Blog

Lavoretti con la pasta di sale

La pasta di sale è un ottimo materiale con cui realizzare lavoretti creativi. Semplice da modellare, compatta e piuttosto elastica, si presta a numerosi lavoretti creativi, dai ciondoli alle coppette. 

In questo articoli troverete un elenco di semplici lavoretti creativi da realizzare a casa o a scuola.

[toc]

Noi, per esempio, abbiamo realizzato due medagliette decorative da dipingere in occasione del Carnevale e della festa della mamma oltre ad un vasetto portaoggetti.

lavoretti con la pasta di sale

COPPETTE E CIOTOLE

Vi consigliamo di cominciare dalle coppette: semplicissime da modellare, divertenti da decorare e di grande effetto. Specialmente se volete realizzare un lavoretto in pasta di sale da regalare, con le coppette andrete sul sicuro.

Potete realizzare coppette sia rotonde che quadrate. Per le forme quadrate, una volta stesa la pasta potrete aiutarvi con un coltello a rifinire i bordi. Per le forme rotonde è possibile usare uno stampo per biscotti.

Ecco alcuni capolavori in pasta di sale da cui prendere spunto:

lavoretti pasta di sale

Per ottenere il calco delle forme, come ad esempio le spighe, dovrete procurarvi l’oggetto di cui lasciare l’impronta, premerlo leggermente sulla superficie della coppetta e poi rimuoverlo. Servirà un pizzico di allenamento per evitare che deformi eccessivamente la coppetta.

lavoretti in pasta di sale

In questo caso, su una base quadrata sono state aggiunte delle decorazioni in rilievo: preparate la base e le decorazioni a parte; poi, prima di far asciugare la pasta, collocatele al loro posto con una leggera pressione.

IMPRONTE DI MANINE O PIEDINI

Un lavoretto da “cuore di mamma” (o di maestra!), per chi desidera conservare come ricordo un’impronta del proprio bimbo. In questo caso, sarà sufficiente realizzare una forma ovale con la pasta, lasciandola abbastanza spessa da potervi imprimere l’impronta.

Si tratta di un lavoretto estremamente semplice da realizzare, adatto anche ai bimbi più piccoli.

lavoretti pasta di sale

CIONDOLI

Per realizzare ciondoli in pasta di sale, sarà sufficiente praticare un piccolo foro su uno dei bordi, aiutandosi con uno stuzzicadenti. Una volta cotta la pasta di sale, potrete far passare al suo interno un filo di spago o di un altro materiale e realizzare una simpatica collana.

lavoretti pasta di sale

Non avete trovato il contenuto che stavate cercando? Chiedetecelo: ogni mese realizziamo i materiali più richiesti dai lettori! Ecco il modulo per le nuove richieste: Chiedi un contenuto.

Iscrivetevi alla Newsletter o al canale Telegram per ricevere gli ultimi aggiornamenti dal sito.

Pasta di sale: ricetta e lavoretti

La pasta di sale (o pasta sale) è una pasta modellabile a base di sale, farina ed acqua mescolati insieme. La pasta di sale si può utilizzare per giocare, manipolandola, oppure per realizzare simpatici lavoretti creativi.
In questo articolo scoprirai la ricetta per preparare una pasta di sale perfetta, accompagnata/o passo a passo dal tutorial.

Ricetta della pasta di sale

Per preparare la pasta di sale sono sufficienti pochi e semplici ingredienti. Ecco la nostra ricetta:

  • 1 bicchiere di sale
  • 1 bicchiere di farina
  • 1/3 bicchiere di acqua tiepida
pasta di sale

In rete, solitamente, viene indicato come rapporto tra sale e farina 1:2. Seguendo questa ricetta, per ogni bicchiere di sale ne andrebbero utilizzati due di farina. Noi abbiamo fatto diversamente, utilizzando un bicchiere di sale e uno di farina. Il risultato? Una pasta perfetta! In questo senso, le dosi non sono da intendersi in modo rigido: sperimenta, cominciando con piccole quantità, fino a raggiungere la consistenza che preferisci.

