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Chi ha una persona su cui contare cresce più sereno

Pissarro, C. (1893). La raccolta delle patate

Tratto da: Bowlby, J. (1982). Costruzione e rottura dei legami affettivi. Raffaello Cortina

Ciò che per comodità definisco teoria dell’attaccamento, è un modo per concettualizzare la tendenza dell’essere umano a strutturare solidi legami affettivi con particolari persone, e per illustrare le varie forme di profondi turbamenti emotivi e di disturbi della personalità, compresi angoscia, collera, depressione e distacco emotivo, originati da perdite e separazioni involontarie. Anche se abbraccia gran parte del pensiero psicoanalitico, la teoria differisce dalla psicoanalisi tradizionale nell’adozione di alcuni princìpi derivanti da discipline relativamente nuove, come l’etologia e la teoria del controllo. […]

Abbiamo ampie prove del fatto che gli esseri umani di ogni età sono più sereni e in grado di affinare il proprio ingegno per trarne un maggiore profitto se possono confidare nel fatto che al loro fianco ci siano più persone fidate che verranno loro in aiuto in caso di difficoltà. La persona fidata, nota anche come figura di attaccamento, può essere considerata come quella che fornisce la sua compagnia assieme a una base sicura da cui operare. […]
Probabilmente oggi siamo tutti consapevoli dell’angoscia e del profondo turbamento che possono essere procurati dalla separazione da figure amate, del profondo e prolungato dolore che può seguire a una perdita e degli effetti dannosi che tali eventi possono avere per la salute mentale. Una volta aperti gli occhi, si è visto che molti dei disturbi che siamo chiamati a curare nei nostri pazienti sono riferibili, almeno in parte, a una separazione o perdita verificatasi recentemente o in qualche periodo precedente. L’angoscia cronica, la depressione ciclica, i tentati suicidi e i suicidi sono alcuni dei disturbi più comuni che siamo oggi in grado di riferire a tali esperienze.

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Il fine della vita consiste nel viverla intensamente, amare la vita e accettare la morte

Elaborazione digitale. Opera originale: Zandomeneghi, F. (non datato). L’attesa. 

Una bellissima riflessione di Eric Fromm sul fine della vita e sull’accettazione di se stessi.

Tratto da: Fromm, E. (1987). Psicoanalisi della società contemporanea. Mondadori

Il fine della vita consiste nel viverla intensamente, nel nascere completamente, nel diventare completamente desti. Superare le idee della grandiosità infantile per entrare nella coscienza della nostra forza effettiva seppur limitata; esser capaci di accettare il paradosso che ognuno di noi è la cosa più importante che vi sia nell’universo e, nello stesso tempo, non è più importante di una mosca o di un filo d’erba.
Esser capaci di amare la vita e di accettare la morte senza terrore; di sopportare l’incertezza riguardo ai problemi più importanti con cui la vita ci mette a confronto, e nondimeno aver fiducia nel nostro pensiero e nel nostro sentimento in quanto essi sono veramente nostri; esser capaci di esser soli e, nello stesso tempo, uno con la persona amata, con ogni fratello su questa terra, con ogni cosa vivente; seguire la voce della nostra coscienza, la voce che ci richiama a noi stessi e però non indulgere all’odio contro se stessi quando la voce della coscienza non è stata abbastanza forte per esser udita o seguita.

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Elogio di chi “non consuma”

Van Gogh, V. (1889). The ground of the asylum

Una riflessione sul consumismo ed un invito alla decrescita. Oggi viviamo nell’ansia di accaparrarci l’ultimo modello di smartphone, di vestire alla moda, ma forse sono proprio i “consumatori difettosi” ad aver scoperto la verità e ad essere sfuggiti a questo circolo infelice.

