C’era una volta un campo di grano. I chicchi, qualche centimetro sotto la terra, si stavano svegliando ed erano pronti a germogliare e a trasformarsi in spighe dorate.
Uno di loro, il piccolo Chiccolino, non voleva diventare una spiga. Tra uno sbadiglio e un altro chiese al suo vicino: “Secondo te perché dobbiamo diventare proprio spighe di grano? Sono tutte dorate, tutte uguali. Io vorrei tanto diventare qualcos’altro, un fiore ad esempio. Ci sono fiori di tutti i colori”. “Un fiore? Ma i fiori non si mangiano, i chicchi di grano sì. È grazie alle spighe se gli uomini possono nutrirsi e sfornare del pane profumato. Tra tutte le piante, siamo quelle più utili”.
Il chicco di grano provò a fare la stessa domanda agli altri chicchi che si stavano svegliando vicino a lui e tutti gli diedero le stesse risposte. Qualcuno, addirittura, lo prese per matto. Una mattina, uno dei chicchi più grossi borbottò: “Un chicco di grano che vorrebbe diventare un fiore, questa è la sciocchezza più grande che io abbia mai sentito. Non dovresti andare in giro dicendo certe stupidaggini”. Mentre diceva così, due merli si posarono sopra di loro e cominciarono a beccare la terra alla ricerca di semi: l’inverno era appena finito e loro erano tremendamente affamati. Uno dei merli afferrò col becco il grosso chicco di grano, mentre l’altro prese Chiccolino, poi volarono verso i loro nidi.
Lungo il tragitto, Chiccolino – che non voleva finire divorato da un merlo – si divincolò finché scivolò dal becco dell’uccellino e cadde su una collina, accanto alla casetta della Primavera. Per fortuna, i semi, anche quando cadono da molti metri di altezza, non si fanno neppure un graffio. Il chicco fu raccolto dal Bruco Mangianoia, che lo trovò tra i fili d’erba e gli domandò curioso: “Da dove vieni? Non ho mai visto un chicco come te in questo prato”.
“Sono un chicco di grano e vengo da un campo molto, molto lontano. Un merlo mi aveva afferrato e voleva divorarmi, ma sono scivolato dal suo becco e sono precipitato fin qui”.
“Ti riporterò a casa” disse il bruco risoluto.
“Veramente” disse tentennando Chiccolino, “non sono sicuro di volerci tornare. Lì ci sono soltanto spighe di grano. So bene che il grano è importante, perché dà da mangiare agli uomini, ma io vorrei vivere tra i fiori, immerso tra mille colori. Anche i colori sono importanti: senza di loro non c’è bellezza e senza bellezza la vita è di una noia mortale”.
Il Bruco Mangianoia decise di portarlo nella casetta sulla collina. Quando furono dentro posò Chiccolino sul tavolino dipinto a fiori che si trovava nel salotto e chiamò la Primavera, a cui spiegò per filo e per segno il desiderio di Chiccolino.
Sentendo le sue parole, la Primavera esclamò: “Ben detto, giovane chicco”. Poi lo prese e lo immerse delicatamente in un bicchiere di legno, colmo di una pozione rosa dolce come il miele.
“Ecco, adesso non devi più preoccuparti: puoi tornare alla tua casa, ma non sarai uguale a prima”.
Il Bruco Mangianoia portò Chiccolino nel campo di grano e lo sotterrò insieme ai suoi fratelli.
Passarono le settimane e i semi divennero piante, ma Chiccolino non era come gli altri: si era trasformato in un papavero. A maggio, il suo fiore sbocciò tra le spighe: era meraviglioso.
“Che bello averti di nuovo tra noi” dissero le altre spighe. “Avevi ragione: a questo campo mancava un po’ di colore, ma adesso abbiamo anche quello”.
Da allora ogni campo ha i suoi papaveri, che incantano il cuore degli uomini con la loro bellezza.