Ed eccoci con le mani in pasta:

Le fasi della lavorazione della pasta di sale sono le seguenti:

  • nella ciotola si riuniscono gli ingredienti;
  • con un cucchiaio, si mescolano gli ingredienti fino ad ottenere un impasto compatto;
  • a questo punto, puoi impastare con le mani per ottenere una forma omogenea e la giusta consistenza.

Se la pasta è troppo friabile e si sbriciola mentre la lavori, se sembra sabbia e perde granelli di sale, allora dovrai aggiungere un po’ d’acqua e continuare ad impastarla. Se la pasta si appiccica alle dita o al tavolo è meglio aggiungere un po’ di farina, poco alla volta, e lavorarla ancora.

Un’altra domanda che ci sentiamo spesso rivolgere è: si può fare la pasta di sale con il Bimby? Assolutamente sì, i robot da cucina possono realizzare la pasta di sale con la stessa funzione con cui preparano la pasta per il pane. Realizzarla a mano, però, è altrettanto semplice e veloce, per cui nessuna paura se non hai uno di questi elettrodomestici.

I segreti per una pasta di sale perfetta

Qualche trucco c’è, non tanto nella preparazione, che è uguale per tutti, ma nella conservazione e nella personalizzazione. Già, lavorare le paste modellabili è un’arte tutta da imparare!

Cuocere la pasta di sale

Una volta che avrete giocato con la pasta di sale, potrete cuocere i vostri lavoretti. In questo modo la pasta assumerà una consistenza dura, simile a quella del gesso o della terracotta (attenzione, rimane un materiale fragile, non è granito: anche dopo la cottura se cade o riceve colpi si spezzerà).
Prima della cottura è bene lasciar riposare i lavoretti in un luogo asciutto per 12 ore. Il tempo è indicativo, ma non superate le 24, altrimenti rischia di sbriciolarsi durante la cottura.
A questo punto, infornatela a 100 C° in una teglia rivestita di carta forno (bastano 80 C° se usate un forno ventilato) per mezz’ora. Potete controllare lo stato della cottura con uno stuzzicadenti.

Conservare la pasta di sale

Se hai preparato troppa pasta e te ne avanza un po’ non scoraggiarti: è facile conservarla in frigorifero e riutilizzarla in seguito. Avvolgi la pasta nella pellicola trasparente, in modo che non ci siano fessure e che sia ben sigillata, poi riponila in frigo (non nel congelatore). Si conserverà per diversi giorni. Se al momento di riutilizzarla risulta leggermente secca, basterà incorporare poca acqua e un pizzico di farina.

Lavoretti con la pasta di sale

Che lavoretti si possono realizzare con la pasta di sale? Ciondoli, fermacarte, soprammobili e perfino portamatite. Se non l’hai ancora letto, ti consigliamo il nostro articolo sui lavoretti con la pasta di sale.

pasta di sale 3
lavoretti pasta di sale

Colorare la pasta di sale

L’aspetto più interessante della pasta sale è l’estrema semplicità con cui si può colorare. Ecco qualche soluzione per dipingere la pasta.

Con i coloranti alimentari

Se vuoi lavorare una pasta già colorata, è il caso di utilizzare i coloranti alimentari. In questo modo, anche se i bambini dovessero ingerire piccole quantità di pasta cruda (spesso lo fanno solo per curiosità, per provare “che gusto ha”) la pasta sarà assolutamente atossica.
Per ottenere la pasta colorata è sufficiente versare del colorante alimentare liquido nella pasta insieme all’acqua, al momento di impastarla (potete già diluirlo nell’acqua prima di unirla a sale e farina.
Se utilizzi i coloranti alimentari sarà necessario preparare da subito più palline di impasto colorato, riducendo le dosi di sale e farina per ciascuna. Dovrai pianificare attentamente la preparazione!