Tratto da: Bauman, Z. (2008). Consumo, dunque sono. Laterza

I poveri di oggi (e cioè coloro che costituiscono un “problema” per gli altri) sono prima di tutto e soprattutto dei “non consumatori”, più che dei “disoccupati”. Essi vengono definiti innanzi tutto dal fatto di essere consumatori difettosi: infatti, il più basilare dei doveri sociali cui vengono meno è il dovere di essere acquirenti attivi ed efficaci dei beni e servizi offerti dal mercato.

[…]
Il consumatore “difettoso”, chi dispone di risorse troppo scarse per rispondere adeguatamente all’appello, o più esattamente ai richiami seduttivi dei mercati, è gente di cui la società dei consumatori “non ha bisogno”; se non ci fosse, la società dei consumatori ne guadagnerebbe.

[…]

La società dei consumatori cresce rigogliosa finché riesce a rendere perpetua la non-soddisfazione dei suoi membri, e dunque la loro infelicità, per usare il suo stesso termine. Il metodo esplicito per conseguire tale effetto consiste nel denigrare e svalutare i prodotti di consumo poco dopo averli portati alla ribalta nell’universo dei desideri dei consumatori.

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La leggenda della calendula

La leggenda della calendula

Alessia de Falco & Matteo Princivalle

C’erano una volta tre fatine dispettose. Volavano dappertutto facendo scherzi agli gnomi, svegliando i gufi che dormivano e punzecchiando qualsiasi essere incontrassero nelle loro scorribande.

Erano davvero insopportabili; per giunta, bisticciavano in continuazione: perché le ali di una ronzavano troppo, perché un’altra aveva i capelli al vento invece di portarli raccolti e così via.

Nessuno nel bosco parlava con loro e chi aveva avuto la sfortuna di incontrarle si teneva alla larga da loro.

Un giorno, mentre le tre fatine volavano annoiate e sole, videro una cerbiatta che aiutava il suo piccolo a muovere i primi, incerti, passi: quanto amore negli occhi di quella mamma che guardava il suo cucciolo!

“Perché nessuno ci ha mai trattate con tanto amore?” si chiesero le fate, ma non trovarono una risposta e si infuriarono.

I loro scherzi divennero ancor più fastidiosi finché  un giorno volarono dal piccolo cerbiatto e lo invitarono a giocare con loro.  Ma invece di giocare, lo portarono lontano nel bosco, fino ad una grotta oscura, e lì lo abbandonarono.

La sua mamma lo cercò disperata per ore finché, grazie all’aiuto degli gnomi, riuscì a trovarlo. Le fatine avevano osservato la scena nascoste tra le fronde di un abete; all’inizio con soddisfazione, divertite perché tutti erano in pena per il piccolo cerbiatto, poi con un po’ di rimorso e infine con un terribile senso di colpa.
Quando vide la cerbiatta in lacrime abbracciare il suo cucciolo, la più piccola delle tre fate scoppiò a piangere.

“È colpa nostra”, urlò disperata dalla cima dell’abete, attirando l’attenzione di tutti.
“Perché lo avete fatto?”, chiese uno degli gnomi.
“Volevamo la vostra attenzione, siamo così sole”.
“Ma non siete sole! Nel bosco vogliamo bene anche a voi, nonostante i vostri dispetti”.

Le lacrime dei due cerbiatti furono preziose: le tre fatine compresero che per essere amati non occorre fare molto, se non ricambiare l’amore che si riceve e provare gli stessi sentimenti gentili che desideriamo dagli altri.
Quel giorno smisero di fare dispetti e cominciarono a intrattenere i cuccioli del bosco con giochi e incantesimi: la loro abilità con gli scherzi, così, diventò un dono prezioso per i più piccoli.

E tutte le lacrime cadute quel giorno? Non furono sprecate: dalla prima all’ultima, si trasformarono in piccoli semi e da quei semi nacquero tantissime piante di calendula, che da giugno a novembre rallegra la macchia con i suoi colori.
Quei fiori ricordano a tutti che anche dal dolore può nascere qualcosa di bello.

