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Accoglienza (Scuola dell’Infanzia): giochi e laboratori per accogliere

Accogliere una bambina o un bambino a scuola significa introdurla/o in una nuova dimensione umana e sociale; significa accompagnarlo lungo i primi passi della vita e presentargli quella tappa fondamentale della crescita che è la scuola. L’accoglienza è molto più che l’ingresso nell’edificio-scuola.

Gli obiettivi dell’accoglienza sono principalmente:

  • costruire un ambiente caratterizzato da emozioni positive;
  • favorire la socializzazione e la collaborazione;
  • introdurre le norme e le regole della vita scolastica;
  • costruire la relazione educativa.

L’accoglienza è una tappa da non sottovalutare: la qualità di una Scuola dell’Infanzia si misura anche dalla professionalità con la quale viene gestita l’accoglienza dei bambini.

LEGGI ANCHE: Accoglienza nella Scuola Primaria (giochi e laboratori)

GIOCHI PER ACCOGLIERE I BAMBINI A SCUOLA

Di seguito puoi trovare tre giochi che riteniamo particolarmente utili nel corso dell’accoglienza a scuola, ovvero nei primi giorni di scuola dell’infanzia (scoprirai che sono gli stessi giochi che abbiamo proposto per l’accoglienza alla scuola primaria; questo perché li riteniamo utilissimi per socializzare). Il gioco è uno strumento privilegiato per accogliere i bambini. Tuttavia, sarà necessaria una grande sensibilità per mettere i bambini a proprio agio.

CATENA

Si tratta di un gioco di memoria e coordinazione. Si dispongono i bambini in cerchio (in piedi o seduti, non fa differenza), poi si sceglie uno di loro che aprirà il gioco. Il primo giocatore deve fare un gesto con il proprio corpo (battere le mani, schioccare le dita, alzare un braccio, fare l’occhiolino, pestare i piedi per terra e così via); il giocatore successivo dovrà ripetere questo gesto e poi farne un’altro. Il giocatore successivo dovrà ripetere i due gesti dei giocatori precedenti e aggiungere il suo. In questo modo, si formerà una catena di gesti. Se un giocatore sbaglia la sequenza, si ricomincia da capo, partendo da un altro giocatore.

Note: questo gioco permette ai bambini di interagire tra loro focalizzandosi su una sequenza motoria. Specialmente per i più timidi, questo espediente, rispetto ai giochi in cui ci si presenta e si racconta di sé, permette di allentare la tensione.

RAGNATELA DELL’AMICIZIA

La ragnatela dell’amicizia è un classico gioco sull’amicizia utilizzato per l’accoglienza scolastica, che si può adattare anche per diventare un momento di gioco collettivo.

Per cominciare, ci si siede tutti in cerchio, ciascuno con le proprie matite e un foglio bianco. L’insegnante dovrà avere con sé un grosso gomitolo di lana colorata. Ogni bambino dovrà disegnare il proprio ragnetto, scrivendo il suo nome sotto l’illustrazione. Poi, il maestro darà il gomitolo ad un bambino. Questo dovrà srotolarlo passandolo ad un amico. A turno, ogni bambino dovrà passare il gomitolo ad un amico o ad un compagno, finché tutti non l’avranno ricevuto e passato. L’ultimo bambino chiuderà il cerchio restituendo il gomitolo al primo.

Note: Dopo aver terminato il gioco, è possibile riprodurre su una circonferenza la forma della ragnatela: sarà sufficiente inserire sulla circonferenza i nomi di tutti i bambini nell’ordine in cui erano seduti e ricostruire i vari passaggi: otterrai un bellissimo disegno geometrico da colorare. Il gioco dell’amicizia è utile per approfondire le dinamiche sociali all’interno della classe, così come per monitorarne l’evoluzione.

