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Imparare a fare da soli: la forza dell’autonomia

Sviluppare l’autonomia è compito del genitore e degli educatori, che dovrebbero preparare il bambino ad una buona vita nel mondo.

“Il bambino mira chiaramente ed energicamente all’indipendenza”.
Maria Montessori

La pedagogia montessoriana pone grande attenzione all’autonomia del bambino, che compare però in quasi tutti gli orientamenti teorici. Del resto, un giorno sarà un adulto e dovrà fare i conti con quel che c’è fuori da casa! Meglio che si prepari a vivere positivamente le sfide. Ecco da cosa possiamo cominciare:

Autonomia a casa

Significa imparare a rispettare i tempi e le funzioni della comunità domestica. Vuol dire non essere ospiti passivi, ma contribuire attivamente, ad esempio in cucina, nelle mansioni domestiche, nel ricevere gli ospiti. La casa è il luogo in cui il bambino trascorre la maggior parte del suo tempo fino all’ingresso a scuola e rimarrà il suo rifugio fino all’età adulta.

E’ quindi un ambiente importante per insegnare a far da sé. Cosa si può fare Dare al bambino piccoli compiti, dalla sistemazione del letto alla pulizia del tavolo. Questi devono partire come giochi, mai imposti, ed essere incoraggiati dai genitori. Svolgere insieme un’attività in casa è l’ottimo! E’ bene evitare le sfide eccessive, ma dare sempre compiti che mettano alla prova il bambino. Deve riuscire, non deve annoiarsi. Attività pericolose In cucina ci si può tagliare o scottare! A lavare i vetri si rischia di precipitare di sotto. Stirare, mai! Certo, e a lavare il pavimento si rischia di affogare nel secchio dell’acqua…

Spesso ci preoccupiamo troppo dei potenziali pericoli da cui siamo circondati; non è una spinta all’incoscienza, ma è bene seguire i bambini in questi passaggi: l’impegno e l’attenzione che metteranno, uniti all’aiuto vigile di mamma e papà eviteranno incidenti. Però, per favore, fate cucinare i bambini. Il senso di responsabilità Un bambino, dai 4 ai 10 anni, non comprende appieno il dovere e la responsabilità, soprattutto se gli si chiede un impegno protratto nel tempo. Per questo è bene dare compiti il cui obiettivo sia chiaro e a breve termine, lavorando sui tempi e portando l’impegno sempre più in là. Strumenti come tabelloni, calendari, promemoria possono essere utili al bambino per ricordarsi le sue scadenze.

Autonomia fuori casa

Le esperienze fuori casa sono fondamentali nella crescita armonica del bambino. La più comune è la notte passata dall’amico, ma anche la gita scolastica non va disdegnata. E che dire delle vacanze estive, da passare in colonia o meglio in un kinderheim? Molti genitori si sentono preoccupati all’idea che il bambino dorma fuori casa per un po’. E’ del tutto naturale, ma si tratta di un distacco positivo, utilissimo per sviluppare l’autonomia. E’ un’occasione per vivere a stretto contatto con il gruppo dei coetanei, per autogestirsi, per cavarsela da soli. I bambini scalpitano per avere possibilità del genere (la nostalgia, è normale, di solito si risolve in due/tre giorni, dopo i quali ci si dimentica di avere una famiglia!), da cui escono arricchiti. Come fare? Se non ve la sentite di regalare tre settimane di vacanza ai bambini, nessun problema, organizzatevi con qualche famiglia di amici e progettate dei trasferimenti di un giorno o due! Sarà un vero regalo per i figli, oltre ad essere un’occasione per mamma e papà di svagarsi un po’ (la famiglia ospitante, in compenso, dovrà studiarsi un buon manuale di animazione, ma potete anche chiedere a noi!)

Autonomia a scuola

Se la scuola non fosse com’è, probabilmente potremmo ragionarne meglio. Al momento, gli spunti che mi vengono sono: proporre molte ricerche ai bambini, in modo che imparino a cercare informazioni e a produrre elaborati in autonomia; spingere sulle attività di laboratorio; incentivare qualsiasi forma creativa e che si distacca dal coro.

I benefici dell’autonomia

Il bambino può sviluppare una sana autostima e un profondo senso di libertà e fiducia in se stesso, attraverso la conquista dell’autonomia nella quotidianità. Quasi tutti i piccoli problemi di comportamento dei bambini si potrebbero risolvere dando loro fiducia e responsabilità. Il punto è che spesso non ci accorgiamo che facendo tutto al posto loro e pensando di proteggerli 24h su 24, in realtà impediamo loro di crescere felici e in armonia con se stessi e coi coetanei.