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Andate in un prato ricco di erbe selvatiche spontanee, portando con voi il cucchiaio e il vasetto di vetro. Il periodo migliore per provare questo esperimento è la primavera, dopo una pioggerella.
Scavate con il cucchiaio e riempite il vasetto di terra fino a metà dell’altezza.
Mettete il vasetto su un davanzale o in un’altra posizione luminosa.
Assicuratevi che il vasetto sia sempre umido: se la terra è secca, innaffiatela con qualche cucchiaio di acqua.
Entro due settimane, vedrete dei germogli fare capolino dalla terra: sono i semi delle erbe spontanee che avete raccolto insieme alla terra.
Osservazioni: Le erbe spontanee producono tantissimi semi, che cadono sul suolo dei prati. In natura esistono migliaia di specie diverse di erbe spontanee. Se provate a ripetere questo esperimento raccogliendo la terra da aree diverse, scoprirete che anche le erbe che germineranno saranno diverse tra loro.
STUDIAMO LA DIVERSITÀ
Occorrente:
Fogli di carta bianca
Lapis e matite colorate
Istruzioni:
Scegliete un’area naturale da analizzare: può essere il giardino di casa, della scuola, il parco cittadino o il bosco.
Delimitate una piccola area quadrata da studiare. Potete aiutarvi con delle strisce di stoffa bianca, con dei bastoncini o con una cornice di cartone costruita appositamente.
Quante specie vegetali diverse riuscite a vedere?
Provate a disegnarle tutte sul foglio di carta, evidenziando le differenze nella forma, nei colori e nei fiori.
Osservazioni: La biodiversità è fondamentale per la vita. In un prato decorativo si trovano poche specie vegetali, mentre in un prato naturale ce ne sono decine.
LA CORSA VERSO LA LUCE
Occorrente:
Una scatola da scarpe
Un vasetto di terracotta
Terra
Semi
Forbici, coltello o cutter
Istruzioni:
Prima di cominciare riempite il vasetto di terracotta con la terra, seminate il seme e innaffiate.
Aspettate che il seme germogli.
Con le forbici, il coltello o il cutter praticate un foro su uno dei lati lunghi della scatola di cartone.
Disponete la scatola in verticale su un davanzale o in un’altra posizione luminosa.
Sul fondo della scatola, collocate il vasetto con la pianta appena germogliata.
Chiudete la scatola.
A intervalli regolari di 2/3 giorni, aprite la scatola per controllare la terra nel vasetto: se è secca, innaffiatela.
Dopo due o tre settimane aprite la scatola e analizzate la piantina: in che direzione è cresciuta?
Osservazioni: Le piante hanno bisogno di luce per crescere; in presenza di luce le loro foglie effettuano la fotosintesi clorofilliana, che permette di trasformare la linfa in nutrimento. L’ambiente all’interno della scatola è buio: l’unica fonte di luce è il foro praticato sul lato. La piantina, crescendo, si dirigerà verso il fascio di luce che entra dal foro.
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C’era una volta un paese che si chiamava Arcobalenia.
Lì vivevano tanti arcobaleni, ognuno nella sua casetta fatta di nuvole.
In una di queste casette abitava Colorino, un piccolo arcobaleno curioso e vivace, sempre alla ricerca di nuove avventure.
Una volta era volato fino a raggiungere lo Stregone dei Lampi e si era fatto rivelare i segreti del temporale.
Un’altra volta era saltato in groppa ad un nuvolcorno e aveva raggiunto le stelle nello spazio aperto.
Insomma: Colorino non stava mai fermo!
I suoi genitori lo osservavano preoccupati.
“Colorino, non allontanarti troppo, resta qui a giocare. Prima o poi ti metterai nei guai ”.
Ma lui non li ascoltava mai.
Un giorno, Colorino decise di andare a far visita alla fata Pioggerella che stava organizzando le nuvolette di marzo, un mese davvero pazzerello, un giorno brutto ed uno bello.
Colorino chiamò il suo nuvolcorno per raggiungere più in fretta la casetta della fata, che era dall’altra parte del cielo.
