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La psicomotricità funzionale

Avete mai sentito parlare di psicomotricità funzionale? Si tratta di una disciplina olistica, che mira a garantire e facilitare uno sviluppo armonico del bambino e del ragazzo. Ne parliamo con la dott. sa Simona Governatori, pedagogista clinica e psicomotricista funzionale.

CHE COS’È LA PSICOMOTRICITÀ FUNZIONALE?

La psicomotricità funzionale è una disciplina pedagogico-scientifica, di cui possono trarre beneficio persone di tutte le età. Prende spunto dagli studi del professor Jean Le Boulch e, in Italia, è riconosciuta e regolamentata dall’ASPIF, l’Associazione Psicomotricisti Funzionali.

L’idea alla base è quella secondo cui il movimento sia un facilitatore per una crescita armonica del bambino (e perché no, anche dell’adulto); questo a patto di considerare ciascun individuo nella sua unicità, con un approccio al tempo stesso olistico e analitico.

Si caratterizza per l’orientamento sistemico e per il particolare processo di “analisi funzionale“, che considera gli aspetti neurofisiologici, mentali, affettivi, relazionali, motivazionali, motori-posturali ed operativi. L’analisi funzionale permette un approccio incentrato sulla persona ed altamente individualizzato.

Questo processo analitico permette di determinare a priori i punti di forza e debolezza del soggetto in tre quadri: quello biologico, quello neurologico e quello funzionale. All’interno di questi tre quadri verrà predisposto un percorso personale per la crescita.

Basandosi su una metodologia educativa, che favorisce lo sviluppo della persona attraverso il movimento e attività multidisciplinari e olistiche, persegue il raggiungimento di uno sviluppo che possa integrare aspetti cognitivi, emotivi e motori in modo armonico e funzionale all’ambiente.

L’intervento psicomotorio funzionale utilizza una serie di esercizi, individuali e collettivi, volti a sviluppare in modo progressivo:

  • La funzione di relazione con gli altri, con lo spazio, con gli oggetti
  • La funzione energetico-affettiva per quanto concerne la motivazione, l’ intenzionalità, l’ attenzione
  • La funzione operativa di controllo del tono muscolare e l’organizzazione spazio-temporale.

I BENEFICI DELLA PSICOMOTRICITÀ FUNZIONALE

Le attività di psicomotricità funzionale puntano a stimolare e potenziare:

  • Una maggiore conoscenza ed accettazione di sé
  • Un miglior accomodamento del modo di essere
  • L’autonomia e l’accesso alle responsabilità nella vita sociale
  • L’autostima
  • L’espressività
  • La creatività
  • La disponibilità alla relazione

La psicomotricità funzionale viene utilizzata anche nei casi di DSA, cercando di portare beneficio attraverso l’approccio olistico, che lavora sul disagio in tutte le sue forme e non solo in quella scolastica.

dott.ssa Simona Governatori
Pedagogista clinico e psicomotricista funzionale

Percorsi psicomotori

I percorsi psicomotori sono giochi di percorsi che prevedono il superamento di una serie di sfide. Sono particolarmente indicati per i bambini da 3 a 6 anni e si possono prevedere diversi livelli di difficoltà. Italveneta Didattica propone un kit modulare per allestire percorsi psicomotori in classe, in palestra o all’esterno.

Su amazon.it potete acquistare i seguenti kit per realizzare percorsi psicomotori:

Scuole e docenti possono ordinare i supporti direttamente da Italveneta Didattica, per ottenere sconti e supporto dedicati. Tutti i prodotti sono certificati CE – UNI EN 71-1/2/3 e sono 100% made in Italy.

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Scopriamo il Fimo per creare gioielli e pupazzetti

Il Fimo è una pasta sintetica, creata dall’azienda Staedtler, utilizzata per la modellazione di piccoli oggetti. La sua consistenza estremamente duttile consente di realizzare anche dettagli molto piccoli, per cui il Fimo ben si presta ad essere utilizzato per gli articoli di bigiotteria, orecchini, collane o pupazzetti.

Il Fimo ha la caratteristica di essere termoindurente e deve cuocere in forno o a bagnomaria, anche se quest’ultima pratica è molto meno diffusa. Questa pasta di trova in commercio in diversi colori e tipologie.

ALLA SCOPERTA DEL FIMO

LE TIPOLOGIE DI FIMO IN COMMERCIO

Oggi la pasta Fimo è disponibile in numerose varietà e colori. Per iniziare è consigliabile sperimentare il Fimo Soft, più facile da modellare. Tra le colorazioni disponibili troviamo i toni metallizzati, il granito (una pasta effetto pietra), trasparente (simile a vetro colorato, fluorescente, perlato e marmorizzato.

