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Puzzle di Brunello e Cuorfolletto

Ciao a tutti! Per festeggiare l’uscita in libreria di Brunello il pipistrello abbiamo realizzato questo puzzle: un gioco che unisce gioco e problem-solving.
Stampate la matrice cliccando sul pulsante colorato qui sotto, divertitevi a colorare Brunello, la sua mamma e i Cuorfolletti e provate a ricomporre il puzzle.

Acquistate il libro:

Brunello il pipistrello è il volume n. 1 della biblioteca del Cuorfolletto. Questo racconto in rima è completato dai sottotitoli emotivi di Cuorfolletto, che dà un nome alle emozioni provate dai personaggi della storia trasformando la lettura in una vera e propria palestra di educazione emotiva.

Brunello vuol fare una gita nel prato.
Riuscirà a evitare i pericoli in agguato?
Un’avventura in rima per piccoli lettori:
leggetela da soli o coi vostri genitori.

Un albo illustrato per stimolare il pensiero divergente. Con tre giochi creativi e sottotitoli emotivi per i più piccoli. Età di lettura: da 3 a 8 anni.

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L’alfabeto delle emozioni

In questo articolo ci focalizzeremo su un semplice gioco che unisce problem-solving, grinta e educazione emotiva: il gioco delle emozioni. Possiamo proporlo ai bambini a partire dai 7 anni di età.

Abbiamo già affrontato in due articoli precedenti l’importanza di dare un nome alle emozioni, la tecnica alla base dell’educazione emotiva e l’importanza di stimolare la fluidità del pensiero, elemento cruciale per il pensiero creativo e per il problem-solving.

Ma come possiamo unire questi spunti teorici e le relative attività pratiche? Oggi vi proponiamo una possibilità: l’alfabeto delle emozioni. Le istruzioni sono semplicissime: per ciascuna lettera dell’alfabeto, i bambini dovranno scrivere un’emozione che la contenga. Ecco un esempio (noi abbiamo suggerito anche di realizzare un Cuorfolletto che rappresenti ciascuna emozione; inoltre abbiamo lasciato tre righe libere che i bambini potranno completare a piacere):

Potete stampare le nostre matrici o realizzare le vostre: non risparmiate la fantasia e ricordate che le nostre matrici sono soltanto una proposta operativa, mai uno schema rigido da seguire.

Se avete intenzione di proporre questo gioco in classe, vi suggeriamo di promuovere la collaborazione, permettendo lo “scambio” di emozioni tra bambini. Se un alunno non riesce a completare una casella, potrebbe chiedere un consiglio ad una compagna o ad un compagno.

PER EDUCARE CON LE FAVOLE:

Per aiutare i più piccoli a riconoscere le emozioni e a coltivare le buone pratiche che ci fanno stare meglio abbiamo scritto la raccolta di racconti “Cuorfolletto e i suoi amici”.

libri cuorfolletto e i suoi amici

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Risolvere i problemi col pensiero fluido

Per risolvere i problemi in modo efficace servono pensiero logico e pensiero creativo in egual misura. In questo articolo ci focalizzeremo su una tecnica per stimolare il pensiero creativo che possiamo usare per aiutare i bambini a sviluppare il flusso creativo. Possiamo introdurre questa tecnica dai 5 anni di età.

Una componente essenziale del pensiero creativo è la fluidità, ovvero la capacità di generare nuove idee. Spesso ci si riferisce a questa fase del flusso creativo col termine inglese “brainstorming“. Questa dimensione dell’intelligenza si può allenare con una tipologia particolare di domande aperte, che richiedono di pensare al “maggior numero possibile di…”.

Ecco alcuni esempi:

  • Pensa al maggior numero possibile di oggetti rotondi.
  • Pensa al maggior numero possibile di modi in cui potresti usare una forchetta.
  • Pensa al maggior numero possibile di oggetti gialli.
  • Pensa a tutti i modi in cui potresti andare a scuola.

