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I bambini non hanno bisogno di adulti “amiconi”, ma di guide

adulti guida

Sempre più spesso troviamo adulti e genitori “amiconi”, che si relazionano con i propri figli e con i bambini in modo orizzontale, mettendosi sullo stesso piano. Purtroppo, questa strada non funziona: i bambini hanno bisogno di amici, ma anche di guide. Gli amici se li “procurano” naturalmente – a scuola, al parco o tra i vicini di casa – ma come possono trovare una guida?
Tutti noi abbiamo bisogno di avere dei punti di riferimento; per i più piccoli, quest’esigenza è tanto più importante.
Laddove i genitori rinunciano ad essere delle guide e dei punti di riferimento autorevoli, i bambini sono allo sbando: nessun altro può rivestire quel ruolo.
Un bambino senza limiti e senza regole non è necessariamente un bambino felice, anzi, quasi mai lo è: nessuno gli ha insegnato come relazionarsi con gli altri, come stare al mondo, nessuno gli ha mai parlato di regole e divieti (che invece sono presenti in tutte le società) e nessuno gli ha mai insegnato a gestire gli insuccessi e la frustrazione (che fanno parte dell’esistenza umana, nessuno escluso).
Purtroppo, il fenomeno dei genitori amiconi è in buona parte legato ad un fraintendimento pedagogico: negli ultimi cinquant’anni si è accumulata una grande mole di studi che documentano i danni dell’autoritarismo, dei genitori troppo severi e delle punizioni. Tuttavia pochi – specialmente tra i media – hanno messo in luce i danni altrettanto evidenti e altrettanto gravi del permissivismo. Abbiamo bacchettato i genitori autoritari dimenticando che la strada non è il lassismo ma la giusta misura. Oggi si prova a rimediare, ma il danno è fatto.

Il genitore ideale non è un genitore perfetto, né un genitore autoritario o un genitore eccessivamente tollerante; la virtù sta nel mezzo: dobbiamo aspirare ad essere dei genitori guida, capaci di traghettare in modo efficace i nostri bambini dall’infanzia all’età adulta. Come?
Possiamo cominciare dalla definizione dei genitori autorevoli che ci offre John Gottman: “questi genitori sono esigenti ma responsivi. Stabiliscono anche loro standard elevati ma sono supportivi nel loro modo di educare. I bambini di genitori autorevoli sono valutati come socialmente e intellettualmente più abili di quelli di altri tipi di genitori”.
Guidare significa accompagnare qualcuno fino ad una certa meta, non prenderlo in braccio! Immagina un’escursione guidata in montagna: è una metafora perfetta del compito genitoriale.
Una buona guida sarà responsiva, nel senso che indicherà la strada migliore e che sarà pronta a far conoscere i segreti della montagna; sarà anche disponibile, nei casi di emergenza.
Tuttavia, a nessuno verrebbe in mente di farsi prendere in braccio dalla guida: ciascuno dovrà camminare sulle sue gambe. Questa è l’essenza dell’esigenza (così come viene descritta nella definizione qui sopra): pretendere da ciascuno che faccia la sua parte.

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I bambini hanno diritto alla lentezza

diritto alla lentezza bambini

Per i bambini la lentezza è naturale; capita spesso di riprenderli perché sono “fuori tempo”.
In alcuni casi questi richiami sono giustificati: i nostri piccoli devono imparare la virtù della puntualità. Molte volte, però, le nostre pretese sono esagerate e soprattutto dannose: la lentezza, in alcuni momenti, è estremamente positiva. Aiuta ad evitare lo stress e a godersi il momento presente in modo genuino.

Lentezza non significa studiare di meno, non lavorare e non portare a termine i propri impegni: questo pensiero è tanto comune quanto fuorviante. Lentezza non significa neppure distrazione o perdita di tempo; il tempo è sacro!
Riscoprire la lentezza significa invece concentrarsi sul momento presente e ridurre tutte quelle fonti di distrazione che, ogni giorno, ci sottraggono minuti preziosi; vuol dire riprendere possesso del proprio tempo e della facoltà di utilizzarlo come vogliamo.