Il Fimo Soft permette di acquisire dimestichezza, per poi passare ad esempio al Fimo Professional: pasta molto consistente, adatta a lavori di precisione, come murrine, braccialetti, collanine e portachiavi.

Esistono poi il Fimo Kids, adatto ai bambini e Professional Doll Art, per creare bambole con effetto porcellana.

EFFETTI CROMATICI SUL FIMO

Il Fimo è venduto in pani colorati, ma può essere colorato a piacimento una volta cotto, applicando colori acrilici o vernici lucide fissative appositamente create per questo prodotto (i normali fissativi per colori acrilici non funzionano sul FIMO e possono causare “effetto colla”).

Per ottenere tonalità più velate o sfumature, è possibile aggiungere ombretti in polvere alla pasta neutra prima della cottura o, in alternativa, terre o polvere di gesso.

COME SI LAVORA IL FIMO

Il Fimo si può modellare con le mani per realizzare semplici forme, oppure può essere scolpito con gli attrezzi appositi. Per quanto riguarda gli strumenti da lavoro, in commercio ne esistono di specifici, per modellare, tagliare e anche realizzare gioielli.

Invece di acquistare strumenti specifici,  specialmente per chi è alle prime armi, si possono utilizzare semplici taglierini, stuzzicadenti e altri oggetti già disponibili in casa o in cucina, per aiutarsi a modellare le forme da realizzare.

LA COTTURA DEL FIMO

Come dicevamo, il Fimo è termoindurente e va cotto in forno ad una temperatura variabile tra i 110 e i 130°C. La fase di cottura è molto delicata e va affrontata con estrema attenzione. Il tempo di cottura varia in base alle dimensioni dell’oggetto: da dieci minuti a un’ora di cottura. Chiaramente più l’oggetto è piccolo, meno tempo va tenuto in forno.

Esistono fornetti appositamente pensati per la cottura del Fimo. Questa soluzione è molto consigliata, perchè il Fimo, ad alte temperature (superiori a 150°) può rilasciare sostanze tossiche che possono depositarsi nel forno e renderlo così nocivo per le operazioni successive di “ordinaria” cucina. E’ consigliabile, inoltre, mettere sotto gli oggetti modellati della carta da forno, durante la cottura.

CONSIGLI UTILI

  • se dopo qualche tempo il Fimo si è indurito, potete riportarlo alla consistenza originaria utilizzando Fimo Mix Quick oppure aggiungendo qualche goccia di olio d’oliva od olio per il corpo
  • se invece il Fimo risulta troppo morbido, potete aggiungere del borotalco

ACQUISTARE IL FIMO ONLINE: PREZZI E IDEE

Di seguito trovate le soluzioni migliori e più convenienti per acquistare il Fimo online, su amazon.it. Sottolineiamo che Portale Bambini suggerisce i prodotti su Amazon.it in modo indipendente, al 100%: non stiamo pubblicizzando nessun prodotto o produttore in particolare; proprio per questo utilizziamo come piattaforma per i nostri (e i vostri) acquisti il più grande marketplace online al mondo per varietà. 

I PANETTI DI FIMO

Per i bambini, le confezioni di Fimo kids sono ideali per un primo approccio: costano poco più di 10€ ed includono, oltre ai panetti di Fimo, anche un libricino a colori con le istruzioni per realizzare varie miniature con la pasta. Ogni confezione propone diversi lavori, in ordine di difficoltà crescente.

Questi kit contengono anche uno strumento per scolpire, dunque non ci sarà bisogno di null’altro per cominciare a fare arte col Fimo!

FIMO KIDS > scopri questo set di Fimo Kids

Come vi abbiamo già suggerito, il Fimo Soft è la varietà più facile da modellare, adatta ai principianti. In commercio si trova un comodo starter pack che include 12 panetti colorati con cui potremo realizzare perline, miniature e altri piccoli oggetti.

FIMO SOFT > scopri lo starter pack in offerta su Amazon.it

GLI ACCESSORI

Gli strumenti per scolpire e modellare il Fimo sono il primo accessorio del quale sentirete la necessità; esistono decine di kit differenti, pensati per le varie tipologie di artisti. Noi ve ne proponiamo uno prodotto da Staedtler, pensato per piccoli artisti e dall’ottimo rapporto qualità/prezzo.