Potete proporre queste domande ai bambini sotto forma di gioco. Per rendere l’attività più coinvolgente potete rispondere a turni, alternandovi. È molto importante il contesto, che deve essere rilassato, non giudicante e ludico. La creatività infatti non sopporta le costrizioni.

Letture consigliate:

Brunello il pipistrello è il volume n. 1 de “La Biblioteca del Cuorfolletto” ed è una storia centrata proprio sul problem-solving: per tornare a casa sano e salvo questo giovane pipistrello dovrà dare fondo alla sua astuzia e alla creatività. Se volete sperimentare il problem-solving con i vostri bambini stimolando il pensiero divergente in un contesto giocoso, questo libro fa al caso vostro.

Brunello vuol fare una gita nel prato.
Riuscirà a evitare i pericoli in agguato?
Un’avventura in rima per piccoli lettori:
leggetela da soli o coi vostri genitori.

Un albo illustrato per stimolare il pensiero divergente. Con tre giochi creativi e sottotitoli emotivi per i più piccoli. Età di lettura: da 3 a 8 anni.

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Dare un nome alle emozioni

Difficilmente si vede un uomo infelice per non essere riuscito a scorgere ciò che avviene nell’anima altrui; ma colui che non avverte i moti della propria anima, è inevitabile che sia infelice“. (Marco Aurelio)

In questo articolo ci focalizzeremo su una tecnica che possiamo usare per stimolare l’intelligenza emotiva dei bambini: dare un nome alle emozioni. Possiamo introdurre questa tecnica già a partire dai 3 anni di età.

Dare un nome alle emozioni è una tecnica fondamentale per educare alle emozioni: “Fornire ai figli le parole può aiutarli a trasformare una sensazione amorfa, raccapricciante e sgradevole in qualcosa di definibile, e quindi con confini ben precisi, come ogni altro normale elemento all’interno della vita quotidiana. La collera, la tristezza e la paura diventano così esperienze comuni a tutti e che tutti sono in grado di gestire. Dare un nome alle emozioni, va di pari passo con l’empatia. Un genitore vede il figlio in lacrime e dice: «Ti senti triste, non è vero?». Ora il bambino non solo si sente compreso, ma ha anche una parola per definire il suo stato d’animo. Studi specifici indicano che l’atto di dare un nome alle emozioni ha di per sé un effetto rasserenante sul sistema nervoso, e aiuta i ragazzi a ricuperare più in fretta dalle situazioni di turbamento. Sebbene non si sappia con esattezza come agisca questo effetto rasserenante, la mia teoria è che parlare di un’emozione mentre la si sta provando impegna il lobo cerebrale sinistro, che è il centro del linguaggio e della logica. Ciò, a sua volta, può aiutare il bambino a concentrarsi e a tranquillizzarsi. Come abbiamo già discusso in precedenza, le implicazioni connesse all’insegnare a un bambino a calmarsi da solo sono davvero notevoli. I ragazzi che sanno tranquillizzarsi da soli sin da piccoli mostrano molti segni di intelligenza emotiva. È probabile che riescano a concentrarsi meglio, ad avere migliori relazioni interpersonali, a riuscire meglio a scuola e godano di una salute più robusta. Il mio consiglio ai genitori, quindi, è di aiutare i figli a trovare le parole per descrivere quel che stanno provando. Ciò non significa suggerire ai bambini quel che dovrebbero sentire. Significa semplicemente aiutarli a sviluppare un vocabolario con cui esprimere le loro emozioni. Maggiore sarà la precisione con cui i ragazzi riusciranno a esprimere i loro sentimenti, meglio sarà, per cui cercate di aiutarli a «sputare il rospo». Se vostro figlio è arrabbiato, ad esempio, potrebbe sentirsi frustrato, infuriato, confuso, tradito o geloso. Se è triste potrebbe sentirsi ferito, abbandonato, geloso, svuotato, depresso”. (Gottman, Intelligenza emotiva per un figlio: una guida per i genitori, BUR, 2015)

Questo esercizio è semplice, ma non banale: ciascuno di noi prova decine di emozioni diverse ogni giorno, ma queste spesso rimangono amorfe e nebulose. Talvolta capita che perfino gli adulti si trovino in difficoltà a dare un nome all’emozione o alle emozioni che stanno provando (spesso proviamo più di un’emozione contemporaneamente).

