino al Sole è una cosa piuttosto insolita) al solo pensiero di dover partire: stava così bene in quel campo fiorito e poi … i viaggi gli causavano una certa ansia.

Fu così che arrivò il giorno della raccolta: i contadini arrivarono con le loro casse e iniziarono a staccare i dolci frutti da inviare nei paesi del Nord.

Più si avvicinavano a lui, più il mandarino tremava. “Ora mi porteranno via, povero me”. Fu allora che l’agrume sentì una vocina: “Ehi, ma che cos’è questo terremoto?”.
Era il Bruco Mangianoia: si era arrampicato sull’albero in cerca di un po’ d’ombra ed era stato improvvisamente svegliato a causa del tremore del mandarino.

“Scusami Signor Bruco se ti ho svegliato, ma ho un po’ di paura: i contadini presto mi porteranno via e io non voglio lasciare il mio alberello”.
Il Bruco lo osservò incuriosito: “Non dovresti aver paura, anzi, dovresti essere felice: vedrai tanti posti meravigliosi, verrai servito in una tavola imbandita, i tuoi semini diventeranno nuove pianticelle. Perché hai paura?”.

“Sono sempre vissuto qui” rispose il mandarino, “non conosco il mondo: e se ci fossero mostri? Fantasmi? Malintenzionati?”.
“E se invece ci fossero montagne, colline e nuovi amici che ti accompagneranno lungo il viaggio?” lo incalzò il Bruco. Poi però vide che il mandarino si era ammutolito ed era così sconfortato che gli fece davvero una grande tenerezza.
“Aspetta amico mio, ho un’idea: però, devo parlare un attimo con la Fata dell’Autunno”.

E, detto questo, scese dall’albero e si avventurò nella boscaglia, per arrivare poco dopo con una creatura bellissima e sorridente, la Fata dell’Autunno.
“Ciao, amico mandarino, sono molto felice di conoscerti: il Bruco Mangianoia mi ha parlato tanto di te!”.

Il mandarino, incantato dalla sua bellezza, disse alla Fata: “Il piacere è mio! Però, se il Bruco Mangianoia ti ha già raccontato tutto, sai che sono un gran fifone”. La Fata gli si avvicinò e disse con dolcezza: “Tutti noi abbiamo paura di qualcosa: io ad esempio, temo la calura estiva perché mi fa seccare tutte le foglie del mio vestito”.

“Però a volte la paura si può sconfiggere: ad esempio, io d’estate risolvo il problema standomene al fresco in montagna. Tu magari hai bisogno di un aiutino in più … vediamo”. E così dicendo, tirò fuori dalla sua minuscola borsetta una foglia magica: “Guarda qui dentro, riuscirai a capire qualcosa di più del tuo futuro”.

Il mandarino buttò un’occhiata un po’ perplessa alla foglia, ma poi rimase meravigliato dalla magia: la foglia gli stava mostrando dei bambini felici, insieme alla loro maestra. E … Ehi aspetta: l’insegnante teneva in mano un mandarino uguale a lui e stava spiegando ai suoi studenti come i mandarini fossero un concentrato di vitamina C, un importante aiuto contro raffreddori e mali di stagione.

Il mandarino guardò la Fata dell’Autunno ed esclamò: “Ma allora sono una specie di super eroe; aiuterò tutti quei bimbi a non ammalarsi”.
I contadini, nel frattempo, si stavano avvicinando: era quasi ora di salutarsi.
“Sii sempre coraggioso: spesso non lo sappiamo, ma siamo destinati a grandi cose. Solo, bisogna avere il coraggio di crederci fino alla fine”.
Detto questo, la Fata dell’Autunno scomparve, portandosi dietro il Bruco Mangianoia che, prima di svanire, si guardò indietro e strizzò l’occhio al mandarino.

Il piccolo agrume smise di tremare: non sapeva bene quanto sarebbe stato lungo il viaggio, ma sapeva cosa avrebbe fatto una volta arrivato a destinazione. E finalmente era determinato ad arrivarci.

