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A PROPOSITO DI ARTE, DIVERSITA’ E RICCHEZZA

Qualche giorno fa abbiamo trovato una vignetta con un’ape e una coccinella intente a litigare: ciascuna delle due, infatti, vede il mondo con i suoi occhi (come puoi vedere nel fumetto qui sopra) e ha una visione molto diversa da quella dell’altra. I due insetti della vignetta litigavano tra loro, a causa dell’impossibilità di comprendersi. È quello che spesso accade anche a noi uomini: la maggior parte dei contrasti nasce proprio da un’errore di comunicazione.
Non siamo riusciti ad arrenderci a quella vignetta; dovevamo, in qualche modo, andare oltre, facendo rappacificare la coccinella e l’ape. Praticando un piccolo esercizio di ottimismo, ci siamo chiesti se non potesse esserci un lieto epilogo. La copertina di questo articolo (la vignetta che vedi qui sopra) è quell’epilogo: se ci apriamo alla diversità e all’altro da sé, impareremo a coltivare una visione condivisa, più ricca dei due singoli elementi di partenza.

L’arte, o meglio, le arti sono esse stesse la dimostrazione di quanto la diversità possa produrre ricchezza. Infatti, non esiste una sola arte, ma dieci arti maggiori: la pittura, la letteratura, il fumetto, la fotografia, la scultura, l’architettura, la musica, la danza, il teatro e il cinema. Molti artisti, contemporanei e del passato, hanno mescolato le arti tra loro, le hanno contaminate (in senso positivo) ed ibridate, in un ciclo di creazione e ispirazione ricchissimo.
Il termine stesso di arte è la dimostrazione di quanto quel processo di contaminazione sia riuscito: con una sola parola riusciamo ad esprimere forme tanto diverse tra loro, eppure così simili.
Imparare ad apprezzare la diversità delle arti – e i loro punti di intersezione – è una tappa chiave per accogliere nelle nostre vite la decrescita creativa. Infatti, ci aprirà un orizzonte fatto di diversità, possibilità e collaborazione.

Ieri abbiamo impostato questo – semplicissimo – esercizio: insieme ai piccoli di casa, abbiamo realizzato degli schizzi colorati a partire dall’ascolto di alcune tracce musicali (nella foto vedete annotati due brani classici, ma c’era molto di più). Per ciascun brano, abbiamo provato a realizzare una rappresentazione grafica libera. I risultati sono stati, nell’ordine: molto colorati, inaspettati (l’associazione Mozart-Tucano, al netto dell’assonanza tra la T del pennuto e quella del rondò alla turca, ci sfugge), liberi e piacevoli.

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Il passato positivo e il passato negativo

Il modo in cui ci relazioniamo con il nostro passato è molto importante per vivere il presente in modo sereno, appagante e soddisfacente.  C’è chi sceglie di accogliere il suo passato e di imparare da esso a vivere meglio e chi invece rimane intrappolato nel rimpianto, nella paura e nel rancore.

Gli studiosi, a partire dagli anni trenta del secolo scorso, hanno approfondito moltissimo la prospettiva temporale, ovvero la dimensione temporale che viviamo e nella quale inseriamo il nostro comportamento. I nostri obiettivi e comportamenti presenti, infatti, sono fortemente influenzati dalla prospettiva temporale.  Lo Zimbardo Time Perspective Inventory (ZTPI) è uno dei test più utilizzati per analizzare il rapporto di una persona con il tempo. Il test permette di analizzare due approcci diametralmente opposti al passato:

  • Passato Positivo: le persone focalizzate sul passato positivo ricordano del passato gli eventi positivi e piacevoli; chi si concentra sul passato positivo utilizza il ricordo degli eventi passati per vivere al meglio il presente ed è capace di costruire una narrazione di sé serena grazie al ricordo degli aspetti positivi del passato.
  • Passato Negativo: le persone focalizzate sul passato negativo continuano a rivivere i traumi e le esperienze del passato; chi si concentra sul passato negativo eviterà il cambiamento e si comporterà in modo eccessivamente conservatore, per paura che le nuove esperienze possano fargli rivivere le esperienze negative del passato, sulle quali continua a rimuginare.