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Il talento emerge se siamo circondati da persone che credono in noi

Accanto ai nostri talenti, anche l’atteggiamento (o abito mentale) che mettiamo in atto nei loro confronti è molto importante: se crediamo in noi stessi e nelle nostre capacità, avremo un’alta probabilità di riuscire a superare gli ostacoli. In questo processo costruttivo e positivo, le persone con cui ci relazioniamo giocano un ruolo molto importante: se gli altri credono in noi, sarà più facile far emergere i nostri punti di forza.

Di seguito, vogliamo riportarti un esempio, tratto dal protocollo introdotto dalla Geelong Grammar School per insegnare il benessere ai propri studenti.
Durante la prima lezione del programma, agli studenti si chiede di scrivere una storia raccontando un momento in cui si sono sentiti al massimo delle proprie capacità. Successivamente, agli studenti viene sottoposto il VIA Signature Strenghts test, un test che permette di individuare i propri punti di forza personali (il test è gratuito ed è disponibile online). La maggior parte degli studenti scopre che nella storia che aveva scritto quei punti di forza erano protagonisti e questo permette loro di lavorare sui propri punti di forza, con la convinzione che questo lavoro li spingerà al massimo del proprio potenziale.

Prendere coscienza dei punti di forza (tutti noi ne abbiamo) è fondamentale, ma anche l’ambiente riveste un ruolo importante. Circondarsi di persone che conoscono i nostri punti di forza e che credono in noi e nei nostri talenti è il modo migliore per sviluppare un abito mentale forte. Non a caso, dopo aver fatto conoscere agli studenti della Geelong Grammar School i propri punti di forza, la lezione successiva è incentrata sulla costruzione di un “albero genealogico dei punti di forza“: gli studenti vengono invitati ad intervistare i propri familiari alla ricerca dei loro punti di forza, in modo tale da mappare i talenti della propria famiglia.

Prova a rispondere a queste domande:

  • Se dovessi descrivere i tuoi punti di forza, quali sarebbero?
  • E i punti di forza dei tuoi bambini?
  • Riesci a valorizzare questi punti di forza nella vita quotidiana?
  • Le persone che ti circondano conoscono i tuoi punti di forza? Li valorizzano?

Per ciascun punto di forza esistono delle attività che permettono di potenziarlo, allenando i nostri talenti e incrementando la nostra motivazione.
Stiamo lavorando per tradurre e adattare alcuni esercizi validati scientificamente per lavorare sui punti di forza.
A titolo di esempio ti suggeriamo di leggere le linee guida operative che abbiamo proposto per lavorare su uno dei 24 punti di forza esistenti (secondo la classificazione VIA): la perseveranza. Clicca qui per leggere gli esercizi.

UN LIBRO PER VOI: L’ALMANACCO DEL CUORE

Se siete genitori o educatori che amano mettersi in gioco, vi raccomandiamo il nostro Almanacco del Cuore.
Si tratta di un percorso di crescita della durata di 90 giorni: attraverso 90 pensieri illustrati da colorare (accompagnati da un manuale di istruzioni e vari modi d’uso) potrete focalizzarvi su ciò che conta davvero. Questo libro è un vero e proprio eserciziario di coaching creativo per riscoprire la semplicità del benessere.
Per acquistarlo, cliccate sulla copertina qui sotto:

BIBLIOGRAFIA
Martin E. P. Seligman, Flourish: A Visionary New Understanding of Happiness and Well-Being, Atria Books, 2012
https://www.ggs.vic.edu.au/School/Positive-Education/What-is-Positive-Education

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Giornata Mondiale della consapevolezza sull’autismo (2 aprile)

In occasione del 2 aprile, giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo, ti proponiamo due letture scelte. Vogliamo cominciare da un messaggio di consapevolezza. Si tratta di un estratto del comunicato stampa #sfidautismo19, iniziativa per la raccolta di fondi per la ricerca e l’inclusione ad opera della Fondazione Italiana Autismo; si tratta di un messaggio chiaro e diretto per comprendere cos’è l’autismo, quali sono i numeri e le prospettive.

Dalle ultime stime degli Stati Uniti un bambino su 68 soffre di sindrome dello spettro autistico, un dato cresciuto di 10 volte negli ultimi 40 anni. Questa condizione si manifesta entro il terzo anno di età. I farmaci specifici contro questo disturbo non esistono, mentre ve ne sono pochi che danno modesti risultati e soltanto per alcune manifestazioni associate all’autismo. La sindrome dello spettro autistico è caratterizzata da deficit nella interazione, nella comunicazione sociale e da comportamenti ripetitivi e interessi ristretti. All’autismo si aggiungono spesso comportamenti problematici, talvolta intollerabili, quali l’aggressività immotivata verso di sé o verso gli altri. Ad oggi non esiste una cura ma una diagnosi precoce, interventi riabilitativi specifici e un’educazione strutturata possono potenziare le capacità del bambino, ridurre i comportamenti problematici e migliorare la qualità di vita di quanti sono portatori. La ricerca sulle cause e sui meccanismi biologici è partita negli ultimi anni e già si intravedono i primi risultati. In alcuni campi si è vicini a scoperte terapeutiche definitive. La ricerca scientifica ha bisogno di studi che devono essere finanziati con ingenti risorse per giungere a una risoluzione. In Italia disponiamo di scienziati di primo livello che hanno bisogno di essere supportati con proventi necessari di cui le Università non dispongono“.