 

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Cambiare significa osare

Picasso, P. (1939). Pesca notturna ad Antibes

Cambiare è difficile: la nostra mente oppone una forte resistenza verso il nuovo, legandosi a tradizioni, idee già metabolizzate, preconcetti. Questa attitudine umana è presente da sempre, tant’è che ne parla Arthur Schopenhauer in uno scritto del 1851. È passato più di un secolo e pare non sia cambiato proprio nulla. Però una buona notizia c’è: se lo vogliamo, possiamo allenarci al cambiamento, ad esempio coltivando il cambiamento intenzionale. Si intendono “cambiamenti intenzionali” tutti quei processi di cambiamento che scegliamo di percorrere e sui quali esercitiamo la nostra volontà (iniziare un corso sportivo, aumentare le ore di sonno, trascorrere più tempo all’aria aperta, etc.). Si tratta di piccoli gesti, ma il mondo si cambia un passo alla volta.

Tratto da: Schopenhauer, A. (1851). Parerga e paralipomena

Quando una verità fondamentale nuova e perciò paradossale fa la sua apparizione in questo mondo, essa incontrerà sempre un’opposizione generale che sarà tenace e durerà il più a lungo possibile; anzi, si cercherà di negare quella verità perfino quando l’opposizione avrà cominciato a vacillare e sarà già quasi sconfitta.

Intanto essa continua la sua azione di nascosto e come un acido corrode tutto intorno a sé, finché tutto non sia minato: allora si sentirà di tanto in tanto un’esplosione che spazza via tutti gli errori, finché, d’un tratto, si ergerà dinnanzi a noi, simile a un monumento disvelato, la nuova costruzione del pensiero, ora riconosciuta e ammirata da tutti.

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Nessuno può capire nessuno, se non con il cuore

Lewis, C. J. (1880). Reading at the window

Questa sera riflettiamo sulla comunicazione,  con un brano tratto da Palomar, di Italo Calvino, a partire da una domanda: perché risulta così difficile comprendersi? Svelare il nostro mondo interiore agli altri o, al contrario, rendere intellegibile il nostro sembra un compito particolarmente arduo. Eppure un “traduttore” comune esiste, ed è una sorta di esperanto del cuore. Il suo nome è empatia.

Tratto da: Calvino, I. (1983). Palomar

Nessuno può capire nessuno: ogni merlo crede d’aver messo nel fischio un significato fondamentale per lui, ma che solo lui intende; l’altro gli ribatte qualcosa che non ha nessuna relazione con quello che lui ha detto; è un dialogo tra sordi, una conversazione senza capo né coda. Ma i dialoghi umani sono forse qualcosa di diverso? […]

La vita d’una persona consiste in un insieme d’avvenimenti di cui l’ultimo potrebbe anche cambiare il senso di tutto l’insieme, non perché conti di più dei precedenti ma perché inclusi in una vita gli avvenimenti si dispongono in un ordine che non è cronologico, ma risponde a un’architettura interna.

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Anagrammi e giochi linguistici

In questa pagina troverete una selezione di anagrammi e giochi linguistici adatti anche ai bambini.

  • Anagramma: per risolvere un anagramma dovete trovare una nuova parola utilizzando tutte le lettere della parola di partenza (non potete aggiungere né togliere lettere).
    Esempio: CANE → CENA

Metagramma: per risolvere un metagramma dovete trasformare la parola iniziale in quella finale entro un certo numero di passaggi (né più, né meno), modificando una sola lettera della parola per ciascun passaggio. Ad ogni passaggio dovrete formare una parola di senso compiuto.

Esempio: per passare da CANE a CONO i passaggi potrebbero essere CANE, CENE, CENO, CONO.

1. Anagrammi


Soluzione: carico.


Soluzione: gentilezza.


Soluzione: due amici.


Soluzione: non umiliarti.

2. Metagrammi

Soluzione: collo, mollo, molla, molta, malta, manta. Questa è una delle soluzioni possibili, ma ce ne sono molte altre.

3. Altri giochi linguistici

anagramma del cavaliere

Soluzione: bici, aglio, limone, dono, orto. La parola nascosta è “baldo”.