Ad un certo punto però, mentre si aggirava tra le nuvole, sentì qualcuno che singhiozzava.
Si avvicinò e si accorse che davanti a lui c’era una piccola arcobalenina, tutta grigia.
“Ciao. Che fine hanno fatto i tuoi colori?” le chiese Colorino.
“Non lo so! Una mattina mi sono svegliata tutta grigia, non so proprio cosa sia successo”.
Colorino non ci pensò due volte e decise di aiutare la sua nuova amica.
“Non preoccuparti, ti donerò tre dei miei colori, così non sarai più triste!”
Prese l’azzurro, l’indaco e l’arancione e li regalò alla piccola arcobalenina: “Non è molto, ma è tutto quello che posso darti”.
Lei lo guardò con gli occhi lucidi per la felicità e indossó i colori che aveva ricevuto in dono da Colorino: era bellissima!
“E tu come farai? Ti sono rimasti solo quattro colori!” disse preoccupata a Colorino.
“Non preoccuparti per me” rispose lui.
“Ho tre colori in meno, ma ho trovato una nuova amica! Chi può essere più felice di me?”.
Colorino abbracciò l’arcobalenina e da quel giorno i due divennero inseparabili. decisero che insieme avrebbero risolto il mistero degli arcobaleni tutti grigi e avrebbero riportato tutti i colori in ogni angolo di Arcobalenia.
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Scoprite tanti giochi sensoriali per bambini in questa raccolta.
Giochi sensoriali
IL GIOCO DEGLI AROMI Età: 4+ anni Giocatori: da 1 a 4 Materiali: 6 o più erbe aromatiche diverse, una benda per ciascun giocatore Dove si gioca: su un tavolo, all’interno o all’esterno di casa
Raccogliete alcuni mazzetti di erbe aromatiche profumate, facendo attenzione a non mescolarle tra loro.
Lasciate essiccare le erbe all’aria aperta (ma senza esporle alla luce diretta del Sole) per un giorno, facendo attenzione a non mescolarle.
Lavate e asciugate bene un vasetto di vetro (quelli della marmellata sono perfetti) per ciascun mazzetto: in ogni vaso dovrete mettere un’erba diversa. Per esaltare l’aroma potete sminuzzare le foglie essiccate eliminando il gambo.
Prima di cominciare il gioco, assicuratevi che i bambini conoscano i nomi delle erbe aromatiche. Osservate insieme ciascuna erba e fategliele annusare.
Bendate i giocatori.
Fate annusare a ciascun giocatore un barattolo e chiedetegli di indovinare l’erba aromatica che contiene. Quando avrà dato la sua risposta, passate ad un altro barattolo fino ad esaurirli. Annotate le risposte di ogni giocatore su un foglietto.
Quando tutti i giocatori avranno concluso il gioco, potrete togliere le bende e conteggiare i punti: ogni aroma indovinato vale 1 punto.
Non buttate le erbe aromatiche che avete utilizzato per il gioco: potrete utilizzarle per insaporire qualche manicaretto preparato in casa!
Obiettivo: questo gioco è un gioco di memoria olfattiva (i bambini imparano a conoscere alcuni aromi, che poi dovranno riconoscere utilizzando esclusivamente il senso dell’olfatto). Inoltre, attraverso il gioco faremo conoscere ai più piccoli le erbe aromatiche, protagoniste della cucina mediterranea che si possono coltivare con facilità anche su un balcone o su un davanzale.
Età: 4+ anni Giocatori: da 1 a 4 Materiali: oggetti naturali (ramoscelli, foglie, sassi, fiori, bacche e frutti), una benda per ciascun giocatore Dove si gioca: su un tavolo e sul pavimento, all’interno o all’esterno di casa
Prima di cominciare, si benda ciascun giocatore.
Su un tavolo, disponete in sequenza gli oggetti naturali che utilizzerete per il gioco. Più oggetti avete, più il gioco sarà divertente.