Con tempere e acquerelli

La pasta sale può essere dipinta anche dopo la cottura. In questo caso si possono usare sia gli acquerelli che i colori a tempera. Anche se siamo protetti dal rischio di ingestione (solitamente i bambini assaggiano la pasta cruda, non le forme cotte, ormai indurite), è bene utilizzare colori a base d’acqua e adatti ai bambini.
Il procedimento è lo stesso che si usa per dipingere sassi o legno: si stende il colore sulla superficie solida della pasta dopo averlo leggermente diluito. Non ci sono rischi o problematiche particolari.
L’unico limite dell’uso di queste tecniche è che tendono a rovinarsi nel tempo: la tempera spesso si scrosta o la superficie si rovina, inoltre a contatto con altri oggetti potrebbero sporcare. La soluzione può essere, una volta asciugato per bene il colore (conviene aspettare un paio di giorni), utilizzare uno spray fissativo trasparente, facendo attenzione a spruzzarlo lontano dai bambini in quanto tossico. Ad ogni modo le consigliamo caldamente, per la salute dei piccoli.

Con i colori acrilici

È la maniera più professionale e di impatto migliore. Il colore acrilico non presenta crepe, copre in modo uniforme e lucido la pasta granulosa e assicura i risultati migliori. Tuttavia non sempre è atossico e soprattutto le sue macchie sono difficili da lavare. Per questo lo consigliamo agli adulti creativi o ai più grandicelli.

Altre paste modellabili

  • PASTA DI MAIS: viene chiamata anche “porcellana a freddo”, per la consistenza semi-trasparente e compatta che raggiunge una volta asciutta; per realizzarla bastano amido di mais e colla vinilica. Scoprite con noi come si fa > Pasta di mais
  • SABBIA CINETICA: sicuramente la conoscerete, ma sapevate che è possibile realizzare una specie di sabbia cinetica fai da te utilizzando l’amido di mais e l’olio di semi? Realizziamola insieme > Sabbia cinetica
  • E non perdetevi la nostra guida sulle paste modellabili fai da te: nove ricette semplici e bizzarre da sperimentare a casa.

Vi piacciono i nostri disegni da colorare e i nostri laboratori creativi? Scoprite tante risorse premium nel nostro Cuorfolletto Creative Shop: poster collaborativi, clipart da utilizzare per le vostre presentazioni digitali e coloring book.

Perché proporre i lavoretti creativi

  • Sviluppo della motricità fine, attraverso azioni come ritagliare, incollare e piegare con precisione;
  • Sviluppo cognitivo, perché il bambino nella realizzazione di un lavoretto deve risolvere numerosi problemi legati a dimensioni come lo spazio e la progettazione;
  • Sviluppo sensoriale, perché i lavoretti coinvolgono una varietà di sensi contemporaneamente;
  • Grinta e perseveranza, necessarie a portare a termine l’esecuzione del lavoretto. Realizzare un lavoretto creativo è un ottimo allenamento per l’attenzione e la progettualità.

Non avete trovato il contenuto che stavate cercando? Chiedetecelo: ogni mese realizziamo i materiali più richiesti dai lettori! Ecco il modulo per le nuove richieste: Chiedi un contenuto.

Iscrivetevi alla Newsletter o al canale Telegram per ricevere gli ultimi aggiornamenti dal sito.

Il Teatro dell’Oppresso e i suoi risvolti educativi

Oggi riparliamo di teatro, un tema a noi caro e spesso richiamato nei nostri approfondimenti. A nostro avviso il teatro avvicina adulto e bambino e permette di trasformare l’esperienza artistico/ludica in esperienza formativa (con una doverosa premessa: tutto è educazione a nostro avviso). A questo proposito avevamo scritto alcuni approfondimenti che qui vi segnaliamo:

Portiamo i bambini a teatro e facciamoli recitare
Teatro: una nuova disciplina a scuola!

Più nello specifico, oggi andremo a parlare del Teatro dell’Oppresso e delle sue rielaborazioni in ambito educativo. Si tratta di un metodo teatrale ideato da Augusto Boal, direttore del Teatro Arena di Saõ Paulo a partire dagli anni ’60, prima in Brasile e poi in Europa. L’obiettivo di questa tecnica teatrale è valorizzare una precisa presa di posizione, a favore degli “oppressi” e, parallelamente a Paulo Freire, su un lavoro di coscientizzazione.