È inutile dire che il nostro compito per crescere è quello di lavorare sulla dimensione positiva del passato. Ma come possiamo fare? Ad esempio, potremmo utilizzare degli strumenti che ci permettono di selezionare e rivivere i ricordi passati attraverso un filtro selettivo.

Vi facciamo un esempio, a partire da un libro che abbiamo ricevuto in dono. Stiamo parlando di “Non ti ho mai detto che… Pensieri liberi e piccoli segreti tra mamma e figlia” (Piemme, 2019, € 12,00): un diario condiviso per madri e figlie. Il meccanismo del diario è molto semplice: presenta una serie di schede da compilare sia per la mamma che per la sua bambina; le schede sono “speculari”, ovvero indagano le stesse dimensioni dalla prospettiva adulta e da quella bambina.

Domande come:

  • qual è il primo ricordo che ho di te?
  • qual è una canzone che cantavamo insieme?
  • qual è la cosa più bella che abbiamo fatto insieme?

permettono di “filtrare” il passato e il ricordo che abbiamo di esso alla ricerca di ricordi capaci di suscitare emozioni positive. Questo diario, in altre parole, è un bell’esercizio per riscoprire il passato positivo. Puoi provare anche tu: se non hai il diario, puoi scrivere su due fogli due serie di domande speculari da compilare insieme alla tua bambina o al tuo bambino (separatamente) per poi raccontarvele (insieme).

FONTI

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Ottimismo e pessimismo non sono innati: dipendono dai nostri schemi mentali

Il pessimismo dei bambini è in parte appreso dagli adulti di riferimento, come genitori, insegnanti, educatori. I vostri figli sono come spugne: assorbono ciò che dite e “come” lo dite“.
Martin Seligman

Chiunque abbia dei bambini a casa o lavori a contatto con loro dovrebbe considerare con attenzione le parole di Martin Seligman. Purtroppo, la maggior parte delle cattive abitudini (come il pessimismo, la scarsa resilienza e l’insoddisfazione verso la vita) sono ereditarie o fortemente influenzate dall’ambiente familiare. La buona notizia è che possiamo lavorare su noi stessi. Invece di giudicare il mondo intorno a noi (e soprattutto i bambini), perché non crescere dentro?

Torniamo al nostro esempio: l’ottimismo. L’ottimismo si può allenare; esiste un metodo molto concreto per riuscire ad “imparare l’ottimismo”: si tratta di imparare a mettere in discussione i pensieri pessimistici. Seligman propone un modello in cinque fasi, soprannominato ABCDE.

  • A: di fronte a un’avversità, dobbiamo prendere consapevolezza del fatto che questa genererà dei pensieri pessimistici;
  • B: identifichiamo queste credenze/convinzioni;
  • C: identifichiamo le conseguenze di questi pensieri e di queste convinzioni pessimistiche; come potrebbero modificare il nostro comportamento? A cosa ci porteranno?
  • D: discutiamo queste convinzioni: sono fondate? Derivano forse da un nostro errore di pensiero? Ci sono alternative? Sono convinzioni utili?
  • E: quando la nostra discussione personale ha successo, la nostra mente viene energizzata; i pensieri pessimistici vengono sostituiti dall’ottimismo e dalla ricerca di soluzioni.

Il punto più difficile è quello contrassegnato dalla lettera D: infatti, discutere i propri pensieri non è per niente facile. Seligman ha individuato quattro strategie che ci vengono in aiuto per discutere i nostri pensieri:

  • Trova delle prove: dove sono le prove che dimostrano la correttezza del pensiero pessimistico? Solitamente non ce ne sono; se affrontiamo la discussione dal punto di vista delle prove dovremo trasformarci in “detective”;
  • Trova delle alternative: ogni evento di solito può produrre più esiti differenti. Le persone pessimiste si concentrano sull’alternativa peggiore; imparare ad elaborare più convinzioni diverse ci aiuterà a bilanciare i pensieri. In pratica: prova a individuare mentalmente tutti i possibili esiti di un evento.
  • Quali sono le implicazioni dei pensieri? Prova ad attribuire una probabilità a ciascuna alternativa. Spesso l’alternativa peggiore non è la più probabile. Se non sai come fare, vuol dire che devi tornare alla prima tecnica e devi cercare delle prove.
  • Pensare a questo mi farà bene? L’ultima strategia è quella dell’utilità: spesso un pensiero produce conseguenze molto più serie nella nostra mente che nella realtà. Riportare i pensieri alla realtà ci aiuterà a non rimuginare.