ACCESSORI PER MODELLARE > in offerta su Amazon.it

Un altro accessorio che molti utilizzano è un piccolo forno elettrico per la cottura. In realtà non esiste un “forno per Fimo” vero e proprio: si utilizzano i forni elettrici di piccole dimensioni in commercio. Si tratta di elettrodomestici a buon mercato: sarà sufficiente un modello basilare, senza particolari funzioni, che si può trovare ad un prezzo compreso tra 20 e 40€.

Avere un piccolo forno appositamente per la cottura del Fimo vi permetterà di risparmiare energia, ma anche di cuocere senza preoccuparvi degli eventuali residui tossici nel vostro forno di casa!

forno per fimo

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IDEE CREATIVE CON IL FIMO

Con il Fimo si possono realizzare i più svariati lavori creativi: perle, miniature, riproduzioni di fiori e piccola oggettistica. L’unico limite è quello costituito dalla nostra fantasia, e dalla quantità di pasta modellabile che avete a disposizione.

Qui sotto trovate due proposte per cominciare, adatte tanto ai grandi quanto ai più piccoli. Buon divertimento!

PERLINE MULTICOLORE

Cosa ci serve:

  • pasta di Fimo di vari colori
  • coltello
  • carta da forno
  • smalto trasparente per fimo
  • filo di ferro
  • stuzzicadenti

Come si fa:

  • Tagliate un pezzo di carta da forno su un ripiano e fermatelo con dei piccoli pesi ai quattro lati
  • Staccate tanti piccoli pezzetti di fimo dal panetto principale, scegliendo la misura più consona alle vostre esigenze
  • Modellate un pezzetto di Fimo realizzando con le mani piccole forme sferiche; potete anche mischiare un paio di colori insieme per ottenere un effetto multicolore
  • Una volta formata la perlina, dovrete bucarla con lo stuzzicadenti, realizzando il foro attraverso cui passerà il fil di ferro
  • Procedete con la cottura che durerà 20 minuti circa in un forno preriscaldato a 110°
  • Una volta cotte, le perline potranno essere rifinite con la vernice lucida ed infilate nel fil di ferro

PUPAZZI IN MINIATURA

Il Fimo si presta ad essere modellato per realizzare pupazzetti, come ad esempio gnomi, bamboline e folletti. Per iniziare scegliete un soggetto stilizzato; nel tempo, facendo pratica, potrete aggiungere dettagli.

Cosa ci serve:

  • Fimo soft bianco, nero, marrone, verde (chiaro e scuro), rosa confetto, fragola.
  • Lucido trasparente e pennellino (facoltativo)
  • Cutter

Come si fa:

  • Lavorate il fimo bianco con un po’ di rosa, formando una pallina per la faccia
  • Dal nero ricavate due minuscole palline per gli occhi, che vanno completate con due punti luce bianchi, più piccoli delle pupille
  • Con il rosa confetto create due mini-ellissi e applicatele in corrispondenza delle guance, appena sotto gli occhi
  • Per completare il viso del folletto modellate due forme triangolari uguali, sempre con la tonalità dell’incarnato, serviranno per le orecchie a punta
  • Appiattite un pezzo di fimo marrone e applicate la calotta sulla testa
  • Per il corpo sarà sufficiente modellare un pezzo di fimo fragola, di poco più grande rispetto alla testa, in modo da ottenere un ovale
  • Montate il folletto posizionando delicatamente la testa, facendo attenzione a non deformarla. Con il marrone completate i capelli arrotolando su se stessi due salsicciotti

Qui sotto, un’immagine esemplificativa, da cui prendere spunto.

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Carta da regalo fai-da-te: idee creative per un risultato unico

Anche la carta da regalo può trasformarsi in un lab creativo: si tratta di un modo per sperimentare insieme ai bambini e, al contempo, per rendere ancora più speciale un dono. Di recente vi abbiamo raccontato come realizzare gli addobbi per una festa di compleanno. A noi piace molto l’idea di coinvolgere i bambini in queste attività e di creare qualcosa di unico ed estremamente personalizzato.

Nel caso dei regali, la cura con cui vengono confezionati è sicuramente un segno di attenzione, un po’ come dire: “Sei così importante che anche il modo con cui ti presento il mio regalo deve essere speciale”. Per realizzare la carta regalo fai da te si può partire sia da una carta bianca ed abbellirla a piacere con pittura e decori, oppure usare una carta regalo preconfezionata e personalizzarla con fantasia.