Per conseguire questo scopo, Boal elaborò varie tecniche (teatro giornale, teatro forum, teatro immagine, teatro invisibile…) in grado di valorizzare la cultura dei contadini. Tutte, a vari livelli, cercano di de-professionalizzare il teatro, rompendo la barriera attore-spettatore, tant’è che si parla di “spett-attori”.

TUTTO IL CORPO PENSA: LE FINALITA’ DEL TEATRO DELL’OPPRESSO

Il Teatro dell’Oppresso si basa su una concezione “globale” dell’uomo, visto nel suo complesso come interazione reciproca di corpo, mente, emozioni. Il metodo fornisce strumenti d’analisi, liberazione e coscientizzazione attraverso un approccio non direttivo e ad una relazione dialogica, che annulli gli aspetti di violenza. Si tenta in questo modo di sviluppare le capacità intuitive e sensoriali, oltre che razionali.

In origine, questa forma di teatro veniva utilizzata per far scaturire i grandi problemi sociali e collettivi, ma, più nello specifico, può costituire per ciascun individuo un modo per esplorare, mettere in scena, analizzare e trasformare la propria realtà.

L’ipotesi di fondo è che la “recita” di una soluzione può stimolare ad agire anche nella vita quotidiana. Il conflitto viene così valorizzato perché permette all’oppresso di liberarsi dall’oppressione. II Teatro dell’Oppresso condivide con l’educazione alcuni fondamenti teorici, l’impegno etico-politico e l’obiettivo di attivare le coscienze in modo critico e creativo.

Analizzando le connessioni tra il metodo teatrale e le prassi educative è possibile sperimentare nuovi mezzi e linguaggi, portando il teatro attivo a scuola.

IL METODO UTILIZZATO

Il Teatro dell’Oppresso è usato in parecchie nazioni del mondo, come uno strumento per forgiare scoperte circa se stessi e circa l’Altro e per chiarificare ed esprimere i nostri desideri.

Il metodo prevede:

  • Giochi-esercizi: tecniche di integrazione, fiducia, sensibilizzazione (dal toccare al sentire, dal guardare al vedere, dall’udire all’ascoltare) e de-meccanizzazione. Il gioco è un esercizio ricreativo singolo o collettivo che impegna la mente e l’abilità fisica.  Nel Teatro dell’oppresso i giochi-esercizi sono strumenti di preparazione teatrale per sciogliere le nostre rigidita’ corporee e percettive. L’esercizio e’ una riflessione fisica su se stessi
  • Teatro immagine: attraverso le sculture corporree e successive dinamizzazioni l’allenamento su osservazioni/interpretazione e l’esplorazione dei linguaggi analogici
  • Esercizi per la creazione dei personaggi: l’evocazione dei personaggi attraverso metodi interpretativi, in particolare Stanislavskij
  • Teatro forum: dalla rappresentazione di situazioni oppressive riconoscibili dal pubblico alla trasformazione dello stesso in attore-protagonista, dall’azione individuale al dibattito
  • Teatro invisibile: la coscientizzazione riguardo determinate problematiche attraverso azioni teatrali nelle quali il pubblico è inconsapevolmente coinvolto
  • Teatro giornale: la lettura di notizie pubblicamente per coscientizzare gli uditori

Si tratta soltanto di alcuni esempi, da cui trarre spunto per approfondire ed eventualmente sperimentare.

 

 

Non avete trovato il contenuto che stavate cercando? Chiedetecelo: ogni mese realizziamo i materiali più richiesti dai lettori! Ecco il modulo per le nuove richieste: Chiedi un contenuto.

Iscrivetevi alla Newsletter o al canale Telegram per ricevere gli ultimi aggiornamenti dal sito.