Affinché i bambini facciano pratica possiamo utilizzare casi di vita pratica o casi letterari. Se decidiamo di partire dai casi di vita pratica, saranno utili domande-guida come:

  • Come ti senti?
  • Ti sei comportato così perché ti senti … ?

Attenzione a non stereotipare le emozioni. Dietro la rabbia o la tristezza potrebbero nascondersi molteplici sfumatura: delusione, frustrazione, amarezza, gelosia, etc. Queste domande aperte dovrebbero dare al bambino la possibilità di esprimersi e fare chiarezza su ciò che sente, senza costringerlo dentro una “gabbia emotiva” preconfezionata.

Anche il momento della lettura è un’ottima palestra per esercitarsi a dare un nome alle emozioni, trattando i personaggi fantastici come se fossero i nostri alter-ego:

  • Come si sente questo personaggio in questa scena?
  • Perché questo personaggio si è comportato così?

Dare un nome alle emozioni: il modello a 3 stadi

“Capita spesso che i bambini provino emozioni dirompenti, come rabbia, frustrazione o tristezza. Dedicare loro del tempo aiutandoli a riconoscere queste emozioni e a trovare le parole giuste per descriverle è un’attività importante per sviluppare una relazione sicura e amorevole” (R. S. Martin, PhD. University of Virginia).

La prossima volta che i vostri bambini proveranno  un’emozione molto forte, provate a riflettere insieme a loro. Ecco alcune semplici indicazioni per farlo:

Stadio 1: Consapevolezza

  • Mostratevi curiosi verso le emozioni e i sentimenti dei bambini e provate a domandare loro cosa provano.
  • Domandate senza pregiudizio (invece di usare una frase come “vedo che sei …” domandate “mi chiedo se tu sia …”).
  • Siate umili e non giungete a conclusioni al posto dei bambini: questo atteggiamento mostrerà loro che state cercando di comprenderli e non di giudicarli.

Stadio 2: Verbalizzazione

  • Quando i bambini avranno finito di raccontarsi, provate a suggerire un nome per la loro emozione.
  • Anche in questo caso, utilizzate un linguaggio non direttivo (“mi sembra che tu sia …”).
  • Esprimere con le parole uno stato d’animo è un modo per affrontare e trasformare in modo costruttivo i sentimenti più forti; attraverso questo piccolo momento di riflessione insegneremo ai bambini a percorrere questa strada.

Stadio 3: Riflessione

  • Fermatevi a riflettere insieme ai bambini sulla loro esperienza: potrebbero provare due sentimenti differenti o addirittura contrastanti tra loro. Esperienze simili capitano a tutti noi (come la gioia per aver trovato un ottimo lavoro in un’altra città mista alla malinconia per il trasferimento imminente) e sono una parte importante della condizione umana.
  • Mostratevi empatici e mai giudicanti; fate capire ai bambini che avete compreso a fondo quello che provano.

PER EDUCARE CON LE FAVOLE:

Per aiutare i più piccoli a riconoscere le emozioni e a coltivare le buone pratiche che ci fanno stare meglio abbiamo scritto la raccolta di racconti “Cuorfolletto e i suoi amici”.

libri cuorfolletto e i suoi amici

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BIBLIOGRAFIA
J. Gottman, Intelligenza emotiva per un figlio: una guida per i genitori, BUR, 2015

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Risolvere i problemi con le domande aperte

In questo articolo ci focalizzeremo su una semplice tecnica che possiamo usare per aiutare i bambini a sviluppare le proprie abilità di problem-solving: le domande aperte. Possiamo introdurre questa tecnica tra i 5 e i 7 anni di età.