CARTA FAI DA TE DECORATA CON FIORI DI CARTA

Partite dalla carta regalo scelta e realizzate dei fiori di carta velina in tinta da applicarvi sopra, creando un micro-bouquet. 

Cosa ci serve:

  • un foglio grande di carta velina
  • forbice
  • nastrino: vanno bene i nastri dei pacchi (quelli molto sottili) oppure i fili in cotone o lana

Come si fa:

  • per prima cosa bisogna tagliare la carta in 7 rettangoli con misura 35 x 25 cm. Se volete un formato più grande o più piccolo, potete farlo, mantenendo costante il rapporto tra i lati
  • a questo punto dovete sovrapporre i rettangoli di carta velina, piegandoli a fisarmonica e formando delle plissettature alte circa 1 cm
  • infine fermate con un nodino la vostra fisarmonica di carta; il nastro va posizionato al centro piegando a metà la carta e creando una sorta di ventaglio
  • tagliate i bordi dando una sagoma arrotondata, come fosse un petalo e liberate i petali

Se avete lavorato con attenzione, creerete una sorta di peonia con una forma tonda e voluminosa. Il cordino vi servirà a questo punto anche per fissare i vostri fiori sui pacchetti.

CARTA FAI DA TE CON STAMPINI DI PATATE

Qui potete sbizzarvi su una carta in tinta unita o bianca, utilizzando le tempere e le verdure a mo’ di stampino. Un risultato molto creativo si ottiene incidendo le patate. Ecco come si fa.

Cosa ci serve:

  • patate
  • cutter per biscotti
  • coltello
  • pennelli
  • tempere

Come si fa:

  • lavate la patata senza sbucciarla: vi consentirà una presa migliore del timbro
  • tagliatela a metà e usando un cutter da cucina per tagliare i biscotti incidete la forma del timbro
  • eliminate la patata in eccesso con il coltello
  • fate asciugare un’oretta
  • intingete il vostro timbrino nella tempera e personalizzate la carta regalo

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Oggetto transizionale: che cos’è?

L’oggetto transizionale è quell’oggetto, tipicamente un peluche o un pupazzo, che aiuta il bambino nei suoi primi momenti di separazione dalla figura della madre. Si tratta di un oggetto e di una funzione descritti per la prima volta dal pediatra e psicanalista Donald Winnicott.

oggetto transizionale

COS’È L’OGGETTO TRANSIZIONALE?

Si tratta di un oggetto, solitamente morbido al tatto e alla pressione. Tipici esempi di oggetti transizionali sono peluches, pupazzi, coperte e pezzi di stoffa spessa.

Il bambino utilizza questo oggetto durante il processo di individuazione-separazione, ovvero quella tappa dello sviluppo psicologico in cui il bambino comincia a considerare la madre come un’entità separata da lui.

Si tratta di un processo molto delicato, in cui il bambino da fondo alle proprie risorse cognitive ed emotive; ecco perché è importante lasciare a sua disposizione un eventuale oggetto, che lo supporti nel momento del distacco. Non sarà necessario riempire la culla di peluches e coperte: sarà il bambino stesso, se ne sente la necessità, ad eleggere un oggetto tra quelli che lo circondano come suo oggetto transizionale.

LA TEORIA DELLO SPAZIO TRANSIZIONALE DI WINNICOTT

L’oggetto transizionale nasce dalla teorizzazione di Winnicott, che aveva individuato attraverso le sue osservazioni uno spazio transizionale, ovvero uno stato in cui il neonato è convinto di vivere in una realtà interamente plasmata dai suoi desideri.

Poco per volta, però, si scontrerà con una realtà in cui la madre esiste a prescindere dai suoi desideri.

Tra il primo e il secondo stadio, esiste appunto uno spazio transizionale, che ha la funzione di accompagnare il bambino verso una concezione oggettiva della realtà senza esserne traumatizzato. In questo spazio si colloca l’utilizzo dell’oggetto transizionale, come forma di reazione alla separazione.

Il bambino utilizza l’oggetto transizionale sia per calmare l’angoscia della separazione, vedendo in esso un sostituto della madre, sia per sperimentare una prima forma di relazione con un altro da sé.

Sempre secondo la teorizzazione psicoanalitica di Winnicott, è lo spazio transizionale che permette all’individuo di dare forma alla propria originalità e alle proprie passioni, che sono una sorta di luogo di confine tra il regno dell’oggettività e quello della soggettività.

COME COMPORTARSI CON L’OGGETTO TRANSIZIONALE?