LEGGI ANCHE: Giochi per fare amicizia (una raccolta di giochi per conoscersi e stringere legami)

LABORATORI CREATIVI PER L’ACCOGLIENZA

AQUILONI IN GOMMA CREPLA

La prima idea è quella di realizzare un aquilone di gomma crepla per ciascun bambino. La sagoma si può ritagliare con un paio di forbici, gli occhi sono occhietti adesivi per pupazzi e i tratti del volto sono realizzati con il pennarello indelebile (attenzione però a non toccare la gomma crepla perché anche il pennarello indelebile macchia sulla sua superficie liscia). Dietro ciascun aquilone abbiamo incollato un nastro colorato con la colla a caldo (vanno bene anche la colla vinilica o il nastro di carta): questi nastri penderanno dall’aquilone e si potranno utilizzare per attaccare, ad esempio, un cartoncino con il nome di ciascun bambino.

GIRANDOLE DI CARTONCINO

Questo lavoretto è semplice da realizzare e può essere proposto come attività per accogliere i bambini.

DECORAZIONI PER MATITE IN GOMMA CREPLA

Queste farfalle sono semplicissime da realizzare: si ritagliano nella gomma crepla con le forbici e al centro si realizzano due tagli paralleli, della lunghezza di circa 1,5 cm. Facendo passare attraverso i tagli una matita, la sagoma di gomma crepla resterà fissata ad essa, diventando una decorazione colorata.

FIORI DI GOMMA CREPLA

I fiori di gomma crepla si ritagliano con un paio di forbici.

MAGLIETTE DI GOMMA CREPLA O DI CARTONCINO

Le magliette sono un’alternativa agli aquiloni: semplici e colorate, si possono appendere ad una parete per simboleggiare la squadra-classe.

ACCOGLIENZA TRA SCUOLA E FAMIGLIA

Come ogni anno, settembre è un mese di grandi cambiamenti. Si torna al lavoro, si fanno buoni propositi e, per i più piccini, si comincia l’asilo. Spesso i genitori manifestano una certa preoccupazione per la nuova avventura e si angustiano su come potranno viverla i bambini. L’inserimento alla scuola dell’infanzia è una tappa fondamentale del percorso che ognuno compie, crescendo, verso l’autonomia e la socializzazione.
Per rendere piacevole e costruttivo questo momento di distacco, bisogna lavorare prima di tutti su noi stessi, come adulti, chiedendoci: sappiamo affrontare il cambiamento? Perché la vera domanda che dobbiamo porci, come genitori che vedono il proprio figlio crescere, non è “Gli mancherò?” o “Andrà tutto bene?”, ma “Saprò accompagnarlo verso nuove avventure, trasmettendogli sempre la gioia della scoperta?”. Ecco, se vi state ponendo quest’ultima domanda, di seguito troverete qualche riflessione che potrà esservi utile.
Noi crediamo che un buon inserimento all’asilo e poi a scuola primaria nasca da un solido patto di fiducia tra genitori e insegnanti. Favorire l’attaccamento a persone esterne al nucleo familiare di origine, come ad esempio una maestra, significa imparare a collaborare. Significa fidarsi, cosa non sempre semplicissima. In questi giorni sul web trovate tantissime proposte di lavoretti sull’accoglienza di cui, a fine articolo, parleremo anche noi.
Prima di pensare a quali possono essere le soluzioni più creative per accogliere il bambino a scuola, vogliamo proporti alcuni spunti per un diverso tipo di accoglienza: quella che ciascun genitore offre alla scuola, alla maestra, come parte di una famiglia allargata che ha il compito di arricchire il più possibile le esperienze di vita del bambino. Educare significa anche questo: non aver paura di aprirsi al mondo. Adulti in primis.

