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Le 7 caratteristiche delle persone resilienti

Tutti sappiamo quanto sia importante la resilienza: decenni di studi psicologici e manageriali hanno individuato nella resilienza l’elemento chiave che ci permette di superare le difficoltà e di crescere. Ma quali sono le caratteristiche delle persone resilienti?

Secondo la prof. ssa Karen Reivich della University of Pennsylvania esistono otto dimensioni della resilienza. Se escludiamo la parte biologica (una delle otto dimensioni che influenzano la resilienza), esse sono:

  1. Autoconsapevolezza: la prima caratteristica delle persone resilienti è la capacità di riconoscere i propri stati emotivi e quello che avviene dentro di noi;
  2. Autoregolazione: la seconda caratteristica delle persone resilienti è la capacità di modificare i propri pensieri e il proprio comportamento in base alle circostanze; l’autoregolazione permette di pensare e di agire in base ai propri obiettivi e non esclusivamente in base ai propri desideri e agli impulsi. Anche la capacità di porsi degli obiettivi in modo efficace e strutturato rientra nella sfera dell’autoregolazione.
  3. Agilità mentale: la terza caratteristica delle persone resilienti è la capacità di guardare le cose da più punti di vista differenti. L’agilità mentale include tutte quelle abilità che ci permettono di definire un problema, di analizzarlo e di cercare soluzioni; il problem solving è un componente mentale dell’agilità mentale.
  4. Ottimismo: la caratteristica più importante delle persone resilienti. L’ottimismo, da quello che è emerso dagli studi scientifici, è un fattore protettivo importante per quanto riguarda le malattie cardiovascolari e allunga l’aspettativa di vita e la qualità della stessa. Non solo: le persone con uno stile di pensiero ottimistico sono naturalmente resilienti.
  5. Autoefficacia: le persone resilienti sanno di potercela fare; se una certa strada non è percorribile, ne individueranno un’altra. Per fare questo, è necessaria la consapevolezza di poter contare sulle proprie abilità per affrontare i problemi, ovvero il senso di autoefficacia.
  6. Relazioni sociali: la resilienza si sviluppa in presenza di una rete di sostegno; parenti e amici sono fondamentali nei momenti di difficoltà. Le persone resilienti hanno in comune una solida rete di relazioni sociali: avere delle persone su cui contare è una variabile cruciale per sviluppare la resilienza.
  7. Spiritualità: credere in qualcosa di grande, più grande di noi, è un elemento comune alla maggior parte delle persone resilienti. La nostra fede (in una religione, in una causa sociale o ambientale, in un ideale) ci permette di superare i nostri limiti.

Cosa hanno in comune queste sette dimensioni della resilienza? Sono nelle nostre mani: possiamo allenare ciascuna di queste aree attraverso semplici esercizi introspettivi. Non solo: possiamo allenare anche i nostri figli affinché, coltivando queste sfere della propria personalità, possano crescere sereni e resilienti.

PER EDUCARE CON LE FAVOLE:

Per aiutare i più piccoli a riconoscere le emozioni e a coltivare le buone pratiche che ci fanno stare meglio abbiamo scritto la raccolta di racconti “Cuorfolletto e i suoi amici”.

libri cuorfolletto e i suoi amici

TORNA A:

Fonti: Reivich, K., & Shatte, A. (2003). The Resilience Factor: 7 Keys to Finding your Inner Strength and Overcoming Life’s Hurdles. New York, NY: Broadway Books

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Crepet: I prof. dicono i no che i genitori non hanno mai detto ai figli

Alunni e genitori picchiano gli insegnanti, professor Crepet cosa è cambiato di tanto profondo nella scuola italiana?
Se tuo padre e tua madre non ti hanno mai detto un no da quando sei nato, il primo no che ti dice un esterno non lo accetti. L’educazione è una fatica che nessuno è più disposto a fare: coinvolge i genitori, i nonni, gli educatori, anche quelli fuori scuola a incominciare dall’ambito sportivo.
Tutto questo ha una ricaduta drammatica: è una generazione che non conosce più i sogni perché non sono state insegnate le passioni. A forza di dire di sì tutto diventa grigio, si perdono i colori.

Paolo Crepet

I toni di Crepet possono piacere o meno, però qualche domanda su sogni e passioni dobbiamo farcela: i nostri ragazzi hanno ancora delle grandi passioni? Passioni per cui sacrificherebbero volentieri il proprio tempo, per cui sono disposti a fare fatica?