Invece di dire ai bambini cosa devono fare/pensare, mettiti alla prova con questa tecnica; lavora sull’ottimismo: sarai di grande aiuto al mondo intero (e vivrai meglio).

FONTI

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L’ECONOMIA CHE CI CONSUMA E CI SOTTRAE TEMPO

LETTURA SCELTA
Zygmunt Bauman, intervento al Festival dell’Economia di Trento, 2011


Vogliamo godere di una vita ricca, abbiente, il che ci ha orientati ad assumere come principale indicatore l’acquisto, lo shopping. Pare che tutte le strade che portano alla felicità portino ai negozi. Ciò sottopone il sistema economico, e più in generale il nostro pianeta, ad una pressione enorme. Ciò è disastroso per le nuove generazioni; è evidente che stiamo vivendo al di sopra dei nostri mezzi, sulle spalle dei nostri figli. Possiamo trovare delle alternative alla crescita della produzione e dei consumi per trovare soddisfazione, in definitiva per essere felici? Ciò è necessario se non vogliamo distruggere il nostro habitat e generare fenomeni catastrofici come le guerre. I livelli attuali di consumo sono già insostenibili dal punto di vista ambientale ed anche economico.

L’idea della prosperità al di fuori delle trappole del consumo infinito viene considerata un’idea per pazzi o per rivoluzionari. Jackson dice che ci sono delle alternative: le relazioni, le famiglie, i quartieri, le comunità, il significato della vita.  Ci sono enormi risorse di felicità umana che non vengono sfruttate. La maggior parte delle politiche realizzate nel mondo dai governi va esattamente nella direzione opposta. Queste politiche raramente vanno al di là della prossima scadenza elettorale, raramente guardano a ciò che succederà fra 20 o 30 anni. Assistiamo ad un processo di mercificazione e commercializzazione della moralità. I mercati sono abituati ad orientare i bisogni umani, bisogni che in passato non erano soddisfatti dal mercato. Questo è ciò che io indico con l’espressione ‘commercializzazione della moralità’.

Il nostro reale bisogno dovrebbe essere prenderci cura dei nostri cari. Credo che tutti noi qui in sala ci sentiamo in colpa perché non riusciamo a trascorrere abbastanza tempo con i nostri cari. 20 anni fa il 60% delle famiglie americane si ritrovava attorno allo stesso tavolo per cenare. 20 anni dopo solo il 20%. Le persone sono più occupate con il loro cellulare, il loro ipad e così via. La nostra vita quotidiana è profondamente cambiata, a causa anche delle tecnologie, che hanno sicuramente prodotto delle cose positive, ma hanno anche creato dei danni collaterali. Se oggi usciamo senza cellulari ci sentiamo nudi.  Il confine fra il tempo dedicato al lavoro e quello dedicato alla famiglia è sfumato. Siamo sempre al lavoro, abbiamo l’ufficio sempre in tasca, non abbiamo scuse. Dobbiamo lavorare a tempo pieno. E più si sale nella scala gerarchica meno tempo per sé si ha. Si è sempre in servizio.