Una buona norma è quella di permettere al bambino di tenere con sé il suo oggetto transizionale; gradualmente se ne distaccherà, anche in relazione all’ingresso alla scuola dell’infanzia e del suo percorso di sviluppo. Ci basterà, dunque, non forzare i tempi.

Con un pizzico di attenzione, ricordiamoci di portare l’oggetto transizionale con noi, anche durante i primi viaggi. In questo modo eviteremo esperienze traumatiche, al bambino e all’intera famiglia.

E se il bambino non ha un oggetto transizionale? Cominciamo dalla premessa che la teoria di Winnicott rimane una teoria, circoscritta all’ambito psicoanalitico. Può capitare che non sia un peluche l’oggetto in questione. Tuttavia, ogni bimbo, chi più chi meno, ha un oggetto, uno spazio o una routine particolarmente cara, che si può considerare come il suo oggetto transizionale.

Come ogni genitore già sa e fa d’istinto, prendiamoci cura delle routine, delle abitudini: un giorno impareremo a superarle, ma oggi ci aiuteranno a stare meglio. Questo è l’unico consiglio che ci sentiamo di dare a mamma e papà: siate naturali, credendoci. Anche quando si parla di oggetti transizionali.

BIBLIOGRAFIA E APPROFONDIMENTI

Winnicott Donald W. (1971), “Gioco e realtà”, Armando Editore

Dell’Orto, S. (2003), W.D. Winnicott and the transitional object in infancy. Pediatric Medicine Chirurgic 25(2), 106-112

 

 

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Riscopriamo l’Araba Fenice, simbolo di resilienza

Questa sera facciamo un esperimento, provando a parlare di resilienza attraverso un racconto mitologico. La protagonista della nostra riflessione è la celebre Araba Fenice, l’uccello capace di risorgere dalle sue ceneri (o dalle acque, a seconda dei racconti).

Oggi la Fenice è anche una costellazione dell’Emisfero Sud, costituita da 11 stelle, vicino a Tucana (il Tucano) e Sculpto. Fu Johann Bayer a nominarla così nel 1603. Questa costellazione è stata anche chiamata Grifone, Aquila, Giovane Struzzo (dagli arabi) e Uccello di Fuoco (dai cinesi).

L’Araba Fenice rappresenta un po’ tutti noi, quando impariamo a reagire alle avversità della vita, rialzandoci più forti e motivati. Rileggere i racconti su questo uccello mitologico è un modo per riflettere sulle capacità di adattarci ai cambiamenti, rinascendo più forti e potenti.

Vi proponiamo di seguito un breve excursus, sperando che sia un’occasione per incuriosire i bambini e riflettere insieme sulla resilienza. C’è anche un’altra chiave di lettura che ci sembra interessante:  la medesima simbologia del rinascita, incarnata in un uccello mitologico, ha accomunato nei secoli tante persone, lontane per lingua, stile di vita e cultura.

Sulla resilienza vi invitiamo a leggere il nostro mini saggio e gli approfondimenti collegati, che qui vi riportiamo:

Esercizi per insegnare la resilienza a grandi e bambini

Resisto, dunque sono: le 5 frasi per essere più resilienti

Libri sulla resilienza, per grandi e bambini

Resilienza: le 7C per insegnarla ai bambini

Intanto, volate sulle ali della fantasia insieme all’Araba Fenice.

LA FENICE NELL’ANTICO EGITTO

Nell’antico Egitto, si narrava di Bennu, un uccello sacro che incarnava il dio Ra e il dio Osiride. La sua peculiarità era il canto, così melodioso da incantare persino le divinità. Il suo potere più grande era tuttavia un altro: poteva vivere molti secoli, addirittura cinque, per poi morire in un bellissimo falò da cui sarebbe rinato subito dopo.

Gli antichi Egizi furono i primi a parlare della Fenice come del Bennu, dal verbo “benu” che significa risplendere, sorgere o librarsi in volo. I testi egizi narrano di un uccello simile ad un airone, apparso sulla prima collina emersa dalle acque primordiali. Nel tempo la Fenice venne associata col sole e rappresentava il BA (“l’anima”) del dio del sole Ra, di cui era l’emblema.

L’ARABA FENICE IN ARABIA

Anche nell’antica Arabia, la Fenice, o Phoenix, è un favoloso uccello identificato anche come l’uccello del paradiso. Un racconto arabo del XIII secolo, scritto da Attar ed intitolato “Il linguaggio degli uccelli” racconta una epopea mistica nella quale gli uccelli cercano il loro re, il Simurgh, e infine arrivano al suo palazzo, al di là dei sette mari, per scoprire che sono loro stessi il Simurgh e che Simurgh è sia uno che tutti. Sempre in Arabia, la Fenice veniva dipinta su bottiglie di vetro per conservare dei veleni, per proteggere le persone dall’avvelenamento.