Quello che notiamo è che l’abbondanza di stimoli, o meglio, l’eccesso di stimoli, finisce per sopprimere la passione. E qui entra in gioco l’educazione: fino a qualche decennio fa educare significava dare ai ragazzi opportunità. Il genitore-educatore permetteva ai figli di viaggiare, di studiare le lingue, di studiare la musica. Oggi, paradossalmente, educare significa togliere in modo consapevole.
Quei “no” a cui si riferisce Crepet non vanno detti con cattiveria o come forma di ritorno al passato; al contrario. Abbiamo bisogno di una generazione di genitori che comprenda quando il “no” aiuta a crescere, quando è il momento di togliere. La passione, così come la creatività, si sviluppa se viviamo in un ambiente ricco di stimoli, ma solo se abbiamo dei momenti di “vuoto” in cui elaborare e personalizzare gli stimoli a cui siamo sottoposti.
Ecco perché è così importante che i bambini abbiano spazi e tempi vuoti, in cui annoiarsi. Ecco perché è così importante che i genitori smettano di dare (con l’eccezione dell’amore sano, che non è mai troppo).

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Inquinamento: quali effetti ha sulla memoria dei bambini?

Secondo i ricercatori, l’esposizione dei bambini all’inquinamento atmosferico è alla base di una riduzione della memoria, ed in particolare della memoria di lavoro e dell’attenzione esecutiva.
L’attenzione esecutiva è una capacità fondamentale per individuare gli errori, per regolare pensieri e sentimenti e più in generare per controllare le attività cognitive di alto livello.
La memoria di lavoro, invece, è quella che consiste di ricordare un certo numero di informazioni per un breve lasso di tempo, lo stretto necessario a manipolare mentalmente quelle informazioni. La utilizziamo, ad esempio, quando dobbiamo risolvere un calcolo mentale.
Infine, dagli studi è emerso come l’inquinamento atmosferico da particolato incida negativamente sui meccanismi biologici della regolazione dei conflitti, incidendo negativamente sulla sfera sociale dei bambini.

Uno studio condotto su oltre 2000 bambini ha rivelato che l’inquinamento (l’esperimento ha riguardato bambini esposti al particolato fine dalla gestazione fino ai 7 anni di età) è responsabile di punteggi più bassi nei test cognitivi legati alla memoria. Questo, però, si verifica solo nei maschi; è probabile che le bambine abbiano sviluppato fattori ormonali o genetici che permettono di reagire alle infiammazioni provocate dallo smog.
Le conclusioni a cui sono giunti i ricercatori sono piuttosto nette; benché siano necessarie ulteriori ricerche per approfondire gli effetti dell’inquinamento sul cervello infantile, dobbiamo agire subito per ridurre le emissioni di polveri sottili e di particolato.
In gioco c’è la salute dei nostri bambini.

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FONTI: https://ehp.niehs.nih.gov/doi/10.1289/EHP3169

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Stretta sui videogiochi in Cina: non più di 3 ore ogni settimana

La Cina mette un freno ai videogiochi: i minori di 18 anni non potranno giocare più di 3 ore ogni settimana.

Una misura drastica, che il governo cinese ha ritenuto necessaria per combattere un fenomeno di dipendenza i cui danni sono paragonabili a quelli dell’oppio.

Inoltre, sarà vietato il gioco online nelle ore notturne, dopo le ore 22:00. È noto da anni che l’utilizzo di videogiochi in tarda serata riduce drasticamente la qualità del sonno. Queste restrizioni si applicheranno a pc e console, ma anche a tutti gli smartphone.

“I ragazzi sono il futuro del nostro paese. Proteggere la loro salute fisica e mentale è un nostro interesse vitale e significa prendesi cura delle nuove generazioni”. Con queste parole la National Press and Publication Administration, l’ente regolatore cinese, ha accompagnato il drastico provvedimento.

In Cina, oltre il 60% dei ragazzi si diverte con i videogiochi e più del 10% li utilizza per oltre due ore al giorno: un dato allarmante, che ha spinto il governo ad agire.

La dipendenza da videogiochi è un fenomeno ben conosciuto da psicologi, educatori e insegnanti, che da più di trent’anni si misurano con videogiochi sempre più appassionanti, che attraggono i ragazzi e li intrappolano nei loro mondi virtuali. Negli Stati Uniti la dipendenza da videogiochi è una delle principali cause di abbandono di college e università.

La dipendenza da videogiochi (video game addiction) non è fantasia: dal 2019 è inclusa come patologia nell’elenco ICD-11, curato dall’OMS. Si tratta di un problema educativo concreto, che non possiamo più ignorare.

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Fonte: www.reuters.com

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Winnie The Pooh da colorare

In questa sezione potete trovare tanti disegni di Winnie The Pooh da colorare. Cliccate sui disegni o sui pulsanti colorati per stampare i file PDF da colorare.