LA PEDAGOGIA DEL FARE, ATTRAVERSO LA POESIA

Fare poesia con i bambini è un ottimo modo di allenare pensiero critico e pensiero laterale. Spesso sottovalutiamo il profondissimo legame tra elementi razionali ed irrazionali del pensiero, quasi come se la creatività fosse qualcosa di completamente estraneo alla vita reale.

LA PEDAGOGIA DEL FARE ATTRAVERSO LA POESIA

Lavorare con il linguaggio poetico può apparire complesso, ma in realtà non è così. Per fare poesia bisogna vedere oltre, sentire: ciò può essere fatto solo riducendo il superfluo, rendendo più limpida la voce del cuore.Per fare poesia con i bambini, ci sono due piccoli accorgimenti:

  • maieutica del fare: scegliendo un testo poetico, partiamo ad esempio osservando due cose e provando a trovare somiglianze e differenze, per poi passare a smontare i versi e rimontarli. E’ un modo per far analizzare i testi e partire da una parola, un’immagine, per poi farne arrivare delle altre.
  • creazione delle sinapsi: attraverso il “come” che avvicina ciò che è distante e distanzia ciò che è vicino, i bambini imparano a muoversi nel linguaggio poetico, divertendosi. In questo modo si creano connessioni tra parole ed immagini.

IL PROFONDO LEGAME TRA POESIA E NATURA

Parliamo spesso del profondo benessere generato dal contatto con la natura. Purtroppo non sempre è possibile giocare al parco o camminare nel verde. La poesia in questo senso ci aiuta (almeno un pochino). Qui citiamo un esempio trovato sul web e per noi particolarmente ispirante. E’ l’esperienza del poeta ed insegnante Sebastiano Aglieco, vincitore del Premio Letterario Ceppo Pistoia, presso la scuola Casa del Sole di Milano.

L’insegnante ha provato a fare scienze e a parlare di natura e di alberi: è nato così il progetto Alberi poeti/ci. I bambini hanno osservato gli alberi dal punto di vista scientifico, Successivamente sono stati raccolti testi poetici inediti dedicati proprio agli alberi. Questi testi, circa 50, sono stati letti durante l’anno scolastico, utilizzando sia gli incipit che le parole delle varie poesie per scriverne altre. Ogni bimbo ha scelto una poesia, fatto dei disegni, ne ha scritto una a sua volta.

AVVICINIAMO I BAMBINI ALLA POESIA ATTRAVERSO IL GIOCO

La poesia si presta ad essere anche un momento ludico. Attraverso il gioco, il bambino viene accostato all’arte e all’amore per la creatività. Sempre Aglieco:

Una delle prime cose che faccio con i ragazzi per parlare di poesia è portare in classe un sacchetto pieno di oggetti, poi ne tiro fuori uno, per esempio una volpe di peluche blu e chiedo ai ragazzi: “che cos’è?”. Loro rispondono “una volpe blu” e io lo nego, anche ripetutamente. Allora cominciano a immaginare, partendo dalla forma, dal colore dell’oggetto, e danno vita a risposte fantasiose, che presto diverranno poesie. Per continuare il lavoro poetico in totale libertà anche quando non facciamo lezione faccio usare loro un quaderno personale, senza valutazione, dove possono scrivere pensieri, riflessioni, disegni.

Non avete trovato il contenuto che stavate cercando? Chiedetecelo: ogni mese realizziamo i materiali più richiesti dai lettori! Ecco il modulo per le nuove richieste: Chiedi un contenuto.

Iscrivetevi alla Newsletter o al canale Telegram per ricevere gli ultimi aggiornamenti dal sito.

COME FARE UN PUPAZZO DI NEVE CON UN CALZINO

Sei alla ricerca di un lavoretto da realizzare usando i mille calzini spaiati che hai in casa? Ecco l’idea: un pupazzo di neve con un calzino. Si tratta di un pupazzo piuttosto semplice da realizzare, che piacerà un sacco ai più piccini. Puoi utilizzare questa idea sia per realizzare un bel lavoretto di Natale che per un lavoretto sull’inverno.
Bastano un calzino, tanta fantasia e un pizzico di manualità.