  • accoglienza significa fiducia: affrontare il distacco non è mai semplice: il modo migliore per porsi davanti ad una situazione nuova è avere fiducia, nelle capacità del bambino e nelle persone che lo accompagnano nella sua crescita.
  • accoglienza significa ascolto: fatti raccontare la giornata dai tuoi bambini, dimostrando entusiasmo e partecipazione. Partecipa alle piccole e grandi scoperte del quotidiano con gioia ed entusiasmo.
  • accoglienza significa sorriso: un bel sorriso è la più grande fonte di incoraggiamento: mostrati positiva/o e sarai uno splendido esempio.
  • accoglienza significa aiutare a vivere le emozioni: di fronte al pianto, a qualche momento di sconforto, ai capricci, non scoraggiarti: cambiare non è facile! L’ideale è miscelare fermezza ed empatia: un bambino che non vuole stare all’asilo va confortato, non assecondato. Sicuramente l’esperienza dell’asilo richiede un carico emotivo non indifferente, ma non sottovalutare mai le capacità dei tuoi figli. Regala loro il dialogo, credi in loro: rafforzerai l’autostima e la fiducia in se stessi.
  • accoglienza significa accettare i tempi del bambino: Evita i paragoni, diffida da quelli che dicono “Ah ma mio figlio non lo ha mai fatto …”, ascolta il cuore: ogni bambino ha i suoi tempi e non vanno forzati. È giusto incentivare l’autonomia, con la gradualità necessaria per ciascuno. Bisogna essere pronti al cambiamento ma, se non lo si è ancora, bisogna prendersi il tempo necessario per diventarlo.
  • accoglienza significa cooperazione e rispetto delle regole: perché l’accoglienza sia un momento coerente, occorre che i genitori, prima ancora dei bambini, imparino a rispettare le regole della scuola. Cooperare significa essere puntuali, partecipare alle riunioni e, soprattutto, prendere parte alla vita della scuola e dell’asilo, che non devono essere un parcheggio, ma parte integrante della famiglia. I bambini andranno all’asilo, noi ci torniamo con loro.

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I bambini hanno bisogno di giocare: il tempo perso nell’infanzia non si recupera più

Non dobbiamo tentare di trasformare i bambini in piccoli adulti: l’infanzia è il periodo della vita dedicato al gioco, all’apprendimento attraverso il gioco, alla formazione di un gruppo e alle prime esperienze sociali.
È proprio la sperimentazione attraverso i giochi che permette ai bambini di maturare e di sviluppare una mente pronta ad apprendere e a cimentarsi con le sfide degli anni successivi.

Il gioco migliora il comportamento: per i bambini è un’occasione sociale, ma anche un modo per muoversi ed utilizzare le proprie energie in modo costruttivo. Un esempio? A scuola, se i bambini hanno la possibilità di muoversi durante la ricreazione, il comportamento in classe migliora.
Inoltre, giocare stimola e favorisce l’apprendimento: l’apprendimento psicomotorio (ovvero quello che avviene per mezzo del gioco) è estremamente importante. Un esempio è costituito da tutti quei giochi di movimento per i quali è necessario contare (come nascondino e campana): i bambini possono esercitarsi con i numeri (e con il calcolo mentale) in un contesto piacevole e sfidante.

I paesi con i migliori sistemi d’istruzione nel mondo riconoscono l’importanza del gioco: in Finandia, Estonia e Corea del Sud, l’ingresso alla scuola primaria è posticipato a 7 anni. Non si tratta di “scuole all’acqua di rose”: Finlandia e Corea del Sud sono conosciute per l’elevato grado di competizione nei gradi superiori delle scuole. Il punto è un altro: ai bambini si riconoscono i propri diritti, tra cui quello al gioco. Il tempo per lo studio viene in seguito, con la fine dell’infanzia. Prima di quel momento, è il gioco ad occupare la maggior parte delle giornate dei bambini.
Anche noi dovremmo prendere spunto da questi paesi e dalla loro concezione privilegiata dell’infanzia: concediamo ai bambini più tempo per giocare, per stare all’aria aperta e per frequentare i propri amici.

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Disegni con le lettere: un passatempo creativo

La creatività si allena imparando a guardare le cose sotto nuovi punti di vista. Così, ad esempio, le lettere dell’alfabeto potrebbero trasformarsi in punti di partenza da trasformare in piccoli disegni. Di seguito, puoi trovare alcuni esperimenti che abbiamo realizzato:

E tu, che disegni realizzeresti a partire dalle lettere del nostro alfabeto?