Attenzione: queste immagini sono tratte liberamente dal web. I disegni da colorare qui presenti sono raccolti senza fine di lucro e sono disponibili gratuitamente per il download. Non siamo proprietari dei diritti d’autore dei personaggi presenti in questa pagina. Per richieste di rimozione ai sensi del DMCA scrivete a: portalebambini@gmail.com

Winnie The Pooh da colorare

I benefici del coloring

Colorare è un’attività dai risvolti benefici: attraverso questa pratica, i bambini potranno allenare la muscolatura della mano ad impugnare correttamente lo strumento di scrittura (penna, matita, pennarello) e a sostenere lo sforzo fisico necessario ad esercitare il tratto. Sembra una sciocchezza, ma oggi i bambini sono abituati a reggere tra le mani smartphone e tablet per numerose ore ogni giorno, col risultato che i muscoli necessari alla scrittura si indeboliscono. Ecco perché così tanti bambini fanno fatica a scrivere! Abituarli a colorare sin da piccoli è un esercizio formidabile: se lo proponiamo attraverso il gioco, daremo loro una marcia in più. Infine, secondo alcuni studi scientifici l’attività del coloring aiuta i bambini ad eliminare lo stress e l’ansia. Benché non si tratti di un’attività terapeutica, è comunque una pratica molto rilassante.

Scoprite i nostri libri da colorare

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I nostri disegni:

Tag: Winnie The Pooh, Winnie The Pooh da colorare, disegni di Winnie The Pooh

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Educare significa far mancare qualcosa

Una riflessione dello psichiatra Paolo Crepet sul ruolo educativo dei genitori.

Quando un genitore dice: “io non ho mai fatto mancare niente a mio figlio” esprime la sua totale idiozia.

Perché il compito di un genitore è di far mancare qualcosa, perché se non ti manca niente a che ti deve servire la curiosità, a che ti serve l’ingegno, a che ti serve il talento, a che ti serve tutto quello che abbiamo in questa scatola magica, non ti serve a niente no? Se sei stato servito e riverito come un piccolo lord rimbecillito su un divano, ti hanno svegliato alle 7 meno un quarto la mattina, ti hanno portato a scuola, ti hanno riportato a casa, ti hanno fatto vedere immancabilmente Maria De Filippi perché non è possibile perdersi una puntata di Uomini e Donne, perché sapete che è un’accusa pedagogicamente brillantissima.

Ma una cosa di buon senso, il coraggio di dire di no? Vedete io me lo ricordo, tanti anni dopo, l’1 in matematica e non mi ricordo le centinaia di volte che mi hanno dato 6, perché il 6 non dice niente, è scialbo, è mediocre. Me lo disse mio padre quando tornai a casa. “Papà ho preso 1 in matematica”.
Pensai che avrebbe scatenato gli inferi, non sapevo cosa sarebbe successo a casa mia. Lui invece mi disse: “fantastico, 4 lo prendono in tanti, invece 1 non l’avevo mai sentito. E quindi hai un talento figliolo”. E poi passava dall’ironia ad essere serio: “Cerca di recuperare entro giugno se no sarà una gran brutta estate”. Fine. Non ne abbiamo più parlato. Perché lui credeva in me. E quando credi in un ragazzo non lo devi aiutare, se è bravo ce la fa. Perché lo dobbiamo aiutare? Io aiuto una signora di 94 anni ad attraversare la strada, ci mancherebbe altro. Perché devo aiutare uno di 18? Al massimo gli posso dire: “Sei connesso? Ecco, questa è la strada , tanti auguri per la tua vita”.

Si raccomandano le persone in difficoltà, non un figlio. Perché devi raccomandare un figlio? Perché non ce la fa? Che messaggio diamo? Siccome tu non ce la fai, ci pensa papà. Tante volte ho sentito dire da un genitore: io devo sistemare mio figlio. “Sistemare”. Come un vaso cinese. Dove lo sistemi? Dentro la vetrinetta, sopra l’armadio? Hai messo al mondo un oggetto o hai messo al mondo un’anima? Se hai messo al mondo un’anima non la devi sistemare, l’anima va dove sa andare.

Educare non ha nulla a che fare con la democrazia, dobbiamo comandare noi perché loro sono più piccoli. In uno stagno gli anatroccoli stanno dietro all’anatra. Avete mai visto un’anatra con tutti gli anatroccoli davanti? È impossibile, è contro natura. Perché le anatre sono intelligenti, noi meno.

Un genitore è un istruttore di volo, deve insegnarti a volare. Non è uno che spera che devi restare a casa fino a sessant’anni, così diventi una specie di badante gratis. Questo è egoismo, non c’entra niente con l’amore. L’amore è vederli volare.

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