Il secondo brano è tratto dalla pagina Facebook di Greta Thunberg, la giovane paladina dell’ambiente a cui, come probabilmente saprai, è stata diagnosticata una forma di autismo. Si tratta di parole coraggiose e piene di speranza, che dovrebbero aiutarci a riflettere sulla necessità di superare i muri delle differenze e di costruire un mondo in cui chiunque possa vivere felice, seguendo i propri ideali.

And no, autism (as well as ADHD, ADD, Tourette’s, OCD, ODD etc) is not a “gift”. For most it is an endless fight against schools, workplaces and bullies. But under the right circumstances, given the right adjustments it CAN be a superpower…
Our societies need to change, and we need people who think outside the box and we need to start taking care of each other. And embrace our differences“.

No, l’autismo (così come l’ADHD, l’ADD, la sindrome di Tourette, l’OCD, l’ODD etc.) non è un “dono”. Per molti è una lotta senza fine contro la scuola, il mondo del lavoro e contro il bullismo. Ma nelle giuste circostanze, con gli aggiustamenti opportuni, può diventare un superpotere…
Le nostre società hanno bisogno di cambiare, abbiamo bisogno di persone che pensino fuori dagli schemi e di prenderci cura gli uni degli altri. Abbiamo bisogno di abbracciare le nostre differenze“.

FONTI

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Educhiamo alla gioia, mettendo da parte giudizi e senso di colpa

Le emozioni giocano un ruolo cruciale nell’apprendimento e nella formazione della persona. Ce ne parla Daniela Lucangeli, professoressa ordinaria di Psicologia dello sviluppo presso l’Università di Padova. In questa intervista prova a dare un senso educativo alle scoperte psicologiche e neuropsicologiche relative all’intelligenza emotiva e al ruolo delle emozioni nell’apprendimento.

Professoressa Lucangeli, come si possono descrivere le emozioni?

“Sono stati mentali e fisiologici che agiscono e condizionano le persone. Sono associati a modificazioni psicofisiologiche per stimoli interni – battito cardiaco, salivazione, temperatura, rossore – ed esterni – pensieri, rumori o altro che generano paura o ansia e possono venire perché sono caratteristiche dell’indole delle persone ma possono anche essere state apprese. Quindi fanno parte della memoria, come la lingua che si parla, come gli studi che si fanno a scuola. Il dolore ad esempio nasce per avvertirci di un fattore di rischio, la sofferenza e` invece la memoria del dolore sia a livello psichico che cellulare.
Ma queste emozioni come possono bloccarci? Succede che, a un certo punto, anziché funzionare da circuito di aiuto, le emozioni vanno in cortocircuito disfunzionale. Cioè diventano elementi che non ci consentono di funzionare bene. Avviene quello che noi chiamiamo il cortocircuito emozionale: le emozioni generano una sofferenza tale per cui si entra in un rischio e ci si blocca. Così molti dei disturbi del comportamento e dell’umore nascono da emozioni che generano forte sofferenza non identificata bene dal contesto educativo”.

Quali sono le emozioni peggiori?

“A livello cognitivo la noia. A livello emotivo la colpa e la paura. Parto dalla più facile: la paura. Io provo paura quando il mio cervello percepisce un rischio. Se la paura è tremenda, la colpa ancor di più. Il meccanismo di colpa nasce perché chi giudica attribuisce a chi è giudicato l’unica responsabilità dell’errore. Educare attraverso l’emozione della colpa è molto rischioso perché manda sempre in cortocircuito e se io ricevo un atteggiamento in cui è sempre colpa mia, crescendo farò in modo che sia sempre colpa tua. E quindi gli educatori cosa devono fare? Una via di uscita ce la indica Malka Margalit dell’Accademia delle Scienze che ha trovato delle emozioni antagoniste: alla noia la gioia, l’allegria, il provare che piace fare una cosa. Alla paura si contrappone l’incoraggiamento. Cioè un atteggiamento che riconosce l’errore, ma propone una via d’uscita e ti incoraggia a uscire dall’errore e ad analizzare la situazione. Gli educatori, per aiutare i loro ragazzi, devono lavorare sulla sofferenza, perché alla memoria del dolore bisogna rispondere cambiando l’atteggiamento che lo ha determinato. Dobbiamo applicare quella che è l’alleanza educativa. Dobbiamo aiutare i nostri figli/alunni a togliere gli errori, a non giudicarli, a non determinare loro sofferenze e trovare insieme una strategia migliore per aiutarli. L’errore non e’ un giudizio, e’ una fatica che si toglie insieme a chi e’ li’ per aiutarti: sappiamo tutti che il nemico e’ l’errore, non la maestra, non i genitori”.