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L’ora di passeggiata: così si favoriscono il benessere fisico e quello psicologico

Il progetto “1 km al giorno” si propone di introdurre nella routine scolastica una passeggiata, durante l’intervallo: la passeggiata, della lunghezza di un chilometro, richiede 20/30 minuti e si può proporre durante l’intervallo del mattino. Questo progetto è realtà in numerose scuole d’Italia, da Biella a Bari. Ne abbiamo parlato in varie occasioni: siamo dei convinti sostenitori del movimento e della necessità, per tutti gli studenti, di muoversi di più.
Il movimento è necessario per uno sviluppo sano: giova alla salute, ma anche al cervello. Il movimento favorisce la concentrazione e l’alternanza di lezioni frontali e movimento migliora la qualità dell’apprendimento.

La nostra scuola ha bisogno di movimento: ma questo progetto è fattibile? Nel 2017 l’Università di Torino ha condotto uno studio di fattibilità, per verificare se, durante l’intervallo del mattino, vi fossero le condizioni per proporre una passeggiata agli studenti(nella scuola secondaria di primo grado, la scuola media). L’89% degli insegnanti ha risposto che non ci sono stati problemi organizzativi, che l’attività è stata facile da organizzare e da implementare e che riprendere le lezioni al termine della passeggiata non è stato difficile. Manca uno studio simile per quanto riguarda la scuola primaria, ma i riscontri degli istituti che hanno avviato la sperimentazione sono ugualmente positivi.

L’ora di passeggiata rappresenta anche una tappa pedagogica importante lungo la strada per tornare a considerare movimento e pensiero come ad una cosa sola, in modo simile a come avviene per le sperimentazioni educative outdoor. La mente si sviluppa nel migliore dei modi in quei contesti in cui anche al corpo viene dedicata l’attenzione che merita.

FONTI

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Ottimismo

Ottimismo: è un particolare modo di spiegare a se stessi gli eventi che ci accadono (positivi e negativi), oltre che la credenza in un futuro positivo.

L’OTTIMISTA (SECONDO LA SCIENZA)

L’ottimismo è stato al centro di numerosi studi scientifici negli ultimi anni. Dopo la scoperta che l’ottimismo è un fattore protettivo estremamente importante per la salute (riduce il rischio di malattie cardiovascolari in misura addirittura più efficace di un’alimentazione sana), i ricercatori hanno cercato di individuare le strategie più efficaci per diventare ottimisti.
Esistono due teorie principali che spiegano l’ottimismo: la prima è quella degli stili di attribuzione mentale, nata nel contesto della psicologia positiva; l’altra, è quella dell’orientamento verso la vita.

Secondo la prospettiva della psicologia positiva, l’ottimismo non è altro che uno stile di attribuzione mentale, cioè un modo di spiegare a noi stessi gli eventi che ci accadono. Quando ci succede qualcosa, tendiamo a farci una domanda: perché? Lo stile di attribuzione determina la risposta (mentale) che ci daremo. Martin Seligman e gli altri ricercatori che hanno studiato l’ottimismo hanno individuato tre dimensioni che utilizziamo per spiegarci gli eventi: 

  • Interno (è tutta colpa mia) vs Esterno (è stata una circostanza sfortunata)
  • Stabile (non possiamo fare nulla per cambiare) vs Instabile (non tutto è per sempre; agendo possiamo cambiare)
  • Globale (quello che è accaduto si ripercuoterà su tutti gli aspetti della mia vita) vs Specifico (le conseguenze di questo evento sono limitate a poche aree)

Secondo questa teoria, l’ottimismo non è altro che la tendenza a giudicare gli eventi negativi come Esterni, Instabili e Specifici. Spiegarsi le cose in questo modo ci aiuta a: 1) non colpevolizzarci, 2) rimanere proattivi e orientati all’azione, 3) non drammatizzare. Pensa ad un’amica o a un amico ottimista: non si comporta proprio così? 