PUPAZZO DI NEVE CON UN CALZINO: ISTRUZIONI

Prima di cominciare assicurati di avere con te:

  • un calzino spaiato;
  • cotone idrofilo o materiale morbido per l’imbottitura;
  • forbici;
  • ago e filo;
  • nastro colorato;
  • occhietti adesivi per pupazzi, bottoni e altri elementi per decorare il pupazzo di neve.

Per cominciare, taglia il calzino all’altezza del tallone: per realizzare il tuo pupazzo di neve utilizzerai la parte terminale (quella del piede).

pupazzo di neve con un calzino istruzioni tutorial 1

Adesso imbottisci il calzino riempendolo di cotone o di materiale morbido:

pupazzo di neve con un calzino istruzioni tutorial 2

Quando il calzino sarà imbottito per bene, utilizza ago e filo per ricucire i due lembi all’estremità: in questo modo l’imbottitura non uscirà dal tuo pupazzo-calzino (abbonda con i punti: dovranno essere a prova di bambino). Per dare la forma al pupazzo, utilizza un nastro colorato per stringere il calzino nel punto di giuntura tra il corpo e la testa (nella nostra foto, abbiamo usato uno spago nascosto dalla sciarpa fucsia del pupazzo, realizzata all’uncinetto).

Concludi questo lavoretto decorando il pupazzo a piacere: noi abbiamo utilizzato gli occhietti per pupazzi, qualche bottone e un cappellino realizzato all’uncinetto. La bocca è ricamata, ma puoi semplificarti la vita e utilizzare un pennarello indelebile. Per il naso puoi utilizzare un bottone o realizzare una sagoma di cartoncino da incollare con un pizzico di colla a caldo.

pupazzo di neve con un calzino istruzioni tutorial 3

A proposito: chi ha detto che bisogna utilizzare un calzino bianco? Questo lavoretto è una buona occasione per riciclare un qualsiasi calzino spaiato. Noi abbiamo provato ad utilizzare un calzino nero. Ecco il risultato, elegante e originale:

pupazzo di neve con un calzino istruzioni tutorial 4

Non avete trovato il contenuto che stavate cercando? Chiedetecelo: ogni mese realizziamo i materiali più richiesti dai lettori! Ecco il modulo per le nuove richieste: Chiedi un contenuto.

Iscrivetevi alla Newsletter o al canale Telegram per ricevere gli ultimi aggiornamenti dal sito.

Come parlare di politica ai bambini

Andrea Biasi. Fonte: Vita trentina

È giusto parlare di politica con i bambini? Ne parliamo con Andrea Biasi, storico, studioso dei costumi locali trentini e, dal 2016, sindaco del Comune di Sfruz (che ha  avuto ampia eco quest’estate per essere “il paese che protegge i bambini“).

PARLARE DI POLITICA È FONDAMENTALE

Nel nostro paese, parlare di politica equivale ad insultare qualcuno: disonestà, sprechi e alleanze più o meno losche sono all’ordine del giorno per chi segue la cronaca politica italiana (e questo vale per elettori, sostenitori e detrattori di qualunque partito o movimento).

I bambini, per loro natura sono particolarmente attenti al mondo che li circonda e ai “discorsi dei grandi”, eppure, il quadro che mettono insieme sulla politica è al tempo stesso confuso e negativo. Addirittura, rischia di far vacillare i loro valori etici in formazione.

Perché insistiamo che i bambini risolvano i loro conflitti ragionevolmente e si comportino in maniera giusta se poi i nostri leader, eletti democraticamente, il più delle volte seguono comportamenti sbagliati? Se si rendono conto di questo paradosso, saranno guai!

Eppure, la politica è al centro del vivere civile. La scuola è una palestra politica, lo è la famiglia e il circolo delle amicizie di ciascun bambino.

Parlare di politica è fondamentale nella misura in cui significa imparare a gestire i conflitti, a consolidare le amicizie, a collaborare e a rispettare la diversità d’opinione, pur nella sua piena liceità.