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Il grande errore degli educatori è pensare che i ragazzi siano uguali a loro

Van Gogh, V. (1889). Campo di papaveri

In questo brano, Giacomo Leopardi pone l’accento su un aspetto fondamentale dell’educazione: essa presuppone in primo luogo il riconoscimento della diversità dell’altro, delle sue attitudini e passioni. Possiamo dare ali ai bambini, ma non costringerli a volare come vorremmo noi. L’educazione è innanzitutto educazione di se stessi, non può ridursi a un insieme di tecniche o concetti; l’educatore non educa poiché segue un metodo (altrimenti potremmo delegare l’educazione dei nostri bambini alle macchine) ma perché è umano ed empatico.

Tratto da: Leopardi, G. (1817-1832). Zibaldone

9 Agosto 1821

Non hanno torto i padri e le madri che amano la vita metodica, senza varietà, senza commozioni, senza troppe fatiche, la pace domestica etc. I loro gusti, le loro inclinazioni possono ben difendersi, e v’è tanto da dire per la morte come per la vita, dice la Staël. Ma il gran torto degli educatori è di volere che ai giovani piaccia quello che piace alla vecchiezza o alla maturità; che la vita giovanile non differisca dalla matura. Di voler sopprimere la differenza di gusti, di desiderii etc., che la natura invincibile e immutabile ha posta fra l’età de’ loro allievi, e la loro, o non volerla riconoscere, o volerne affatto prescindere; di credere che la gioventù de’ loro allievi debba o possa riuscire essenzialmente e quasi spontaneamente diversa dalla propria loro e da quella di tutti i passati, presenti e futuri; di volere che gli ammaestramenti, i comandi e la forza della necessità suppliscano all’esperienza.

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I macedoni

I macedoni. In questo articolo troverete un riassunto e una raccolta di schede didattiche sui macedoni per la scuola primaria.

I macedoni

Il regno macedone si estendeva a Nord della Grecia. La Macedonia era coperta di vaste foreste da cui si ricavava legname; vi erano miniere d’oro e di metalli e pianure fertili ed estese. Questa posizione favorevole permise alla civiltà macedone di prosperare.

Un sovrano macedone, Filippo II, decise di espandere il suo regno trasformandolo in uno Stato potente. Dopo aver costituito un esercito ben addestrato, conquistò tutta la Grecia: la civiltà greca infatti era indebolita dalle guerre tra polis e non riuscì a tenere testa ai soldati macedoni.

Filippo II aveva intenzione di conquistare anche la Persia, espandendo il regno macedone in Asia Minore, ma fu assassinato da una delle sue guardie del corpo prima di organizzare la spedizione.

Dopo la morte di Filippo II salì al trono suo figlio Alessandro. Nonostante la giovane età (diventò re a soli vent’anni), Alessandro sconfisse i Persiani e conquistò il loro regno. Grazie alla sua abilità di comandante e alla potenza dell’esercito macedone Alessandro conquistò tutta l’Asia Minore, l’Egitto, la Siria e la Palestina e si spinse verso Est, fino all’India. Queste conquiste valsero al re il nome di Alessandro Magno, che significa “Alessandro il Grande”.

Alessandro morì improvvisamente a causa di una malattia misteriosa, mentre stava tornando a casa insieme al suo esercito.

Con la morte di Alessandro Magno scomparve anche il regno macedone: infatti i suoi generali lo divisero formando tanti stati più piccoli, ognuno governato da uno di loro. Questi regni presero il nome di Regni Ellenistici.

Schede didattiche

Cliccate sulle schede per stamparle.

Schede di storia:
🔴 Storia – Classe prima
🟠 Storia – Classe seconda
🟡 Storia – Classe terza
🟢 Storia – Classe quarta
🔵 Storia – Classe quinta
↩️ Storia – Tutte le schede

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