Secondo la teoria dell’orientamento verso la vita, l’ottimismo è un atteggiamento di fiducia verso un futuro positivo. L’ottimista è convinto che le cose andranno per il meglio, anche in un contesto caratterizzato dall’incertezza. 

I VANTAGGI DELL’OTTIMISMO

L’ottimismo si è rivelato molto vantaggioso. In particolare, l’ottimismo si ripercuote sul modo in cui pensiamo e sulla nostra salute fisica. Per quanto riguarda il benessere mentale e la capacità di pensare in modo efficiente, gli ottimisti:

  • sono capaci di individuare i problemi in modo preciso e specifico
  • sono più propensi a vedere una situazione difficile come una sfida e non come una minaccia
  • sono maggiormente orientati alla soluzione dei problemi, a un approccio attivo
  • cercano volentieri informazioni e strategie utili a contestualizzare i problemi
  • in loro, le emozioni positive sono più frequenti di quelle negative

L’ottimismo è essenziale per reagire con grinta alle avversità e per risolvere problemi. Ma com’è possibile? L’ottimismo è davvero un potere magico? No (e questo è il punto interessante della ricerca scientifica): l’ottimismo non è altro che un abito mentale, un modo di pensare e di affrontare la realtà. E come tutti gli abiti mentali, chiunque può allenarlo: tutti noi, nessuno escluso, possiamo diventare ottimisti.
L’ottimismo porta anche una serie di benefici a livello fisico e relazionale: le persone ottimiste, infatti, hanno una probabilità molto ridotta di soffrire di eventi cardiaci, hanno una rete sociale solida e pronta ad aiutarli e ottengono risultati migliori nel mondo del lavoro.

ALLENARE L’OTTIMISMO

I ricercatori hanno identificato alcune tecniche efficaci per sviluppare uno stile di attribuzione ottimistico e per costruire la credenza in un futuro positivo. Si tratta di esercizi mentali: la buona notizia è che sono alla portata di tutti, semplici e veloci; la cattiva notizia è che, come tutti gli esercizi mentali, i risultati richiedono almeno un mese di pratica. L’allenamento è fondamentale: gli esercizi mentali sono efficaci solo se vengono praticati con costanza.

SFIDIAMO I PENSIERI CATASTROFICI

Il primo esercizio è per tutti coloro che, di fronte a un evento negativo, corrono con la mente agli scenari più catastrofici (in un ciclo che si autoalimenta e che ci sottrae tempo e risorse preziose).
Lo scenario ideale per praticare questo esercizio è il seguente:

  • Qualcosa è andato storto. Stai cominciando a preoccuparti e ad immaginare le conseguenze catastrofiche di questo evento sulla tua vita…

Bene. È il momento di sfidare il pensiero catastrofico. Per aumentare l’efficacia dell’esercizio, puoi utilizzare un blocco note e svolgerlo in forma scritta. Se non hai carta e penna a portata di mano, puoi svolgere l’esercizio a mente.
Adesso, focalizzati e pensa, in ordine:

  1. Qual è lo scenario peggiore? Se le cose dovessero andare per il peggio, cosa ti succederebbe?
  2. Qual è lo scenario migliore? Se le cose dovessero andare per il meglio, cosa ti succederebbe (nel caso di un evento negativo, dovrai concentrarti sul minor male possibile)?
  3. Quale dei due scenari è il più probabile? Che probabilità assegneresti a ciascuno dei due?
  4. Cosa puoi fare per cambiare le cose? Quali azioni significative potresti compiere per migliorare la situazione?

Questa sequenza ricalca fedelmente lo stile di attribuzione mentale di una persona ottimista. Gli ottimisti non sono inconsapevoli dei problemi; piuttosto, cercano di superarli. Così, dopo la fase 1, nella quale identificano lo scenario negativo, vanno avanti cercando azioni significative che potrebbero migliorare le cose.
Al contrario, le persone pessimiste si fermano al punto 1, immaginando gli scenari più catastrofici e rimanendo intrappolate in un circolo mentale (loop) negativo.