Ovviamente i mercati e il consumismo non possono riparare questa situazione; possono però aiutarci a mitigare la nostra cattiva coscienza, e lo fanno spingendoci verso l’acquisto, lo shopping, il mercato. Al tempo stesso disimpariamo altre abilità ‘primarie’. Ad esempio a riconoscere il dolore, il dolore morale, che è molto importante, perché esso è un sintomo, ci aiuta a riconoscere la fragilità dei legami umani. Improvvisamente abbiamo persone che hanno migliaia di amici in internet; ma in passato dicevamo che gli amici si vedono nel momento del bisogno, e questo non è esattamente il caso degli amici che abbiamo in internet. Fino a quando il nostro senso morale verrà mercificato, l’economia crescerà perché messa in moto dai bisogni umani e dai desideri che è chiamata a soddisfare, bisogni e desideri apparentemente ‘buoni’, come dimostrare l’amore per gli altri. I grandi economisti del passato sostenevano che i bisogni sono stabili, e che una volta soddisfatti tali bisogni possiamo fermarci e godere del lavoro fatto. C’era la convinzione che alla fine del percorso avviato con l’inizio della modernizzazione si avrebbe avuto un’economia stabile, in perfetto equilibrio.

Successivamente si è presa una strada diversa. Si è inventato il cliente. Si è capito che i beni non hanno solo un valore d’uso, ma anche un valore simbolico, sono degli status symbol. Non si acquistava più un bene perché se ne ha bisogno, ma perché si ‘desidera’. L’obiettivo quindi diventava sviluppare sempre nuovi desideri negli esseri umani. Ma anche i desideri ad un certo punto si scontrano con dei limiti. Così, il limite è stato superato mercificando la moralità: non ci sono limiti all’amore, non ci sono limiti all’affetto che vogliamo dimostrare agli altri. Responsabilità incondizionata, condita da incertezze e ansie: questo è il motore del consumismo odierno, questo l’impulso che ci spinge a fare sempre di più, a produrre sempre di più. Ma ciò non è possibile, le risorse sono sempre limitate. Forse il momento della verità è vicino. Ma possiamo fare qualcosa per rallentarlo: intraprendendo un cammino autenticamente umano, un cammino fatto di reciproca comprensione.

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La teoria del benessere

Nel 2011, Martin Seligman, che da oltre un decennio studiava la felicità autentica e il benessere, si è reso conto che è impossibile descrivere la felicità come un oggetto unitario. Il benessere (termine che è stato scelto al posto di “felicità” per non fare confusione con le precedenti teorie) è una somma di dimensioni diverse; ciascuna di queste dimensioni va misurata separatamente. Per chiarire questo punto, Seligman propone l’esempio del tempo atmosferico: non esiste una misura che descrive il tempo atmosferico, ma una serie di misure (temperatura, umidità, pressione barometrica e via dicendo). Il benessere si comporta allo stesso modo.

Le ricerche hanno evidenziato cinque dimensioni principali che contribuiscono al benessere. Sono le cinque dimensioni che hanno portato alla nascita del modello PERMA:

  • P (positive emotions, emozioni positive)
  • E (engagement, coinvolgimento)
  • R (relationship, relazioni positive)
  • M (meaning, significato)
  • A (accomplishment, realizzazione)

Emozioni positive
Le emozioni positive ci fanno sentire bene e ci aiutano a crescere. Attenzione: il benessere non si raggiunge attraverso l’assenza di emozioni negative (questo sarebbe impossibile e perfino preoccupante). L’importante, invece, è sperimentare più emozioni positive rispetto a quelle negative. La dr. Barbara Fredrickson ha individuato un rapporto di positività ideale pari a 3:1 (cioè dovremmo provare tre micro-momenti positivi per ogni micro-momento negativo).

Coinvolgimento
Si parla di coinvolgimento quando le persone scelgono di fare qualcosa per proprio interesse, divertimento e passione. Queste scelte portano a delle “esperienze ottimali”, che assorbono l’individuo all’interno di un flusso (flow) totalizzante. Mentre siamo all’interno del flusso, ci sentiamo concentrati e pieni di energia.

Relazioni positive
La solitudine rappresenta una situazione invalidante: le relazioni con gli altri rappresentano una risorsa dal valore inestimabile, che ci aiuta a risollevarci nei momenti di difficoltà e che ci mette in condizione di sperimentare un senso di comunione, fiducia e positività.

Significato
Cercare un significato nella propria vita, sentire di essere parte di una comunità e di far parte di qualcosa di più grande del singolo è da sempre una componente importante nelle nostre vite.