A turno, i giocatori dovranno toccare gli oggetti (seguendo l’ordine) e indovinare di cosa si tratta.
Quando un giocatore finisce la sequenza, prima di far cominciare il giocatore successivo, vi consigliamo di modificare l’ordine degli oggetti.
Quando un giocatore finisce la sequenza, ottiene 1 punto per ogni oggetto che ha indovinato.
Nella seconda parte del gioco, i giocatori – sempre bendati – dovranno togliere le scarpe e le calze e riconoscere gli oggetti disposti sul pavimento toccandoli con i piedi.
Obiettivo: questo gioco lavora sul senso del tatto, un senso particolarmente sottosviluppato nelle nostre società, allenando la capacità di discriminare le diverse sensazioni tattili.
Età: 4+ anni Giocatori: 1 o 2 Materiali: oggetti naturali a coppie (ramoscelli, foglie, sassi, fiori, bacche e frutti), una benda per ciascun giocatore, un sacchetto o un cestino Dove si gioca: su un tavolo
Prima di cominciare, si benda ciascun giocatore.
Sul tavolo, disponete tutti gli oggetti naturali. Dovrà esserci una coppia per ciascun oggetto.
Si gioca uno per volta. Il giocatore di turno dovrà toccare gli oggetti, trovarne due identici e metterli nel sacchetto o nel cestino.
Se ha individuato una coppia, ottiene 1 punto, mentre se ha preso due oggetti diversi non ottiene alcun punto.
Quando il primo giocatore avrà esaurito gli oggetti sul tavolo, sarà il turno del secondo giocatore.
Età: 4+ anni Giocatori: da 1 a 3 Materiali: piccoli oggetti naturali a coppie (ramoscelli, foglie, sassi, fiori, bacche e frutti), un bicchiere opaco o una ciotola per ciascun oggetto. Ideali i bicchieri di carta Dove si gioca: su un tavolo
Disponete tutti gli oggetti sul tavolo, poi copriteli con i bicchieri. È fondamentale che i bicchieri o le ciotole che utilizzerete non siano trasparenti: non si deve vedere l’oggetto nascosto al di sotto!
Mescolate i bicchieri facendo chiudere gli occhi a tutti i giocatori: in questo modo non ricorderanno la posizione degli oggetti.
A turno, ciascun giocatore dovrà sollevare due bicchieri cercando di trovare una coppia di oggetti.
Se il giocatore di turno scopre due oggetti uguali, ottiene 1 punto e può fare un altro tentativo.
Se il giocatore di turno scopre due oggetti diversi, copriteli di nuovo e passate il turno a un altro giocatore.
Quando viene scoperta una coppia, togliete dal tavolo i due oggetti e i due bicchieri corrispondenti.
Quando tutte le coppie saranno state scoperte, vincerà il giocatore che avrà totalizzato il maggior numero di punti.
IL GIOCO DEI TRAVASI Proporre ai bambini di 24- 36 mesi giochi con l’acqua è sempre una carta vincente. L’importante è che ci sia la presenza silenziosa dell’adulto e che gli strumenti messi a disposizione siano sicuri. Ecco uno dei travasi più semplici, ma più stimolanti per i bambini: quello con la spugna Quello che serve è molto poco: due ciotole e una spugna, poggiate su un vassoio, su di un tavolino a misura di bambino, dove egli può sedersi e cimentarsi in questa interessante attività di spremere e manipolare acqua e spugna. Altra attività è quella che insegna a versare l’acqua, attraverso l’uso di una piccola brocca, come in questa immagine. Il bambino impara, così, a dosare la sua forza, a sperimentare la leggerezza e la pesantezza dei materiali e a prestare attenzione.