Per farlo, dobbiamo accantonare la scena politica e recuperare, invece, il concetto di politica. Solo così riusciremo a compiere un’azione educativa utile e a formare bambini che, un giorno, siano in grado di affrontare i problemi del vivere civile con consapevolezza e capacità.

MA COME SPIEGARE IL CONCETTO DI “POLITICA” AD UN BAMBINO?

Sicuramente, mettendo da parte tutti i nostri discorsi “da adulti”, che di costruttivo hanno ben poco e che mal si prestano ad un uso didattico. Non possiamo pretendere di spiegare ad un bambino i meccanismi complessi che regolano la nostra politica nazionale e regionale, se non attraverso delle semplificazioni, che passino attraverso il fare.

Per rispondere alla domanda “come spieghiamo il concetto di politica ad un bambino?” suggerisco di mettere in campo la fantasia e l’esperienza.

Spiegare la politica, nei fatti, è molto semplice: sarebbe sufficiente spiegare perché nel cortile del proprio condominio è impossibile giocare con il pallone, spiegare le regole attraverso cui quel divieto potrebbe essere rimosso e, magari, agire. Questo è apprendimento esperienziale: un laboratorio che è anche una palestra di vita.

La fantasia ci può suggerire nuove strade narrative da percorrere (come quella che ho proposto nell’esempio), schemi grafici e laboratori; l’esperienza, in questo caso si trasforma in esperienza di amministrazione e dibattito.

La fantasia, parlando di politica, dovrebbe essere l’elemento che ci permette di parlare di un concetto meraviglioso e complesso con un linguaggio da bambini, senza però risultare banali.

In questo senso, la fantasia è multi-canale: potremmo cominciare con una storia e poi proseguire simulando un consiglio comunale in cui i personaggi della storia devono trovare soluzioni a piccoli problemi pratici.

UN PICCOLO ESEMPIO

Una metodologia didattica è quelle narrativa. Potremmo raccontare la storia in cui due persone (oppure, per rendere il tutto più curioso, due animali) in completo disaccordo sul come poter gestire la loro comunità.

Il primo, il vecchio leone, vorrebbe che tutti gli animali della foresta fossero al sicuro, al caldo e ben nutriti. Il vecchio orso, invece vorrebbe che tutti gli animali della foresta fossero in grado di vivere una vita appagante e che riuscissero tutti a realizzare i propri sogni.

Entrambi i nostri personaggi vogliono il meglio per la loro comunità e se anche sono in disaccordo sul come raggiungere questo obiettivo, entrambi hanno la speranza di riuscirci.

I due vecchi animali decidono così di far scegliere agli animali della foresta quale dei due debba essere il loro capo. La scelta del capo, prende il nome di elezione e alle I° elezioni della foresta vinse il vecchio Leone.

Il vecchio Leone appena divenuto capo si rese subito conto che non tutti gli animali della foresta avevano il suo stesso modo di vedere il bene della comunità; infatti molti animali avevano votato per il suo avversario il vecchio orso.

Per questo motivo il vecchio Leone decise che il modo migliore per comandare sulla foresta fosse quello di farlo attraverso il dialogo e la speranza che tutti gli animali volessero come fine ultimo il bene della comunità.

Questo è un principio: potrebbe essere l’inizio di un racconto-percorso da sperimentare in classe, con l’obiettivo di rendere consapevoli i bambini della necessità di mediare, anche a seguito di una vittoria democratica.

A continuare la storia dovrebbero essere proprio i bambini, attraverso le loro osservazioni, le domande, i suggerimenti. Proprio questo dialogo trasversale permetterà all’insegnante di spiegare e far vivere la politica in tutta la sua importanza.

a cura di Andrea Biasi

Non avete trovato il contenuto che stavate cercando? Chiedetecelo: ogni mese realizziamo i materiali più richiesti dai lettori! Ecco il modulo per le nuove richieste: Chiedi un contenuto.

Iscrivetevi alla Newsletter o al canale Telegram per ricevere gli ultimi aggiornamenti dal sito.