LA FENICE DI ESIODO

Anche Esiodo, il primo poeta greco del quale possediamo notizie storiche, menziona la Fenice. Ecco i versetti dell’enigmatico frammento 50:

Di nove uomini forti così la ciarliera cornacchia
vive la vita; il cervo di quattro cornacchie, e il corvo
diventa vecchio quanto tre cervi. La fenice, poi, vive
per nove corvi; per dieci fenici viviamo noi Ninfe,
ricciole belle, figlie di Giove dell’egida sire.

Traduzione di Ettore Romagnoli, 1929

.Erodoto è il primo a fornire una versione dettagliata del mito e ne parla nel secondo libro delle sue Storie, quello dedicato all’Egitto (la Fenice ha molte analogie con Bennu, un uccello sacro in Egitto:

C’è anche un altro uccello sacro che si chiama fenice. Io non l’ho mai visto, se non dipinto; poiché, tra l’altro, compare tra loro soltanto raramente: ogni 500 anni, come affermano i sacerdoti di Eliopoli; e si fa vedere, dicono, quando gli sia morto il padre.

“Per dimensioni e per forma, se è come lo si dipinge, è così: le penne della chioma sono color oro, le altre sono rosse; soprattutto esso è molto somigliante all’aquila per forma e dimensioni. Dicono che esso compia un’impresa di questo genere (ma secondo me il racconto non è credibile): cioè, partendo dall’Arabia, porta nel tempio del sole il padre, tutto avvolto nella mirra, e lo seppellisce nel santuario del Sole.

Per trasportarlo farebbe così: prima di tutto, dicono, impasta con la mirra un uovo grande quanto le forze gli permettono di portarlo; poi si prova a tenerlo sollevato e, quando si sia in tal modo allenato, avendo svuotato l’interno dell’uovo, vi introduce suo padre. Quindi con altra mirra spalma la parte per la quale ha praticato lo svuotamento e introdotto il padre, di modo che, essendovi quello dentro, si ristabilisce il peso di prima; avendolo dunque così avvolto, lo trasporta in Egitto nel santuario del Sole. Ecco quanto raccontano di questo uccello.

Traduzione di Luigi Annibaletto, 1956

.Erodoto, assimila la Fenice al Bennu, l’uccello sacro dell’antico Egitto.

LA FENICE DEI LATINI

Ne parla Ovidio nelle Metamorfosi, raccontando della lontana Assiria:

Esiste un uccello che da solo si rinnova e si riproduce:
gli Assiri lo chiamano fenice; non vive di frutti né di erbe,
ma di lacrime d’incenso e di succo di cardamomo.

Anche lo storico latino Publio Cornelio Tacito la menziona nei suoi Annales:

Durante il consolato di Paolo Fabio e Lucio Vitellio [eletti consoli nel 34 dC], dopo un lungo volgere di secoli, l’uccello fenice giunse in Egitto, e ai più dotti fra nativi e fra i Greci fornì l’occasione di molte disquisizioni circa quel prodigio. Mi fa piacere riferire quelle cose su cui si concorda e quelle cose ancor più numerose che sono controverse, ma che vale la pena conoscere.

Per gli antichi Romani la Fenice è sacra al Sole, caratterizzata da un piumaggio lussureggiante e capaci di vivere per più di 500 anni.

L’ARABA FENICE IN CINA

Per i cinesi, la Fenice portava nel becco due pergamene o una scatola quadrata che conteneva i Testi Sacri, e recava iscritte nel corpo le Cinque Virtù Cardinali. La sua coda includeva i cinque colori fondamentali (blu, rosso, giallo, bianco e nero) e il suo corpo era una mistura dei sei corpi celesti (la testa simboleggiava il cielo; gli occhi, il sole; la schiena, la luna; le ali, il vento; i piedi, la terra; e la coda, i pianeti).

Era una delle quattro creature magiche che presiedevano i destini della Cina: Bai Hu (la tigre bianca) o Ki-Lin (l’unicorno) per l’Ovest; Gui Xian (la tartaruga o il serpente) per il Nord; Long (il drago) per l’Est; e, per il Sud, Feng (la Fenice) — detto anche Fêng-Huang, Fung-hwang o Fum-hwang. Rappresentava il potere e la prosperità, ed era un attributo esclusivo dell’imperatore e dell’imperatrice, che erano gli unici in tutta la Cina ad essere autorizzati a portare il simbolo del Feng.