Realizzazione
La realizzazione personale, intesa come successo o come conseguimento dei propri obiettivi, è uno scopo che le persone ricercano con forza. Per anni la psicologia e le scienze dell’educazione hanno trascurato questo elemento, focalizzandosi esclusivamente sui rapporti collaborativi, sulle emozioni positive e sulla ricerca di un significato nella vita. Solo recentemente si è scoperto che gli individui traggono benessere da una “vittoria” fine a se stessa: il gusto di vincere e avere successo ci porta a stare bene, a patto di essere mescolato in modo armonico con gli altri elementi del modello.

L’interazione di questi cinque elementi produce il benessere e porta gli individui a svilupparsi al massimo grado possibile. In inglese, questo sviluppo ottimale prende il nome di flourishing, il termine con cui si indica l’atto della fioritura; in italiano il termine è intraducibile; per questo motivo gli psicologi positivi hanno preferito l’espressione “funzionamento ottimale” (meno poetico ma sufficientemente chiaro).

Ma come si arriva al flourishing? Sempre Seligman ha provato a spiegarlo ricorrendo alla formula della felicità (di cui abbiamo parlato in questo articolo). Il modo migliore per costruire la felicità è lavorare sui fattori interni, quelli che dipendono dal nostro controllo. In particolare, dobbiamo:

E se stai pensando che vincere alla lotteria potrebbe renderti molto più felice di quanto non potrebbe fare un percorso di crescita personale, dovrai ricrederti: nel 1978 un gruppo di ricercatori (tra le fonti trovi il link per leggere l’articolo originale, in lingua inglese) analizzarono il grado di felicità di alcune persone che avevano vinto grosse somme di denaro alla lotteria e confrontandolo con il grado di felicità di altrettante persone, che non avevano vinto nulla. Coloro che avevano vinto alla lotteria avevano sì modificato il loro stile di vita (adattandolo alla loro nuova disponibilità economica), ma non erano più felici rispetto agli altri.

Flourishing

Avete mai sentito parlare di flourishing? Probabilmente no: in Italia, infatti, questo termine è ancora poco conosciuto e ancor meno promosso. Facciamo un passo indietro: negli Stati Uniti, qualche decennio addietro, alcuni psicologi si resero conto che la psicologia, sin dalla sua fondazione, si era occupata della malattia, del malessere. Per inciso, questa concezione, purtroppo, è ancora molto diffusa: siamo portati a pensare che dallo psicologo ci vada “chi ha qualche problema”.
Eppure, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, già negli anni sessanta aveva riformulato il proprio concetto di salute: da assenza di malattia (così si pensava alla salute un secolo fa) a stato di benessere. L’assenza di malattia è certamente importante per il benessere, ma non è tutto; anzi, è una piccola parte. La maggior parte di noi è fisicamente sana, eppure insoddisfatta (abbiamo discusso questi dati in occasione della giornata mondiale della felicità). Negli ultimi anni siamo sempre più infelici, secondo le rilevazioni di vari organismi nazionali e internazionali. Esiste un test piuttosto semplice per misurare il grado di felicità: stiamo parlando della SWLS (puoi trovare le domande e le indicazioni qui; richiede appena un paio di minuti).
Queste considerazioni portarono gli psicologi di cui sopra a domandarsi: cos’è il benessere? Quali sono le componenti del benessere, ossia i fattori che ci permettono di vivere una vita degna di essere vissuta?
Da queste domande nacque una nuova corrente psicologica: la psicologia positiva. Gli psicologi positivi non si occupavano più della malattia (psichica), ma di aiutare gli individui a stare bene.

Il concetto di flourishing si ricollega proprio a questo: letteralmente, flourishing indica l’atto della fioritura. Un essere umano, per fiorire, deve raggiungere un grado di funzionamento ottimale (flourishing è stato tradotto in italiano proprio come funzionamento ottimale). Questo funzionamento dipende da cinque dimensioni fondamentali: la prevalenza di emozioni positive, il coinvolgimento nelle attività quotidiane, buone relazioni sociali, l’attribuzione di un significato alla propria vita e infine il raggiungimento dei propri obiettivi.
Quando queste cinque dimensioni sono sviluppate in modo adeguato, allora l’individuo vive un profondo benessere.