Le domande aperte sono domande che non hanno un’unica risposta esatta e alle quali non possiamo rispondere semplicemente “sì” o “no”. Queste domande sono particolarmente utili perché ci aiutano ad approcciare i problemi da più angolazioni differenti.

Potete fare delle domande aperte mentre i bambini cercano di risolvere un problema, soprattutto se incontrano un ostacolo che non riescono a superare da soli. In questo modo li aiuterete ad esercitare le competenze di problem-solving e in particolare la capacità di guardare il problema da più angolazioni diverse.

Esempi di domande aperte orientate alla soluzione di un problema:

  • Cosa potrebbe succedere se… ?
  • Da dove partiresti per risolvere questo problema?
  • Come potrei aiutarti?
  • Qual è la parte più difficile?
  • Che tentativi potresti fare per… ?

Esempi di domande aperte dopo aver risolto (o non risolto) un problema:

  • Cosa hai imparato?
  • Qual è stata la parte più difficile?
  • Proveresti qualcosa di diverso la prossima volta?

Queste domande non hanno una risposta giusta o sbagliata e permettono di imparare lezioni preziose a partire da un successo o da un fallimento. Anche gli insuccessi – soprattutto gli insuccessi – hanno qualcosa da insegnarci.

Cos’è il problem solving? Con questo termine ci riferiamo alla capacità di affrontare e risolvere problemi semplici e complessi. Si tratta di una competenza che rientra tra le cosiddette “life skills”, ovvero le competenze trasversali indispensabili nella vita di tutti i giorni.

Letture consigliate:

Brunello il pipistrello è il volume n. 1 della biblioteca del Cuorfolletto ed è una storia centrata proprio sul problem-solving: per tornare a casa sano e salvo questo giovane pipistrello dovrà dare fondo alla sua astuzia e alla creatività. Se volete sperimentare il problem-solving con i vostri bambini stimolando il pensiero divergente in un contesto giocoso, questo libro fa al caso vostro.

Brunello vuol fare una gita nel prato.
Riuscirà a evitare i pericoli in agguato?
Un’avventura in rima per piccoli lettori:
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Un albo illustrato per stimolare il pensiero divergente. Con tre giochi creativi e sottotitoli emotivi per i più piccoli. Età di lettura: da 3 a 8 anni.

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Nomi maschili con la J

In questa sezione potete trovare l’elenco dei principali nomi maschili con la J usati in Italia. Per ciascun nome troverete anche la sua origine e il significato.

Nomi maschili con la J

  1. JACK
    Origine: ebraica.
    Significato: “dono di Dio”.
  2. JACOPO
    Origine: ebraica.
    Significato: “protetto da Dio”.
  3. JAGO
    Origine: ebraica.
    Significato: “seguace di Dio”.
  4. JAKE
    Origine: ebraica.
    Significato: “dono di Dio”.
  5. JAMES
    Origine: ebraica.
    Significato: “protetto da Dio”.
  6. JEAN
    Origine: ebraica.
    Significato: “Dio è misericordioso”.
  7. JOACHIM
    Origine: ebraica.
    Significato: “innalzato da Dio”.
  8. JOELE
    Origine: ebraica.
    Significato: “YHWH è Dio”.
  9. JON
    Origine: ebraica.
    Significato: “dono del Signore”.
  10. JONAH
    Origine: ebraica.
    Significato: “colomba”.
  11. JONAS
    Origine: ebraica.
    Significato: “colomba”.
  12. JONATHAN
    Origine: ebraica.
    Significato: “dono di Dio”.
  13. JORDAN
    Origine: ebraica.
    Significato: “fiume sacro”.
    Curiosità: il nome riprende quello del fiume Giordano, dove fu battezzato Gesù.
  14. JOSÈ
    Origine: ebraica.
    Significato: “protetto da Dio”.
  15. JOSHUA
    Origine: ebraica.
    Significato: “salvatore”.

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