L’ARABA FENICE IN INDIA

Nella cultura induista e buddista, la Fenice si chiama Garuda e ha fattezze umane, con ali e becco d’aquila. Narra la leggenda indù che Kadru, madre di tutti i serpenti, combatté con la madre di Garuda, imprigionandola.

Garuda andò quindi a recuperare del Soma, che lo rese immortale, per liberare sua madre da Kadru. Viṣṇu, colpito da ciò, lo scelse come avatar (l’incarnazione terrestre) o destriero. Comunque, Garuda mantenne un grande odio verso i Naga (la famiglia dei serpenti e dei draghi), e ne ammazzava uno al giorno per pranzo. Poi però un principe buddista gl’insegnò l’astinenza, e Garuda riportò in vita le ossa di molti dei serpenti che aveva ucciso.

L’ARABA FENICE NELLA LETTERATURA

La fenice è cantata da numerosi poeti classici, oltre ad Ovidio precedentemente menzionato. In epoca cristiana, i padri della Chiesa accolsero la tradizione ebraica e fecero della fenice il simbolo della resurrezione della carne. La sua immagine ricorre frequentemente nell’iconografia delle catacombe.

Dante Alighieri così descrive la Fenice:

Che la fenice more e poi rinasce,
quando al cinquecentesimo anno appressa
erba né biada in sua vita non pasce,
ma sol d’incenso lacrima e d’amomo,
e nardo e mirra son l’ultime fasce.

Inferno XXIV, 107-111

Al giorno d’oggi sopravvive il modo di dire “essere una fenice”, per indicare qualcosa di introvabile, un esemplare unico e soprattutto inafferrabile, come troviamo nei versi del poeta Metastasio:

È la fede degli amanti
come l’araba Fenice:
che vi sia ciascun lo dice,
dove sia nessun lo sa.

UN LABORATORIO SULL’ARABA FENICE

E se usassimo gli spunti che abbiamo letto per inventare la nostra Araba Fenice, il simbolo dei cambiamenti e delle nostre rinascite? Si può dipingere su una maglietta, provare a descrivere in una storia o realizzare in un disegno. Può essere anche un insolito costume di Carnevale, usando un mantello personalizzato con piume e colori.

 

 

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Pasta di Mais: la ricetta e i lavoretti da provare

La pasta di mais è un composto modellabile a base di amido di mais, colla vinilica e acqua. Viene chiamata anche “porcellana a freddo”, poiché si può far essiccare all’aria aperta, senza cuocerla (in realtà la cottura è consigliata, proprio come per la pasta di sale). 

Noi abbiamo sperimentato due diverse ricette di pasta di mais: una semi-liquida, per giocare (una volta cotta assomiglia alla pasta di sale) e l’originale porcellana a freddo. Scopriamo insieme come realizzarle.

[toc]

RICETTA DELLA PASTA DI MAIS PER GIOCARE

Scopriamo insieme come fare la pasta di mais (o pasta di amido di mais): bastano pochissimi e semplici ingredienti per realizzarla.

Ingredienti:

  • 1 bicchiere di amido di mais
  • 1 bicchiere di colla vinilica
  • 2 cucchiai di olio Johnson o vaselina
  • 1/3 di bicchiere d’acqua

Naturalmente potete adattare le quantità: se volete cominciare con una piccola dose, provate con nove cucchiai di colla, nove cucchiai di amido di mais e tre cucchiai d’acqua, a cui aggiungerete l’olio Johnson.

L’importante è rispettare la proporzione tra gli ingredienti: 1 parte di maizena, 1 parte di colla e 1/3 di parte d’acqua.

pasta di mais ricetta

 

Procedimento:

  • Nella ciotola, si riuniscono gli ingredienti
  • Utilizzando una forchetta o un cucchiaio, mescoliamo gli ingredienti finché non avremo ottenuto una pasta dalla consistenza omogenea
  • Se la pasta è ancora troppo liquida, incorporate dell’altro amido di mais e continuate a mescolare
  • Se invece non riusciamo ad amalgamarla per bene, provate ad aggiungere qualche cucchiaio d’acqua