PER EDUCARE CON LE FAVOLE:

Per aiutare i più piccoli a riconoscere le emozioni e a coltivare le buone pratiche che ci fanno stare meglio abbiamo scritto la raccolta di racconti “Cuorfolletto e i suoi amici”.

libri cuorfolletto e i suoi amici

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Individua i tuoi talenti

La mappa dei punti di forza è un esercizio artistico per lavorare sui punti di forza e aiutare il tuo potenziale ad emergere. Abbiamo utilizzato come base le domande-chiave di Salebeey per valutare il potenziale degli individui.
Invece di rispondere per iscritto, ti suggeriamo di realizzare una mappa. Immagina di dover disegnare la piantina del tuo quartiere; ecco, dovrai fare la stessa cosa, ma al posto degli edifici dovrai disporre i punti di forza che emergeranno dalle risposte a ciascun quesito. Dentro ciascun edificio, dovrai inserire una riflessione, un aggettivo o un tratto del tuo carattere.
Sentiti libero di colorare; ti suggeriamo di utilizzare due fogli A4 o un foglio A3: per rispondere a tutte le domande avrai bisogno di spazio. Servirà anche un po’ di tempo: non sentirti costretta/o a concludere il lavoro in un’unica sessione.

DOMANDE GUIDA

SOPRAVVIVENZA

  • Considerando tutte le sfide che hai dovuto affrontare, come sei riuscito a sopravvivere e a crescere fino ad oggi?
  • Qual è stata l’impostazione mentale che ti ha aiutato ad affrontare le difficoltà?
  • Che cosa hai imparato su di te e sul tuo mondo durante le tue battaglie e sfide?
  • Quali di queste difficoltà ti hanno aiutato a sviluppare delle doti speciali di forza, intuito o abilità?
  • Quali sono le caratteristiche speciali su cui puoi contare?

SUPPORTO

  • Quali persone ti hanno dato sostegno e aiuto speciale?
  • Chi sono le persone speciali su cui puoi contare?
  • Che cosa ti hanno dato queste persone di eccezionale?
  • Come li hai conosciuti?
  • Quali organizzazioni, associazioni o gruppi sono stati particolarmente utili per te in passato?

ECCEZIONI

  • Quando le cose ti andavano bene nella vita da cosa dipendeva?
  • In passato, quanto tu sentivi che la tua vita era migliore, cosa del mondo, delle relazioni o dei tuoi pensieri era migliore?
  • Quali parti del tuo mondo passato desidereresti recuperare, reinventare o rivivere?
  • Quali momenti o incidenti del tuo passato ti hanno dato una speciale comprensione di te stesso, resilienza e orientamento?

POSSIBILITÀ

  • Cosa desideri dalla tua vita?
  • Quali sono le tue speranze, visioni e aspirazioni?
  • A che punto sei rispetto al raggiungimento di questi obiettivi?
  • Quali persone e quali tue qualità ti stanno aiutando in questa direzione?
  • Cosa ti piace fare?
  • Quali sono i tuoi talenti e abilità speciali?
  • Quali fantasie e sogni ti danno speranza nelle tue scelte per il futuro?

AUTOSTIMA

  • Quando le persone dicono qualcosa di buono su di te, cosa è probabile che dicano?
  • Quali sono le cose che ti rendono orgoglioso di te stesso e della tua vita?
  • Come capisci che le cose nella tua vita vanno bene?
  • Cosa ti da un piacere genuino nella vita?
  • Quando hai cominciato a credere di poter raggiungere delle cose importanti nella vita?

PER EDUCARE CON LE FAVOLE:

Per aiutare i più piccoli a riconoscere le emozioni e a coltivare le buone pratiche che ci fanno stare meglio abbiamo scritto la raccolta di racconti “Cuorfolletto e i suoi amici”.

libri cuorfolletto e i suoi amici

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BIBLIOGRAFIA
Saleebey D. (2006), The strenghts perspectives in social work practice, Allyn & Bacon, New York

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