Per approfondire

PER EDUCARE CON LE FAVOLE:

Per aiutare i più piccoli a riconoscere le emozioni e a coltivare le buone pratiche che ci fanno stare meglio abbiamo scritto la raccolta di racconti “Cuorfolletto e i suoi amici”.

libri cuorfolletto e i suoi amici

TORNA A:

BIBLIOGRAFIA
Karen Reivich, The resilience factor: 7 Keys to Finding Your Inner Strength and Overcoming Life’s Hurdles, 2003, Harmony Books
Martin Seligman, Karen Reivich, The Optimistic Child: A Proven Program to Safeguard Children Against Depression and Build Lifelong Resilience“, 2007, Mariner Book
Martin Seligman, Learned Optimism: How to Change Your Mind and Your Life, 2006, Vintage Books

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Una famiglia non deve essere perfetta. Deve essere unita

Nessuna famiglia può dirsi perfetta: per quanto possiamo impegnarci, siamo esseri umani, ciascuno con le proprie debolezze e il proprio carico di fragilità. Dare vita ad una famiglia unita, però, è alla portata di ciascuna e ciascuno di noi. Ma che cosa intendiamo quando parliamo di “famiglia unita”? Quello a cui facciamo riferimento, è un ambiente familiare sicuro e stimolante, con delle caratteristiche molto precise. Secondo il professor Alan Kazdin, tra i massimi esperti mondiali di genitorialità, alla base di un ambiente familiare positivo ci sono otto elementi:

  • Una buona comunicazione tra i membri della famiglia; la comunicazione deve essere aperta e soprattutto non giudicante, il bambino deve trovare nell’adulto un ascoltatore capace di raccogliere il suo messaggio senza interromperlo e senza dirgli ciò che deve fare.
  • Una rete di relazioni positive con amici e famigliari; nonni, zii, cugini e amici di famiglia sono figure importanti, che contribuiscono allo sviluppo e all’educazione del bambino.
  • Routine e piccoli rituali condivisi da tutti i membri della famiglia; le routine rassicurano i bambini e li rasserenano.
  • La promozione di un comportamento sociale positivo; prendere parte alle attività della propria comunità (quartiere, oratorio, associazioni), ma anche invitare gli amici a casa e organizzare gite di gruppo sono ottimi esempi di come si può sviluppare il comportamento sociale positivo.
  • Flessibilità; saper affrontare piccoli cambiamenti è un’attitudine necessaria e vincente, per grandi e bambini.
  • Monitoraggio; i genitori devono svolgere un ruolo attivo nel monitoraggio delle attività dei propri figli, devono sapere chi frequentano, dove si trovano e cosa fanno.
  • Meno stress; i bambini sono sottoposti a numerose fonti di stress. Alcuni eventi stressanti sono inevitabili, gli altri potremmo risparmiarceli (e risparmiarli ai bambini).
  • Genitori capaci di prendersi i propri spazi; essere genitore è impegnativo, ma non deve diventare un compito totalizzante, al punto di trascurare se stessi. Un genitore capace di ritagliarsi degli spazi per sé (e per la coppia) riuscirà a infondere maggiore energia nella propria missione.

Costruire una famiglia unita significa far sì che ciascuno di questi otto elementi – il cui valore è inestimabile – sia coltivato con amore, impegno e passione. Significa ricordarsi che le buone pratiche non basta studiarle e ricordarle a memoria: dobbiamo svilupparle attraverso l’esercizio quotidiano.

UN LIBRO PER VOI: L’ALMANACCO DEL CUORE

Se siete genitori o educatori che amano mettersi in gioco, vi raccomandiamo il nostro Almanacco del Cuore.
Si tratta di un percorso di crescita della durata di 90 giorni: attraverso 90 pensieri illustrati da colorare (accompagnati da un manuale di istruzioni e vari modi d’uso) potrete focalizzarvi su ciò che conta davvero. Questo libro è un vero e proprio eserciziario di coaching creativo per riscoprire la semplicità del benessere.
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