Per farti capire meglio cosa intendiamo quando parliamo di diritto alla lentezza, ti proponiamo quattro esercizi pratici che puoi mettere in pratica in famiglia; ne trarrete beneficio tutti, grandi e bambini.

EVITARE IL MULTITASKING

Eseguire più compiti allo stesso tempo non è molto efficiente: al contrario, consuma le nostre risorse mentali. Impariamo a fare una cosa per volta, cominciando ad eliminare tutte le fonti di distrazione digitale.
Esercizio pratico per mamma e papà: eliminare le notifiche dal proprio smartphone. Le notifiche digitali sono un sistema comodo, ma molto impegnativo per la nostra testa. Possiamo eliminarle facilmente, riattivandole solo nei – pochi – casi in cui potrebbero servirci davvero.
Secondo esercizio pratico per mamma e papà: smettere di intasare la chat di classe con foto di gattini e messaggi fuori tema. È tempo perso, per chi scrive e per chi legge.
Il multitasking è pericoloso anche per i ragazzi: studiare davanti al pc è una pessima strategia.

DORMIRE DI PIÙ

I disturbi del sonno sono sempre più diffusi tra bambini e adolescenti: si va a letto troppo tardi e si perdono ore di sonno preziose. Prova ad anticipare il momento della nanna: si tratta di una buona abitudine che farà bene a grandi e bambini.

MANGIARE INSIEME

Il momento del pasto può diventare un bellissimo esercizio di lentezza. Per cominciare, andrebbe abolita la tv; poi, si può pensare di trascorrere un po’ più di tempo a tavola, raccontandosi le proprie giornate. Invece di chiedere ai bambini quello che hanno fatto, prova a raccontare la tua giornata: per loro sarà più semplice proseguire il racconto con le loro esperienze.

DECRESCITA

Giocattoli e cianfrusaglie non sono soltanto inutili: sono una vera e propria perdita di tempo, che vi costringerà a pulire e riordinare. La decrescita, in casa, è una strategia per risparmiare tempo prezioso. Provate a liberarvi del superfluo.

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BAMBINI VIVACI E RUMOROSI? SONO BIMBI SERENI

I bambini sono rumorosi, confusionari, vivaci e perennemente in movimento: caratteristiche che causano più di un grattacapo ai genitori moderni. Non c’è nulla di strano. Anche noi, la sera, ci domandiamo: “Possibile che non si fermino mai?“. Questa domanda, portata dalla stanchezza, è un quesito ingannevole. Un adagio latino recita Vita est in motu (o anche in motu vita est): la vita è movimento.
Quando pensiamo al movimento, non dobbiamo ridurlo a quello fisico: esiste un’altra forma di movimento altrettanto importante, che è il movimento psichico, quello dell’anima. Un bambino sereno non si limita a muoversi, correre e giocare: anche la sua anima è in movimento costante. Noi adulti ce ne accorgiamo per contrasto: le loro domande infinite, la ricerca di affetto e interazioni, la vitalità dei bambini ci colgono impreparati ma, soprattutto, sono lontane da noi e dalla nostra routine.

Nel nostro mondo, fatto di ritmi frenetici e di spazi sempre più ristretti, è più difficile per i bambini esprimersi liberamente. Purtroppo, questo li mette in difficoltà, perché dove non c’è spazio per l’espressione viene meno anche lo spazio per crescere.
Questa difficoltà è evidente: nonostante tutti gli sforzi che i paesi sviluppati hanno messo in campo per migliorare i sistemi educativi e garantire ai bambini condizioni di sviluppo sempre migliori, ci troviamo ad affrontare un malessere psicologico in rapida (e preoccupante) crescita.
Maria Montessori riconobbe in quest’attitudine dei bambini la “mente assorbente” il principio generatore dell’essere umano. Il suo lavoro pedagogico fu in larga parte incentrato nel coltivare la mente assorbente dei bambini, permettendo ai loro corpi e alle loro anime di imparare di più, meglio ma soprattutto in modo più naturale. Non è un caso che la proposta montessoriana cominci proprio dall’ambiente, che deve essere a misura di bambino, ossia deve permettergli di muoversi e di imparare in libertà.
La natura è l’ambiente migliore che possiamo offrire ai bambini: gli studi scientifici che indagano il rapporto tra ambiente, apprendimento e benessere psicologico lo rivelano con chiarezza. Garantire ai bambini un ambiente adatto ad esprimere la loro vivacità è il primo, grande atto di responsabilità che possiamo compiere nei loro confronti.