PICCOLI GIARDINIERI Un’altra attività che piace molto ai bambini è quella di annaffiare! Proprio per questo, per spazi grandi o piccoli, attraverso facili accorgimenti si può dare al bambino questa opportunità e fargliela vivere come il suo primo compito importante, prendendosi cura delle sue piante o del terreno. Occorre solo un piccolo innaffiatoio e uno spazio dedicato, in modo che il bambino sappia che quello è l’angolo per annaffiare e non porti l’acqua ovunque! Quando le regole vengono verbalizzate e spiegate, anche se molte mamme pensano che i bambini siano troppo piccoli per capire, vengono assorbite e attraverso il nostro esempio vengono immagazzinate e, dopo le prime volte, vedrete come anche i bambini più piccoli sapranno che c’è uno spazio per alcune cose.
IL GIOCO DELLA PESCA Un’altra divertente attività, che suscita sempre interesse e allo stesso tempo affina la manualità, è quella del pescare. Anche qui, non serve molto e con poco ( e variando spesso) si possono creare giochi molto divertenti. Occorre una pentola o due contenitori, uno pieno d’acqua in cui vengono messi oggetti vari ( una volta possono essere conchiglie, una volta pesciolini galleggianti oppure sassi o palline) e un colino che aiuti il bambino a prendere gli oggetti e trasportarli fuori dall’acqua. Vedrete che, dopo il vostro esempio, il bambino apprenderà l’uso di questo oggetto e si divertirà ad impegnarsi per riuscire in questo intento! Si può variare questo gioco mettendo due ciotole uguali, e un contagocce in modo che il bambino affini ancora di più la motricità e attraverso il gioco, sperimenta misure, quantità e oggetti.
L’ENIGMA DEL SUONO Tipologia: competitivo, gioco sensoriale Materiali: bende per i giocatori, un cucchiaio di legno, vari oggetti di uso comune (pentole, barattoli, posate, etc.) Giocatori: 4-8 Età: 4-10 anni Ruoli: animatore (adulto), direttore d’orchestra, sfidanti Regole:
Tutti gli sfidanti vengono bendati e disposti di fronte al direttore d’orchestra;
Il direttore d’orchestra prende il cucchiaio di legno; l’animatore posiziona tutti gli oggetti di gioco di tra il direttore e i partecipanti, in modo che il direttore d’orchestra possa percuoterli con il cucchiaio di legno
Al via, il direttore comincia a “suonare” uno degli oggetti; gli sfidanti devono riconoscere di che oggetto si tratta (naturalmente, prima dell’inizio della partita, nessuno tra i partecipanti deve vedere quali oggetti verranno utilizzati);
Se un giocatore pensa di aver indovinato l’oggetto, dovrà alzare la mano e l’animatore gli darà una possibilità per indovinare;
Dopo qualche minuto di gioco, è possibile cambiare il direttore d’orchestra e continuare a giocare.
Questo semplice gioco sensoriale, insieme al direttore d’orchestra costituisce una delle attività più semplici di riconoscimento dei suoni sotto forma ludica; si tratta di un avvicinamento alla musica e alla musicalità molto importante per i bambini, che in questo modo avranno occasione di concentrarsi su suoni diversi da quelli mainstream proposti dalla società (sigle e colonne sonore di film e film d’animazione, ritornelli dei videogiochi e delle pubblicità, etc.). Può essere inserito a pieno titolo tra i giochi musicali. Perché questo gioco riesca al meglio, l’animatore dovrà essere abile a scandire i tempi, le pause e le interazioni, evitando che i partecipanti possano perdere l’attenzione e al tempo stesso che il passaggio da un oggetto all’altro sia troppo frenetico. Con l’aumentare dell’età dei partecipanti, inoltre, si potranno introdurre un maggior numero di oggetti, rendendo il riconoscimento via via più difficile. È buona cosa che l’animatore, prima di proporre il gioco, verifichi e sperimenti in prima persona il suono dei vari oggetti, per capire se è possibile distinguerli oppure no.
CACCIA Al TESORO NATURALE Età: 4+ anni Giocatori: da 1 a 4 Materiale: non occorrono materiali particolari Dove si gioca: in una radura o in un bosco
Al VIA, i giocatori cominciano a cercare nel bosco o nella radura in cui si gioca tutti i materiali naturali che riescono a trovare. I giocatori hanno 15 minuti per completare la loro ricerca.