A questo punto siamo pronti per giocarci: se si prova ad impastarla, infatti, questa pasta diventa solida. Se la lasciate nella ciotola, invece, tornerà semi-liquida. Questa è la consistenza della pasta di mais realizzata con l’acqua:

pasta di mais
Cottura: 
  • Versiamo la pasta semi-liquida in una piccola pirofila e cuociamola a bagnomaria per circa 10 minuti, a fuoco medio
  • Quando comincerà ad assumere un colore giallastro e perderà la sua trasparenza (come la figura sotto), potremo toglierla dal fuoco, aspettare che il tutto si raffreddi e poi modellarla

Questa pasta rimane abbastanza morbida, con l’unico difetto di essere un po’ friabile. Tuttavia, si possono realizzare semplici forme. Ecco la nostra pasta dopo la cottura: noi abbiamo deciso di realizzare Olaf di Frozen:

pasta di mais lavoretti

Una volta modellata, lasciate asciugare la pasta per un paio di giorni, poi sarete pronti per dipingerla, con le tempere o con i colori acrilici.

PASTA DI MAIS COLORATA

Colorare la pasta di mais è semplice: basta aggiungere qualche goccia di colorante alimentare agli altri ingredienti prima di cominciare a mescolare. Otterrete una bella pasta colorata.

RICETTA DELLA PASTA DI MAIS PER LAVORETTI (PORCELLANA A FREDDO)

La ricetta è estremamente simile alla pasta precedente, con una differenza importantissima: non si utilizzerà l’acqua. In questo modo la pasta rimarrà molto più compatta ed elastica.

Ingredienti: 

  • 1 bicchiere di amido di mais
  • 1 bicchiere di colla vinilica
  • 5 cucchiai di olio Johnson o vaselina (sì, ne servirà un poco di più rispetto alla ricetta precedente)

Procedimento:

  • Nella ciotola, si riuniscono gli ingredienti
  • Utilizzando una forchetta o un cucchiaio, mescoliamo gli ingredienti finché non avremo ottenuto una pasta dalla consistenza omogenea
  • se la pasta è ancora troppo appiccicosa, incorporate dell’altro amido di mais e continuate a mescolare

Questa è la consistenza da ottenere:

pasta di mais

La pasta così ottenuta è densa ed estremamente elastica: l’ideale per modellarla e realizzare delle simpatiche forme per i propri lavoretti.

LAVORETTI CON LA PASTA DI MAIS

La pasta di mais è ottima per realizzare forme da dipingere. Noi abbiamo provato a modellarla nei seguenti modi:

  • A mano libera, con risultati mediocri: meglio la pasta sale (specialmente per i bambini, che possono ingerirla senza problemi mentre qui c’è la colla, per quanto atossica)
  • Con gli stampi per biscotti, con ottimi risultati
  • Utilizzando gli stampi in silicone, con ottimi risultati

Ecco qualcuna delle forme che abbiamo realizzato:

lavoretti con la pasta di mais

Adesso è il momento di cuocere!

Cottura: 

  • Disponiamo le forme da cuocere in una teglia rivestita di carta forno
  • Inforniamo a 150 C°, per 30 minuti
  • I lavoretti in pasta di mais si dipingono dopo la cottura, utilizzando il colore acrilico e fissando il colore con una mano leggera di spray protettivo

PERCHÉ SCEGLIERE LA PASTA DI MAIS?

Ecco qualche buon motivo per provare a realizzare la pasta di mais:

  • Si prepara in un attimo: bastano cinque minuti per mescolare gli ingredienti ed ottenere una fantastica pasta modellabile
  • È un fluido non newtoniano; i bambini adorano queste sostanze, che assomigliano a liquidi ma diventano solidi. Se volete saperne di più, leggete la nostra guida sugli esperimenti per bambini: troverete una spiegazione scientifica di come funzionano
  • Non sporca, o meglio, sporca pochissimo e basterà una spugna bagnata per fare pulizia
  • Ha un bellissimo aspetto traslucido
  • È economica: costa molto meno di qualsiasi altra pasta modellabile in commercio

ALTRE PASTE MODELLABILI DA PROVARE

PASTA DI SALE: la regina delle paste modellabili per i più piccoli; si prepara in un attimo, si modella, si può cuocere oppure no, si conserva per una settimana e anche oltre. Servono altre ragioni per provarla? Se dobbiamo far giocare i bambini, è la soluzione migliore. Scoprite come si fa > Pasta di sale

SABBIA CINETICA: sicuramente la conoscerete, ma sapevate che è possibile realizzare una specie di sabbia cinetica fai da te utilizzando l’amido di mais e l’olio di semi? Realizziamola insieme > Sabbia cinetica

E non perdetevi la nostra guida sulle paste modellabili fai da te: nove ricette semplici e bizzarre da sperimentare a casa.

 

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