Il secondo è imparare da loro. Quando diciamo che non c’è nulla di strano in un bambino vivace, rumoroso e in movimento, riconosciamo il suo diritto a crescere secondo natura. In cambio, quel bambino ci insegna una grande lezione: la vita è movimento.
Chi si ferma, nel corpo o nell’anima, perde la propria forza vitale, smette di crescere. Rimaniamo bambini: non smettiamo di muoverci. Renderemo la vita in famiglia più tollerabile, ma soprattutto torneremo a comprendere un bisogno fondamentale – probabilmente il più importante – dei nostri figli.

Per concludere: non imponiamo ai bambini l’immobilità. Equivarrebbe a negare un loro diritto fondamentale; e in tutti quei casi in cui non c’è alternativa – come a scuola – garantiamogli almeno la libertà al di fuori dall’aula. Recuperiamo l’alternanza scuola-gioco di una volta, meglio se in grandi spazi aperti. È questa la chiave per crescere bene.

UN LIBRO PER VOI: COLORINO E LA MAGIA DEI COLORI

Se siete genitori o educatori che amano leggere ai bambini, vi raccomandiamo l’albo a colori Colorino e la magia dei colori, una storia di amicizia e altruismo per i bambini da 3 a 7 anni.
Per acquistarlo, cliccate sulla copertina qui sotto:

colorino e la magia dei colori

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I BAMBINI DEVONO MUOVERSI ANCHE FUORI DALLA SCUOLA!

Tra i nostri cavalli di battaglia c’è la convinzione, più ferma che mai, che l’educazione motoria debba essere inclusa tra i fondamentali dell’educazione. Già dalla scuola primaria – se non dall’infanzia – andrebbero inserite almeno due ore obbligatorie di educazione motoria, con tanto di cattedra specialistica.
Del resto, è impossibile pretendere dagli insegnanti delle nostre scuole primarie che (oltre a rivestire già la funzione inconsapevole di psicologi, pedagogisti, assistenti sociali, mediatori familiari e chissà quali altri ruoli) si accollino l’ennesimo onere di diventare preparatori atletici!
Eppure, l’educazione motoria è una priorità di quelle serie: l’Italia è il fanalino di coda d’Europa in quanto a movimento. I nostri bambini sono tra i più sedentari del continente e nel nostro paese si registra un tasso di obesità infantile da capogiro (siamo secondi soltanto alla Grecia).

Buona parte di questa responsabilità è da attribuire a mamma e papà: come viene impiegato il tempo libero al di fuori della scuola? Cominciamo con un dato: bastano 150 minuti ogni settimana di esercizio fisico leggero per migliorare lo stato di salute di grandi e bambini. Poco più di due ore.
Questo significa che andando a scuola a piedi e tornando a casa a piedi, dal lunedì al venerdì (ipotizzando un tragitto, fattibile per tutti, di 10 minuti) potremmo raggiungere Quota 100! Due terzi del movimento necessario a stare bene. A questo, si potrebbe aggiungere un’ora di gioco libero al parco nel fine settimana.
Sembra semplice e lineare, eppure non è così: più del 50% dei bambini, a scuola, ci vanno in macchina! E molti di loro non frequentano i parchi.

Questa mattina stavamo osservando la nostra famigliola di chiocciole da davanzale, ed erano disposte così:

Abbiamo deciso di ispirarci alle chiocciole per realizzare una scheda utile a tracciare il tempo di movimento quotidiano. Il gioco funziona così: stampa la scheda, poi colora un settore del guscio per ogni 10 minuti di movimento. Quest’attività, che mescola coloring e token economy, piacerà un sacco anche ai più piccoli: vedrai che aiutanti solerti!