Scoprite anche:
🔵 Anagrammi
🟣 Caccia al tesoro (con indovinelli)
🟠 Crucipuzzle
🔴 Indovinelli a trabocchetto
🟡 Indovinelli per bambini
🟢 Indovinelli in rima
🔵 Indovinelli logici e matematici
🟣 Indovinelli sugli animali
🔴 Labirinti
🟠 Parole e frasi palindrome
🟡 Rebus
🟢 Scioglilingua italiani
🔵 Scioglilingua in inglese
🟣 Sudoku
🔴 Trova le differenze
🟠 Unisci i puntini
↩️ Enigmistica per bambini – Tutti i giochi

Tag: anagrammi, anagrammi facili, anagrammi per bambini

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La bambina e il leone canterino

La bambina e il leone canterino

Alessia de Falco & Matteo Princivalle

Cari amici, dovete sapere che, in una casetta come la vostra, abita una bambina di nome Sophie. Ha riccioli biondi, il nasino all’insù e forse, proprio adesso, si sta lavando i dentini come fate voi.

Sapete qual è il suo segreto? Sophie ha una fata per amica: la fata Clorofilla. È strano essere amiche di una fata: vola intorno a te mentre fai i compiti, copre tutti i mobili della stanza con la sua polvere luminosa e, soprattutto, è una gran chiacchierona. Clorofilla (e forse tutte le fate sono fatte così) non aspetta altro che l’ora del tè, per raccontare un sacco di fiabe.

Oggi, ad esempio, Clorofilla ha raccontato a Sophie la storia della bambina e del leone canterino. Volete ascoltarla anche voi? Va bene, chiederemo un piccolo aiuto alla fata.

C’era una volta una bambina che viveva nel cuore dell’Africa. Era un posto meraviglioso: la savana si estendeva a perdita d’occhio, punteggiata qua e là dai baobab nodosi. La bambina viveva libera e ogni tanto si fermava a parlare con i suoi amici animali. Lo sapete vero che gli animali sanno parlare, anche se raramente lo fanno con gli umani?

Il migliore amico di quella bambina era un meraviglioso leone dalla lunga criniera ramata: erano cresciuti insieme e si volevano un gran bene. Un giorno però successe un fatto strano: la bambina sfidò il grande felino ad una gara di karaoke. “Cosa c’è di meglio di cantare insieme!” pensò la piccola, entusiasta. Ma il leone, quando gli propose la sfida, declinò l’invito e si mise a guardare triste l’orizzonte. “Perché non giochi con me?” gli chiese la bambina. “Non so cantare, ecco perché”, rispose il leone, accucciandosi come un gattino. “Ma com’è possibile? Tutti sanno cantare!”.

Per il leone, invece, non era così: si sforzava di seguire i motivetti intonati dalla bambina, ma gli uscivano solo pigolii e strilli acuti. In più, a peggiorare le cose, un branco di iene si era accampato nei paraggi e non facevano altro che ridere ad ogni nota stonata.
“Non ce la farò mai”, disse sconsolato il leone, e si allontanò.

Ma il destino ha sempre in serbo qualcosa di speciale per noi: proprio quel giorno, arrivò un ranger del parco, per controllare che i cuccioli fossero in salute e per tenere alla larga i bracconieri. Il ranger era un grande amante della musica lirica: attraversava la savana a bordo della sua jeep color della sabbia ascoltando la Turandot. Quando passò accanto alla bambina e al leone, i tenori stavano intonando il “Nessun dorma“.

All’alba vincerò… vincerò… vincerooooooooooooò.

All’improvviso il leone ruggì, forte come non aveva mai ruggito fino ad allora: era un ruggito maestoso e aggraziato. Il re della savana stava cantando a squarciagola – rapito dalla musica. La bambina, accanto a lui, sorrise.
“Amico mio, il problema non era il canto, dovevi soltanto trovare la tua musica. Ma io non l’ho capito e pretendevo che canticchiassi come me”.
Fu così che il leone divenne un baritono di grande successo e la bambina divenne la sua più grande fan. Ancora oggi, quando il Sole tramonta e dipinge di rosso la savana, gli animali escono dalle loro tane per sentirlo cantare.

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Lunga è la notte…

Casorati, F. (1955). Incanto notturno

Lunga è la notte

Tratto da: Impastato, G. (2002). Lunga è la notte. Poesie, scritti, documenti. A cura di Umberto Santino

Lunga è la notte
e senza tempo.
Il cielo gonfio di pioggia
non consente agli occhi
di vedere le stelle.
Non sarà il gelido vento
a riportare la luce,
né il canto del gallo
né il pianto di un bimbo.
Troppo lunga è la notte,
senza tempo, infinita.

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