I giocatori ottengono 1 punto per ogni materiale che riescono a trovare.
La regola fondamentale è: “Nessun materiale può essere strappato alla natura. Vengono conteggiati solo gli oggetti raccolti per terra”.
Obiettivo: Questo gioco ha l’obiettivo di far riscoprire la bellezza nelle piccole cose che la natura ci dona. Varianti: Questo gioco si può proporre sia in forma individuale che formando due squadre.
LA CASA DELLE FATE
Età: 4+ anni Giocatori: 1 o 2 Materiale: fogli di carta in formato A4, materiali naturali, colla vinilica Dove si gioca: in una radura o in un bosco, oppure a casa dopo aver raccolto i materiali naturali durante una passeggiata
Sul foglio di carta si disegna la sagoma di una casetta: sarà la casetta delle fate!
Adesso i giocatori dovranno costruire la casetta vera e propria, riempendola con i materiali naturali. Ad esempio si potrebbero usare dei fiori per il tetto, delle foglie per il pavimento e dei piccoli ramoscelli o dei fili d’erba per i muri.
Provate e riprovate finché non troverete una combinazione che vi soddisfa: a quel punto potrete fissare i materiali naturali al foglio utilizzando la colla vinilica.
Obiettivo: Sperimentare una forma d’arte diversa dal classico “matite, tempere e pennarelli”, abituare l’occhio e la mente a riconoscere i diversi materiali naturali e a trovare armonia in essi.
BARCHETTE DI NOCE Età: 4+ anni Giocatori: 1 o più Materiale: noci con il guscio, stuzzicadenti o fiammiferi, cera fusa o plastilina, foglie o strisce di stoffa Dove si gioca: ovunque ci sia uno specchio d’acqua (si può giocare anche nella vasca da bagno)
Aprite la noce con l’aiuto di un adulto e prendete una metà del guscio.
Con la cera fusa o la plastilina, fissate sul fondo del guscio lo stuzzicadenti (dopo averlo privato delle punte) o il fiammifero: diventerà l’albero della barchetta.
Quando l’albero sarà ben fissato, infilate una foglia o una striscia di stoffa delle giuste dimensioni all’albero: sarà la vela della barchetta.
Infine, appoggiate delicatamente in acqua la barchetta e provate a farla navigare soffiando delicatamente sul retro della vela.
Obiettivo: Scoprire che piccoli artefatti tecnologici si possono realizzare in modo semplice e divertente anche a casa, ricorrendo al fai da te e ai materiali naturali.
SCOPRITE TANTI ALTRI GIOCHI TRADIZIONALI:
Volete riscoprire i giochi tradizionali dei cinque continenti? Leggete i libri della collana “Parole e giochi dal mondo”, che curiamo per ITL-Libri: ogni volume contiene una selezione di giochi da tanti paesi diversi.
Tag: giochi sensoriali, giochi sensoriali bambini, giochi sensoriali per bambini
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C’era una volta un giardiniere, che lavorava nel giardino dell’imperatrice ed era considerato uno dei più abili del regno. Un giorno, durante una passeggiata nel bosco, il giardiniere incontrò una fata che gli donò un piccolo bulbo dicendogli: “Da questo bulbo nascerà la regina di tutti i fiori; nessun altro fiore potrò superarla in bellezza. Però, dovrai prendertene cura con pazienza”. Il giardiniere ringraziò la fata e prese il bulbo che gli era stato donato e lo sotterrò nel giardino della sua casa e raccontò a tutti che aveva ricevuto in dono il fiore più bello del mondo.
Dal bulbo crebbe una piantina minuta, con qualche foglia verde e nessun fiore; il giardiniere se ne prese una gran cura, ma la pianta non produsse nemmeno una gemma. Tutti quelli che passavano davanti al suo giardino gli chiedevano: “Dov’è il fiore più bello del mondo?” e il giardiniere, chinando il capo, indicava la pianticella.