Riassumendo, se gli educatori e i genitori riuscissero a essere abbastanza allegri, gioiosi, sorridenti e incoraggianti determinerebbero una “guarigione”? Ma come si fa?

“L’atteggiamento è di riconoscere nell’altro la sacralità del suo mondo, così per un bambino la sua personalità va conosciuta, modificata, non sostituita. Va poi riacquistato il principio del diritto di sbagliare, che non è solo dei nostri figli, ma anche nostro. Imparare a chiedere scusa, un modo per aiutare a liberare dal senso di colpa, e a discernere nel modo giusto. Allearsi – genitori/figli e insegnati/allievi contro l’errore. Promuovere un ottimismo prospettico: noi siamo stati educati all’idea che è difficile modificare le cose che non vanno. Per modificare l’atteggiamento emotivo, non si può far a meno di reimparare le emozioni warm, calde, perché sono le chiavi di accesso all’anima, alla persona viva e profonda”.

FONTI

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Giornata mondiale dell’acqua

Il 22 marzo si festeggia la Giornata mondiale dell’acqua, un’occasione per riflettere su questo bene prezioso, indispensabile per la vita sulla Terra. La giornata mondiale dell’acqua è stata istituita dalle Nazioni Unite per invitare i paesi membri a tutelare l’acqua attraverso azioni pratiche.

Giornata mondiale dell’acqua

Perché l’acqua va tutelata?

L’acqua è indispensabile alla vita sulla Terra: la beviamo, la utilizziamo per la nostra igiene e per l’agricoltura. Senza acqua non potremmo produrre nessuno degli alimenti di cui ci nutriamo. L’acqua adatta al consumo umano è quella dolce. L’uomo e gli animali terrestri non possono bere acqua salata e questa non si può usare nemmeno per l’agricoltura. Meno dell’1% dell’acqua terrestre è acqua dolce. È un bene molto prezioso, che dovremmo tutelare; purtroppo non è – ancora – così. L’uomo inquina i fiumi e le falde acquifere con rifiuti tossici e spreca grandi quantità d’acqua non necessarie.

Risorse didattiche

(Sezione didattica sul ciclo dell’acqua, con tante risorse multimediali per la scuola dell’infanzia e per la scuola primaria)

(Sezione didattica sugli stati dell’acqua, con tante risorse multimediali per la scuola dell’infanzia e per la scuola primaria)

(Antologia poetica dedicata all’acqua, utile per esplorare il legame tra l’uomo e questo elemento attraverso la letteratura)

(Testi in rima più semplici, per i più piccoli)

(Conosciamo davvero l’acqua? Abbiamo raccolto per voi dieci curiosità interessanti su questo elemento)

(Una storia in rima sulla diversità e sull’ortografia della parola acqua)

(Sezione didattica con tante risorse sull’ortografia delle parole derivate da acqua)

LEGGETE ANCHE: Giornata mondiale della PoesiaGiornata mondiale della natura

Tag: giornata dell’acqua, giornata mondiale dell’acqua, schede sull’acqua

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L’acqua non si spreca

In questa sezione potete trovare le nostre schede didattiche per educare al risparmio idrico, una tematica dell’educazione ambientale particolarmente attuale.

Schede didattiche

Educare al risparmio idrico

Di seguito potete trovare un elenco di buone pratiche per educare i bambini al risparmio idrico.

  • Fate la doccia anziché il bagno. Riempendo la vasca il consumo d’acqua è quattro volte superiore rispetto a una doccia.
  • Innaffiate le piante di sera: eviterete che il sole faccia evaporare l’acqua 
  • Accendete la lavatrice solo a pieno carico.
  • Lavate i piatti dentro una bacinella e usate l’acqua corrente solo per risciacquarli.
  • Lavate le verdure dentro una bacinella; l’acqua si può usare per innaffiare le piante.
  • Raccogliete l’acqua che esce dal rubinetto mentre aspettate che diventi calda: potrete riutilizzarla come volete.
  • Applicate un riduttore di flusso ai rubinetti di casa; permettono di miscelare l’acqua che scorre con aria, riducendo del 30% i consumi.

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