L’obiettivo è arrivare a colorare tutti e 15 i settori entro la fine della settimana: se ce la farete, potrete colorare anche il corpo della chiocciola. Semplice, vero? Per ogni chiocciola colorata, avrai la certezza che i tuoi bimbi si muovono abbastanza.

Ecco la scheda:

Clicca qui per stamparla.

FONTI

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Il coraggio di Annibale

Lo storico Polibio ci ha insegnato che “non c’è per gli uomini un mezzo di correzione più disponibile della conoscenza dei fatti passati”.
Da sempre, la storia costituisce una miniera di insegnamenti e di spunti di riflessione; a chi è capace di leggerla, offre i mezzi per comprendere il presente e per progettare il futuro. Ma il suo potere non finisce qui: la storia ci offre tanti modelli a cui ispirarci per crescere. Tra le sue pagine possiamo trovare racconti di grande coraggio e determinazione. Annibale, per esempio, il condottiero cartaginese che, con il suo esercito, marciò fino alle porte di Roma.

La storia di Annibale non è quella di un vincitore. Infatti, nonostante le sue grandi vittorie, fu costretto all’esilio e la sua patria fu rasa al suolo.
È la storia di un uomo dallo straordinario coraggio, che marciò a testa alta contro le difficoltà, imbarcandosi in un’impresa impossibile; è la storia di un condottiero le cui gesta riecheggiano ancora oggi (i piccoli studenti alle prese con le guerre puniche lo sanno bene, ma non vogliatene ad Annibale: quando sconfisse i legionari a Canne non pensava certo a chi avrebbe dovuto ricordarne data e i dettagli!).
Di Annibale vogliamo ricordare il coraggio, con il celebre motto che gli è attribuito (in latino suona così: “Inveniam viam aut faciam“).

Clicca qui per scaricare questa frase da aggiungere al tuo quaderno della crescita.

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La natura fa crescere sani (anche psicologicamente)

bambini che crescono nella natura

Sapevi che l’esposizione ad ambienti naturali durante l’infanzia fa bene alla salute mentale in età adulta? Lo ha scoperto un’equipe internazionale di ricercatori, che ha esposto i risultati della sua ricerca nell’articolo “Low Childhood Nature Exposure is Associated with Worse Mental Health in Adulthood” (letteralmente “Una scarsa esposizione alla natura durante l’infanzia è associata a una salute mentale peggiore in età adulta”).

La salute mentale della popolazione mondiale sta rapidamente peggiorando. Questa, secondo i ricercatori, è influenzata negativamente dagli ambienti urbani e dalla scarsità di spazi verdi per i bambini. Lo studio ha dimostrato che l’esposizione ad ambienti aperti naturali (boschi, prati, coste, fiumi e laghi) durante l’infanzia è associata al benessere mentale in età adulta.
Chi da bambino è stato esposto troppo poco a questi ambienti rischia di sviluppare una salute mentale cagionevole.

Mentre gli studi scientifici sottolineano l’importanza della natura, la popolazione europea si sta concentrando sempre di più all’interno delle città: il 70% della popolazione vive attualmente nei centri urbani, percentuale destinata a crescere in futuro.
È importante che i genitori dei bambini che abitano in città comprendano i benefici garantiti dal tempo trascorso nella natura. I dati indicano che nelle città prevale uno stile di vita indoor, al chiuso: i bambini rimangono tra le mura domestiche invece di frequentare i parchi cittadini e le aree verdi.
Si tratta di una scelta potenzialmente pericolosa: anche se gli scienziati stanno indagando – gli studi in questo campo sono ancora agli albori – gli effetti della natura sul cervello, le prime conclusioni evidenziano i danni psicologici causati da un’infanzia trascorsa in casa.
Per contro, chi cresce nella natura, cresce meglio.

Non si tratta di una novità: già nell’Ottocento i pionieri della pedagogia sostenevano l’importanza, per i bambini, di vivere a contatto con la natura. Eppure, nonostante alcune sperimentazioni molto interessanti, non sono stati ascoltati.

Ultimi articoli:

Fonti: https://www.mdpi.com/1660-4601/16/10/1809/htm

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