“Crescerà, crescerà!” rispondeva ai passanti con aria rassegnata.
Presto gli abitanti del paese cominciarono a ridere del giardiniere e della sua pianta che non cresceva. I più maligni cominciarono a dire: “Magari non è un giardiniere così bravo come si dice. Altrimenti troverebbe il modo di far crescere quella pianta”.
Il giardiniere dapprima si arrabbiò con se stesso per aver raccontato a tutti di quella pianta, poi si arrabbiò con la pianta che non cresceva e non fioriva, infine si stancò e una notte la dissotterrò e la sostituì con un bel rosaio che aveva appena acquistato. Stava per bruciare la piantina insieme alle erbacce ma si fermò, perché era pur sempre il dono di una fata; il giorno dopo regalò la piantina al suo apprendista, senza dire una parola sulla sua provenienza.
L’apprendista sistemò la pianta nel suo piccolo giardino, sul retro di casa, e si prese cura di lei, giorno dopo giorno. Passarono i mesi, poi gli anni e quella piantina cresceva di pochi centimetri ogni anno e non accennava a fiorire; ciononostante, il ragazzo non gettò la spugna e continuò ad annaffiarla e a strappare le erbacce intorno a lei.
Dopo un inverno particolarmente freddo, quando la neve si sciolse, l’apprendista giardiniere vide la pianta piena di boccioli e quando il sole la riscaldò, i boccioli si aprirono rivelando i fiori più grandi e più eleganti che il ragazzo avesse mai visto. Quella pianta era la peonia e non c’erano fiori belli come i suoi nei giardini dell’imperatrice, né in nessun altro giardino del regno. La peonia crebbe diventando alta e folta e fiorì in quell’umile giardino per altri cento anni, divenendo ogni volta più bella.
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C’erano una volta tre stelline sorelle. Erano molto più piccole delle altre stelle, così piccole che un giorno una tempesta le portò via e le fece cadere sulla Terra. Le stelline provarono ad alzarsi in volo per tornare alla loro casa nel cielo, ma i loro sforzi furono vani: erano troppo piccole e troppo deboli. La più grande delle tre disse: “È inutile tentare di tornare a casa; non riusciremo mai. Resteremo qui per sempre”. La tristezza che aveva nel cuore si trasformò in sconforto e lo sconforto la avvolse come una coperta, trasformandola in un sasso. Gli uomini la trovarono e la usarono per costruire un muro di pietre. La stella di mezzo disse: “È tutta colpa della tempesta! Senza di lei saremmo ancora al nostro posto nel cielo. Io mi vendicherò: cercherò quell’orribile tempesta spaziale ovunque si sia nascosta e non mi fermerò finché non l’avrò distrutta per sempre”. La rabbia che aveva nel cuore si trasformò in odio e l’odio cominciò a scaldarla, tanto che la stella si trasformò in una palla di fuoco. Gli uomini la trovarono e la imprigionarono per cucinare e per scaldarsi. La stella più piccola disse: “Non tornerò a casa, ma questo posto non è male: ci sono verdi pascoli, foreste e oceani immensi. Mi abituerò presto a vivere qui”. La speranza e la gratitudine che aveva nel cuore si trasformarono in un germoglio e quel germoglio crebbe, trasformando la stella in una pianta. Era una pianta di gelsomino e presto i suoi boccioli si schiusero, rivelando dei bellissimi fiori bianchi, profumati e simili a stelle. Gli uomini la trovarono e rimasero così meravigliati dalla sua bellezza che la donarono al loro re, perché la piantasse nel suo giardino, sotto il cielo stellato.
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PER EDUCARE CON LE FAVOLE:
Per aiutare i più piccoli a riconoscere le emozioni e a coltivare le buone pratiche che ci fanno stare meglio abbiamo scritto la raccolta di racconti “Cuorfolletto e i suoi amici”.
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